Gaeta / Vendita ex-piazzale della stazione ferroviaria: tutti e tredici gli indagati rinviati a giudizio

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GAETA – Lottizzazione abusiva, turbata libertà d’incanto e abuso d’ufficio. Con queste ipotesi di reato dovranno affrontare un processo, che inizierà il 19 marzo 20234 davanti il terzo collegio penale del Tribunale di Cassino presieduto dal dottor Claudio Marcopido, le tredici persone che hanno avuto a che fare, direttamente ed indirettamente, con la vendita del piazzale dell’ex stazione ferroviaria ad una società immobiliare di recente costituzione da parte dell’ex Consorzio industriale del sud Pontino con l’avallo del comune di Gaeta. A decidere il rinvio a giudizio è stato il Gup Massimo Lo Mastro che, accogliendo una specifica richiesta del sostituto procuratore Eugenio Rubolino, ha messo sott’accusa l’operato della Giunta municipale di Gaeta in carica dal 2018, di alcuni tecnici comunali e dei vertici dell’ex Consorzio industriale del sud pontino per favorire l’acquisto e strategico piazzale a favore della “Cavour Immobiliare”. A provare a far cambiare idea al dottor Lo Mastro sono stati i legali (gli avvocati Lattanzi, Gianichedda e Miele) degli ultimi indagati, l’ex presidente e l’ex direttore tecnico del Consind, Salvatore Forte e Giampaolo Scalesse ma non c’è stato verso.

Dopo una camera di consiglio durata due ore, il Gup del Tribunale di piazza Labriola ha ritenuto opportuno che per chiarire eventuali responsabilità sulla vendita misteriosa del piazzale dell’ex stazione ferroviaria ci sarà bisogno di un processo che per respingere lo spettro della prescrizione per alcuni dei capi d’imputazione dovrà essere sufficientemente veloce. A chiedere il rinvio a giudizio sono stati nel corso del tempo i Pm Chiara D’Orefice, Alfredo Mattei e Beatrice Siravo nei confronti dell’ex presidente del Consorzio Industriale del sud Pontino e vice presidente uscente di quello laziale Salvatore Forte (Forza Italia), i membri del consiglio d’amministrazione in carica tra il 29 giugno 2018 ed il 15 gennaio 2020 – Antimo Merenna e Vincenzo Zottola- , l’ex direttore tecnico dello stesso Consind Gianpaolo Scalesse, i componenti della Giunta municipale di Gaeta in carica nell’estate 2019 (l’ex sindaco Cosimino Mitrano, dallo scorso febbraio consigliere regionale di Forza Italia e presidente della commissione Lavori Pubblici alla Pisana, e gli assessori Angelo Magliozzi, Linda Morini, Alessandro Martone, Lucia Maltempo, Felice D’Argenzio), l’attuale dirigente del settore “Riqualificazione Urbana” del comune di Gaeta Stefania Della Notte, il legale rappresentare Edoardo Pansini della società acquirente “Immobiliare Cavour” del parcheggio e la moglie Fabrizia Conte.

Secondo i pm inquirenti il Consorzio industriale del Sud Pontino avrebbe utilizzato “mezzi fraudolenti” tra il 29 giugno 2018 (data di pubblicazione dell’avviso di vendita) ed il 15 gennaio 2020 (giorno in cui fu stipulato il contratto definitivo di compravendita) per alienare alla neonata società “Immobiliare Cavour srl” il piazzale della stazione della ferroviaria di Gaeta. L’ex presidente Salvatore Forte e i membri del Consiglio d’amministrazione dello stesso Consind (l’ex presidente della Camera di Commercio di Latina Enzo Zottola e Antimo Merenna), il direttore tecnico dello stesso Consorzio Giampaolo Scalesse , il titolare della “Immobiliare Cavour” Edoardo Pansini e la moglie Fabrizia Conte avrebbero turbato, condizionandola per centrare l’obiettivo, la gara d’appalto pubblicata dal Consind il 29 giugno 2018.

Furono messi in vendita inizialmente tre fabbricati di proprietà dell’ente consortile, di 103 metri quadrati, di 3 e 5 vani. Il prezzo d’asta fissato in partenza fu di 408mila euro con termine per la presentazione delle domande fissato per il 13 luglio 2018. Qualcosa per la Procura va chiarito ora nel processo in ordine a quanto successe il 15 gennaio 2020. In sede di redazione dell’atto di compravendita vennero inserite “non solo le consistenze immobiliari insistenti nella particella 3184 del foglio 25 ma tutta l’area ad essa circostante costituita da tutti i terreni ad esso adiacenti per un’estensione di 2737 metri quadrati”.

