Sperlonga / Maxi frode fiscale da oltre 70 milioni, sequestrata villa a un imprenditore

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SPERLONGA – Ha interessato anche Sperlonga l’operazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli che, smascherando una maxi frode fiscale da oltre 70 milioni di euro, ha eseguito 10 misure cautelari – 3 in carcere e 7 ai domiciliari – emesse dal Tribunale di Napoli nei confronti di altrettante persone ritenu-te responsabili della frode perpetrata attraverso il meccanismo delle indebite compensazioni. Gli inquirenti hanno sequestrato ai 27 indagati, in rappresentanza di ben 32 società, beni patrimoniali per un valore di oltre 70 milioni di euro che costituiscono il danno provocato all’erario: disponibilità finanziarie su diversi conti bancari ma anche immobili di pregio nelle province di Bergamo, Salerno, Cagliari, Reggio Emilia, Napoli, Caserta, Vibo Valentia, nonché due panoramicissime ville, la prima a Capri, la seconda a Sperlonga, quest’ultima ubicata in via Cristoforo Colombo, a poche decine di metri dalla spiaggia nella parte bassa del paese con un valore di mercato di 600mila euro.

Luigi Scavone

Le indagini sono scaturite da una verifica fiscale eseguita dall’Agenzia delle Entrate – direzione centrale accertamento – nei confronti dell’”Alma spa”, una società operante nella fornitura di lavoro temporaneo. Gli elementi raccolti nel corso del controllo fisca-le hanno fatto rilevare l’esistenza di un meccanismo fraudolento di portata e gravità più ampie rispetto alle violazioni che potevano essere contestate in ambito amministrativo dall’Agenzia delle Entrate. Le indagini hanno reso possibile l’individuazione di un sofisticato e imponente sistema per frodare il Fisco attraverso il meccanismo delle indebite compensazioni d’imposta. La compensazione tributaria consiste nella pos-sibilità riconosciuta al contribuente che vanta un credito nei confronti dell’Erario di utilizzarlo per il pagamento di eventuali debiti nei confronti dello stesso ente. Le indagini hanno riguardato soprattutto due imprenditori, Francesco Barbatino e Luigi Scavone. Sono accusati dai Pm napoletani Sergio Raimondi e Maria Sofia Cozza dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli di aver gestito, tramite prestanomi compiacenti, oltre 30 compagini societarie con 17mila dipendenti e un fatturato di circa 400 milioni di euro per il solo anno 2017. Secondo gli inquirenti la frode fiscale si sarebbe realizzata in tre fasi; permetteva di non pagare le imposte, i contributi previdenziali e assistenziali dei dipendenti attraverso una compensazione con crediti tributari fittizi.

In un primo momento, alcune società cartiere (prive cioè di strutture operative e/o mezzi imprenditoriali adeguati) formalmente estranee al gruppo, ma di fatto riconduci-bili agli indagati, creavano un credito Iva inesistente, mediante false fatturazioni. Suc-cessivamente il credito veniva ceduto alle compagini operative del gruppo con un contratto di accollo, solo formalmente ineccepibile, nel quale il finto credito Iva veniva certificato dai professionisti abilitati compiacenti. Quindi le imprese del gruppo Alma azzeravano i loro carichi tributari e contributivi utilizzando in compensazione il falso credito Iva acquisito attraverso gli atti di accollo. Si è appreso che la villa di Sperlonga era di proprietà di un consulente del lavoro della società interinale, tra i sette finiti ai domiciliari. Ma – secondo le risultanze investigative della Procura di Napoli – il domi-nus di quest’organizzazione era l’imprenditore Luigi Scavone, l’ex poliziotto diventato poi capo del gruppo di imprese Alma e titolare della squadra di basket Alma Trieste di serie A1 e della scuderia motociclistica Pramac. Scavone è stato preso nella sua abitazione del Napoletano mentre si accingeva a partire per Dubai con nello zainetto oltre 300mila euro abilmente occultati per sfuggire ai controlli.

Saverio Forte