Formia / Il Tar condanna il Comune e riabilita gli impianti di miticoltura nelle acque del Golfo

Cronaca Formia Gaeta

FORMIA – Gli impianti di miticoltura, quelli specializzati nella coltivazione delle cozze, possono continuare ad operare davanti la spiaggia formiana di Vindicio. Lo ha deciso la prima sezione del Tar del Lazio che, accogliendo un ricorso di una cooperativa e di un consorzio di Gaeta, ha annullato un’ordinanza del comune di Formia del 19 dicembre 2022 che disponeva la rimozione di alcuni impianti esistenti da anni nello specchio acqueo antistante il litorale di ponente della città e intimava il pagamento di oltre 10mila euro quale indennità per la presunta occupazione di un tratto di mare. I giudici amministrativi hanno assunto una decisione per certi versi storica: hanno, su istanza degli legali degli allevatori dei molluschi, gli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Jessica Quatrale, legittimato il contenuto della delibera di Giunta regionale numero 718 del 14 novembre 2023 che, proposta dall’assessora all’ambiente Elena Palazzo, ha “differenziato” l’applicazione, dopo 13 anni, della legge, la numero 116 del 2010, che istituiva l’area sensibile nel Golfo di Gaeta.

Il provvedimento della Giunta Rocca ha confermato la delocalizzazione, lo spostamento all’esterno di Punta Stendardo degli impianti di acquacoltura, quelli adibiti all’allevamento delle spigole e delle orate, e ha previsto la permanenza nelle acque all’interno del Golfo di quelli di molluschicoltura e di miticoltura. Il motivo? Queste attività economiche, alla luce di “plurime analisi e campionamenti svolti”, sono compatibili sul piano ambientale. Anzi contribuiscono al miglioramento dello stato dei corpi idrici marino-costieri perseguendo contestualmente l’obiettivo della protezione ambientale del Golfo. Nelle 12 pagine dela sentenza il Tar – presidente Riccardo Savoia, consiglieri Francesca Romano ed Emanuela Traina – hanno di fatto ripercorso la querelle della discussa compatibilità di questi impianti (per lo più gestiti da operatori economici di Gaeta) tracciando, per certi versi, anche la loro storia gestionale. Sino agli inizi dell’anno 2000 soprattutto quelli per l’allevamento delle cozze erano collocati a 200 metri dalla costa ma, in considerazione dei successivi lavori di ampliamento del porto commerciale di Gaeta, furono spostati ad un chilometro dalla costa e questo procedimento si concluse solo nel 2009 con il rilascio da parte della Regione, a favore di ciascun operatore, delle rispettive concession demaniali maritime adeguate alla nuova collocazione.

Che doveva essere temporanea secondo quanto prescrisse la delibera di Giunta regionale numero 116 del 19 febbraio che, recependo le finalità della direttiva Cee numero 91 del 1991 e del decreto legislativo numero 152/2006, disponeva la delocalizzazione anche degli impianti di miticoltura ma dopo che la stessa Regine aveva individuato i siti alternativi “di concerto con gli enti locali interessati”. Il Tar del Lazio nella sentenza depositata il 3 maggio a favore della cooperativa e del Consorzio di Gaeta prende atto come “questo provvedimento non sia stato mai intrapreso” specificando come la stessa Regione Lazio abbia emesso una raffica di proroga per gli impianti di allevamento delle cozze che di quelli (decisamente più inquinanti) dei pesci, dele spigole e delle orate. Nella discussione del ricorso al Tar gli avvocati Zaza D’Aulisio e Quatrale sono stati chiari s un altro punto. La legge istitutiva dell’area sensibile nel Golfo di Gaeta non è stata mai applicata ma, a prescindere, le sue previsioni (“le disposizioni e i divieti” ) non avrebbero mai potuto riguardare l’attività degli impianti di allevamento delle cozze. A far pendere l’ago della bilancia a favore dei privati sono stati la Regione (che, contrariamente ai Ministeri dell’ambiente e dei trasporti, non si è costituita) e, per certi versi, anche il comune di Formia. Inizialmente si era costituita con la dottoressa Sabrina Agresti, dell’avvocatura interna, ma il 24 marzo comunicava al Tar la rinuncia al mandato perché dimissionaria dall’incarico dal 16 maggio 2023. Correttamente l’avvocato Agresti il 22 giugno dello scorso “dichiarava la propria disponibilità a proseguire nel patrocinio dei giudizi – si legge nella sentenza firmata dal presidente Savoia – ma senza ottenere alcun riscontro”.

Se quest’ulteriore vicenda conferma la più completa anarchia in cui opera da mesi quella che un tempo l’apprezzata avvocatura del comune di Formia, a rincarare la dose si è aggiunto l’ex sindaco e ora consigliere comunale di opposizione “Un’Altra città-Movimento Cinque Stelle “ Paola Villa prende atto come il Tar sul futuro degli impianti di miticoltura abbia dovuto prendere atto delle nuove disposizioni contenute nella delibera di giunta regionale numero 18 del 14 novembre 2023 “che, modificando il contenuto della delibera istitutiva dell’area sensibile, ha escluso la sua applicazione sugli allevamenti delle cozze e ha modificato totalmente il destino del nostro Golfo. Questa sentenza mette una pietra tombale sulla possibilità che il nostro Golfo possa vedere libere le centinaia di metri quadrati di acque occupate dai filari di mitili.  Neanche un mese fa – attacca la professoressa Villa – l’assessore Palazzo, insieme a tanti altri politici, ministri, sottosegretari, imprenditori e associazioni di categoria sfilavano a Villa Irlanda parlando di ‘Blue Economy’, affollando il solito evento di facciata, che ‘muove’ l’economia, ma non certo quella di questo golfo”.

“Chiediamo al Comune di Formia: si dovrà continuare a costituirsi come parte civile nei processi come quello “retini alla deriva” del 2019?  Verranno regolamentati seriamente questi allevamenti? Conoscendone realmente tutte le caratteristiche di concessione e rendendole pubbliche? Nel frattempo questa sentenza fa storia e sancisce definitivamente che i retini, le boe, le cassette di polistirolo e tutto quanto riguardi gli allevamenti di cozze fanno e continueranno a far parte del golfo di Gaeta e della nostra vita!” – ha concluso l’ex sindaco Villa.