Nella richiesta di rinvio a giudizio emerge come il Consorzio industriale – vuoi per il periodo estivo di cinque anni fa – abbia dato “una limitata pubblicità all’atto di alienazione” in violazione alle direttive impartite dall’Autorità nazionale anti corruzione secondo le quali la licitazione pubblica andava pubblicizzata sulla pagina web del sito del Cosind e “su almeno due quotidiani a maggiore diffusione locale”. Insomma di questa vendita da parte del Consorzio non lo sapeva nessuno…tranne che la società interessata. L’unica offerta presentata fu soltanto della signora Conte che, solo il 7 settembre 2018 (e quindi in una data successiva alla scadenza della presentazione delle offerte fissata al 13 luglio dello stesso anno) costituiva con il marito Edoardo Pansini la società “Immobiliare Cavour”. Quest’ultima, che aveva la sede presso uno studio legale nella centralissima via Piave a Gaeta, si aggiudicò la gara con un’offerta di 409mila euro, soltanto mille euro in rispetto alla già economica base d’asta del Consorzio industriale.

Il secondo capo d’imputazione a causa del quale il Gup Lo Mastro ha disposto il rinvio a giudizio riguarda i componenti della Giunta municipale di Gaeta in carica il 2 agosto 2019. Furono il sindaco dell’epoca Mitrano e gli assessori Angelo Magliozzi, Felice D’Argenzio, Lucia Maltempo e Teodolinda Morini (la penultima si è dimessa dalla Giunta un mese, l’ultima è in carica nella Giunta del sindaco Cristian Leccese di cui è “vice” e delegata all’urbanistica). Sono stati rinviati a giudizio con l’ipotesi di reato di concorso in abuso d’ufficio insieme alla dirigente del Settore Riqualificazione urbana del Comune Stefania Della Notte.

La loro accusa è di aver approntato e approvato la delibera di Giunta numero 171 del 2 agosto 2019 che dichiarava immediatamente eseguibile una variante al Prg del comune di Gaeta. Produsse un effetto immediato: l’ex piazzale della stazione veniva trasformato da zona “S” (servizi scolastici e erroviari) alla più remunerativa “P”: parcheggi. Per la Procura quella delibera permise il recupero degli standard urbanistici e soprattutto l’aumento della capacità edificatoria per la superfice di terreno ricadente in zona B1 ed identificata nel catasto nella particella 1379. Ma quale sarebbe stata la colpa del sindaco e degli assessori in carica quattro anni fa? Se il comune di Gaeta era stato (o almeno) tenuto all’oscuro di questa alienazione, la Giunta in carica nel 2019 avrebbe procurato al Consorzio Industriale del Sud pontino – avente peraltro la stessa guida politica, di Forza Italia – e alla neonata società “Immobiliare Cavour” un ingiusto vantaggio patrimoniale costituito – come detto – da “un considerevole aumento del valore commerciale dell’area…nelle more del procedimento di definizione dell’operazione di vendita del sito”.

Per il terzo ed ultimo capo d’imputazione è stato disposto il processo nei confronti dell’ex presidente consortile Forte, i due ex membri del Cda Antimo Merenna e (l’ex presidente della Camera di Commercio di Latina) Vincenzo Zottola nonché l’ex direttore tecnico Scalesse. Il 14 giugno 2019, proponendo con la delibera 85 la variante urbanistica per la riattivazione della linea ferroviaria Gaeta-Formia (con la realizzazione di un nodo di scambio), proposero anche il frazionamento di parti dell’area adiacente a quello oggetto della pubblica vendita con la conseguente formazione di sei particelle, da 3218 a 3225. I vertici del Consorzio industriale davanti il collegio penale presieduto dal giudice Marcopido in primavera dovranno difendersi dall’accusa di lottizzazione abusiva per la presunta violazione del Dpr 380/2001. E’ un ‘ipotesi di reato che la stessa Procura ha prefigurato unitamente proprio all’ex sindaco Mitrano e ai suoi assessori in carica il 2 agosto 2018 quando, recependo l’illegale frazionamento operato dal Consorzio, approvarono la variante urbanistica richiesta dallo stesso ente di promozione industriale.

Per la Procura, il comune di Gaeta, ‘obbedendo’ alle volontà dell’ex Consind, di fatto contribuì ad aumentare la capacità edificatoria del lotto già qualificato in zona B1 (di cui alla particella 3179) trasformato – come detto – da zona “Servizi scolastici” a quella più remunerativa zona “P”. La Giunta Mitrano operò, insomma, una vera e propria lottizzazione abusiva operando una variante al Prg senza un idoneo piano attuativo o piano di lottizzazione”. Per la Procura di Cassino serviva, invece, un piano di lottizzazione per approntare una lottizzazione edilizia. I legali dei vertici del Consorzio Industriale hanno sempre contestato soprattutto l’entità della turbativa d’asta. Se il prezzo della vendita del parcheggio dell’ex stazione ferroviaria con alcune pertinenze è stato deciso da una perizia giurata, la turbata libertà non si può prefigurare – a suo dire – in occasione della gara d’appalto che, pubblicata dal consorzio il 29 giugno 2018, registrò la partecipazione di una sola offerta, prima nel luglio 2018 da parte della signora Conte e poi il 7 settembre 2018 (e quindi in una data successiva alla scadenza della presentazione delle offerte fissata al 13 luglio dello stesso anno) quando ha costituito con il marito Edoardo Pansini la società “Immobiliare Cavour”.

