Sud Pontino / Evasione fiscale per azienda di Spigno, il Riesame revoca sequestro dell’auto

Cronaca Minturno Spigno Saturnia Sud Pontino

SUD PONTINO  – Il Tribunale del Riesame di Frosinone ha modificato il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca con cui lo scorso dicembre Massimo Lo Mastro, su richiesta del sostituto procuratore Emanuele De Franco, indagando in materia tributaria di cinque imprenditori, residenti a Spigno Saturnia, Minturno ma anche a Cava dei Tirreni, aveva messo sotto chiave beni mobili e immobili per 224 mila euro. Il Riesame – presidente Francesco Mancini, a latere Francesca Proietti e Silvia Fonte Basso – ha disposto la revoca dei sigilli apposti ai danni della Bmw X6 di uno degli indagati con la consegna della berlina al legittimo proprietario. Se è stata accolta la linea difensiva degli avvocati Vincenzo e Matteo Macari, contestualmente la stessa Procura di Cassino, rivisitando le originarie ipotesi accusatorie, ha stralciato la posizione processuale di due dei cinque indagati, ovvero la proprietaria della vettura, l’italo tunisina Nesrine C., di 37 anni, e del marito Tommaso Z, di 43 anni, sollecitando l’archiviazione.

Un avviso di garanzia era stato notificato anche al padre di Tommaso Z.,Armando, di 72 anni, alla moglie Elena V., di 53 anni, e a Gerardo M, di 61 anni. Le accuse formulate dalla Procura di Cassino sulla scorta delle risultanze investigative del gruppo di Formia della Guardia di Finanza furono pesanti. I cinque, alla testa di una società a responsabilità limitata impegnata a Roma nella commercializzazione all’ingrosso di prodotti alimentari, erano finiti nei guai per la violazione del decreto legislativo 74 del 2000. Le indagini avevano permesso di ricostruire un giro di fatturazioni ritenute false mediante il sistema delle “frodi carosello”, utilizzando una delle due società coinvolte come mera “cartiera”. Gli agenti del Colonnello Luigi Galluccio avevano raccolto gravi elementi per ritenere inerenti ad operazioni soggettivamente inesistenti le fatture relative ad una serie di acquisti intracomunitari tra Spagna, Germania e Austria, effettuati in totale evasione dell’Imposta sul valore aggiunto nonché omettendo la presentazione delle previste dichiarazioni.

In sintesi per evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto non avrebbero versato le dichiarazioni uniche delle società capitali per un ammanco di 83mila euro per quanto riguarda l’anno d’imposta 2019 e 94 mila per l’anno successivo. Secondo gli inquirenti due dei cinque indagati, amministratore unico e amministratore legale della società con sede a Roma, per consentire a terzi l’evasione delle imposte sui redditi avevano emesso – secondo l’accusa – 58 fatture per operazioni inesistenti per un valore di 260mila euro. Ma con una particolarità le fatture erano state intestate ad un altro gruppo che, dopo le indagini delle Fiamme Gialle, era risultato sprovvisto di dipendenti, automezzi, immobili e, soprattutto, di alcuna attività rispondente all’oggetto sociale.

Il Gip Lo Mastro aveva sequestrato ai cinque indagati, oltre alla Bmw X7, quote societarie e assicurative e, soprattutto, conti correnti di deposito, obbligazioni. Il Gip, contrariamente alla richiesta della Procura, ha rigettato la richiesta di sequestro di una proprietà immobiliare ubicata, in via Vespo, nel centro urbano di Spigno Saturnia. Le indagini avevano preso spunto da alcune verifiche sul conto bancario di Nesrine C. . Alcune operazioni vennero definite sospette e la donna con il marito. Gli investigatori monitorano tre bonifici per complessivi 14.400 euro che, disposti da Armando Z, sarebbero stati effettuati a favore del figlio T. “come una modalità – scrive il Gip Lo Mastro – di accantonamento e di occultamento di proventi..”. E poi non avrebbero trovato una “giustificazione razionale e patrimoniale” 13 operazioni di versamento di 35mila in contanti per pagare un solo stipendio mensile della donna tunisina e del marito di Spigno. Insomma il conto corrente della donna era a disposizione della società del suocero che vi avrebbe occultato “almeno in parte i proventi dell’attività sociale” quando – ha ragionato la Guardia Finanza – andavano denunciati all’erario.

Le Fiamme Gialle di Formia poi hanno monitorato prelevamenti di danaro per un importo di 11.450 euro (sempre dal conto della donna) “senza che ne sia stata chiarita la casuale”. In ordine alla Bmw sequestrata il suo possesso – sarebbe stata acquistata all’estero – da parte degli indagati (il figlio e, appunto, la nuora di Armando Z.) “non era compatibile con le loro modeste retribuzioni. La Guardia di Finanza ha inoltre accertato da questo presunto concessionario estero un bonifico (stranamente )in entrata per oltre 19mila euro per l’acquisto della Bmw X6 e ben 15 bonifici in uscita a favore di Zottola T. (di cui non è stata chiarita la casuale), uno dei quali a 25mila con casuale “acconto acquisto Bmw X6”.