I legali difensori – Antonio Buonemani, Vincenzo e Matteo Macari, Luigi D’Anna, legale di Antimo Merenna; Andrea Di Croce, Stefano Martone, Ernesto Renzi, Stefania Miele, Gianluca Giannichedda e Fabio Lattanzi – nel corso dell’udienza preliminare hanno ribattuto nei loro interventi l’inesistenza dell’accusa circa “una limitata pubblicità all’atto di alienazione” in violazione alle direttive impartite dall’Autorità nazionale anti corruzione. Il bando di vendita è stato pubblicato “a lungo” sul sito web del Consorzio industriale (anche se nel cuore dell’estate) e, dunque, era a “disposizione di tutti”.

I 13 rinvii a giudizio, in effetti, erano nell’aria, soprattutto da quando il piazzale dell’ex stazione ferroviaria il 12 dicembre 2021 (due anni fa per la precisione) era stato destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo firmato dal Gip del Tribunale di Cassino Alessandra Casinelli. Ed il teorema accusatorio del procuratore capo Luciano D’Emmanuele e dei sostituti Chiara D’Orefice e Alfredo Mattei ad aprile 2021 fu il seguente;la società concessionaria del parcheggio, la “Gaeta Parking srl“, aveva presentato una Cila (certificazione inizio lavori asseverata) al Comune di Gaeta includendo l’area oggetto di frazionamento e, per quanto ricostruito, venduta illegittimamente alla Società “Immobiliare Cavour srl”. La dottoressa Casinelli nel provvedimento di sequestro, aveva lamentato l’esistenza di “seri indizi di commissione del reato di lottizzazione abusiva“ e appose il sequestro preventivo del piazzale della stazione per un’estensione di 2.737 metri quadri di proprietà, appunto dell’“Immobiliare Cavour srl” .

Secondo la Procura il trucco è venuto fuori quando nell’aprile 2021 la “Gaeta Parking srl”, composta al 30% dalla “Si.Ge.A costruzioni” e al 70% dalla “No Parking Srl” di Massimo Vernetti (che non mai stato indagato in questo filone d’inchiesta) e la “Immobiliare Cavour Srl” presentarono al comune la Cila per la realizzazione e la gestione dell’area parcheggio, La ditta committente risultava essere la Gaeta Parking srl, la “Immobiliare Cavour srl” non figurava da questo atto. La decisione del Gup Lo Mastro ha messo a nudo una serie di errori del comune di Gaeta che per essere compiacente nei confronti dell’ex Consorzio industriale del sud pontino – entrambi a guida Forza Italia – ha approvato un piano di lottizzazione che, privo di un minimo programma urbanistico, ha bypassato il consiglio Comunale di Gaeta e la stessa Regione Lazio. Celebre fu la giustificazione dell’ex sindaco Mitrano: “Procedemmo grazie al silenzio assenso della Regione”.

La Procura ha sempre ragionato diversamente: l’aumento della capacità edificatoria del terreno adiacente al piazzale dell’ex scalo ferroviario è scaturita da una vera e propria variante al Piano Regolatore che – come tutte le varianti – vanno licenziate dal consiglio comunale e non…dalla Giunta Municipale. Anche l’amministrazione Leccese non è esente da errori gestionali assai marchiani. Avrebbe potuto costituirsi parte civile contro la sua ex Giunta e non l’fatto giustamente sul piano politico. Avrebbe potuto avviare (come richiesto alla noia dalle minoranze di centro sinistra) in autotutela l’iter di acquisizione del piazzale dell’ex stazione ma se l’avesse fatto avrebbe politicamente e platealmente bocciato l’operato dell’ex sindaco Mitrano che inizia ora la sua consiliatua alla Regione con l’onere di difendersi piuttosto che di attaccare…

Il sindaco Leccese avrebbe potuto “bloccare” per una questione di opportunità politica la decisione del suo assessore alla Polizia locale Stefano Martone di difendere legittimamente il papà, l’ex assessore Alessandro. E non l’ha fatto. Il sindaco di Gaeta ora sarà chiamato a gestire i malumori interni che, dopo la decisione del Gup Lo Mastro, aumenteranno a dismisura.

La dirigente Della Notte ha collezionato il secondo rinvio a giudizio nel giro di poche settimane – il primo era stato sentenziato dal Gup del Tribunale di Roma sulla falsa relazione riguardante il frazionamento dell’ex Avir – e le minoranze di centro sinistra non tarderanno a sollecitare il suo avvicendamento da quell’incarico di responsabile di settore. E poi i problemi riguarderanno anche la stabilità della Giunta: se in molti danno in uscita il vice sindaco ed assessore all’urbanistica Linda Morini (sulla graticola anche per le vicissitudini edilizie della sua famiglia), l’ex vice sindaco Angelo Magliozzi dopo la mancata nomina assessorile nell’estate 2022 difficilmente ora potrà tornare nei ranghi. E accetterà, per responsabilità altrui, di continuare a rimanere a sedere in panchina nonostante la valanga di voti portata in dote al sindaco Leccese?

Un fatto: dopo 13 lunghi anni la luna di miele nell’amministrazione gaetana è finita. E senza forse….