Gaeta / Fondazione Caboto, incontro con gli scrittori Nicola Reale e Francesca Lococciolo (video)

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GAETA – Da non perdere venerdì 9 febbraio, alle ore 18, l’incontro con gli scrittori Nicola Reale e Francesca Lococciolo, gli autori dei romanzi storici che, dal titolo “Come fuscelli nel vento” e “La verità Muta” , sono stati invitati dalla fondazione Caboto di Gaeta per la loro peculiarità di aver dato alle stampe romanzi storici ambientati a Gaeta in momenti determinanti per la città e per l’Italia. Se l’amicizia è uno dei molteplici modi in cui si declina il verbo amare, il libro di Reale, scritto a quattro mani con Cosmo Di Mille, è un atto di amore nei confronti di un amico, Cosmo Di Mille per l’appunto, altro non è che il protagonista della storia che il libro racconta. “Come fuscelli nel vento” è anche un atto di amore verso Gaeta, di cui questo libro narra la distruzione nel periodo bellico.
Ma anche un atto d’amore verso il popolo gaetano, disperso e violentato dagli eventi bellici, un atto di generosità e di responsabilità verso le nuove generazioni, affinché conoscano la storia del loro territorio, la storia dei loro padri e dei loro nonni, affinché ritrovino o rafforzino quel sentimento di identità e di appartenenza che, purtroppo, va sempre più affievolendosi e disperdendosi.

“Non si può recuperare il senso della propria identità se non – commenta Nicola Reale in questa intervista video rilasciata a Saverio Forte – attraverso la conoscenza della Storia e delle nostre storie”. Il romanzo vuole anche sottolineare che non può esservi vera consapevolezza della Grande Storia se non attraverso la conoscenza delle piccole storie, delle storie di coloro che non entreranno mai nei libri di storia.

Cosmo Di Mille, il ragazzo diciassettenne di cui il libro narra le vicende, è oggi un “giovanotto” di 92 anni.
“Ascoltando i suoi ricordi mi rendevo conto che – osserva Reale – quei racconti erano gli affreschi di un periodo e di una storia che ci riguardava tutti, apparteneva a tutti noi. Dopo diverse insistenze, lo convinsi a fissare quei suoi ricordi in un libro.” Il racconto inizia dal drammatico giorno dell’8 settembre 1943, quando si diffonde la notizia che l’Italia ha firmato la resa incondizionata agli Alleati. E’ uno dei momenti più drammatici della storia italiana e anche la città di Gaeta è immediatamente e drammaticamente coinvolta e travolta da quegli avvenimenti. Nel giro di pochi giorni il popolo gaetano è costretto dai tedeschi occupanti ad abbandonare la città: chi cerca riparo a Roma o in città del nord, presso parenti, e chi, non avendo dove andare, abbandona la propria casa e fugge sui monti attorno Gaeta. Inizia così la disperata ricerca di un rifugio, la lotta per la sopravvivenza, la lotta contro la fame terribile e contro il freddo terrificante: l’inverno tra il ’43 e il ’44 fu un inverno durissimo; molti gli storici scrivono che scrivono che quell’inverno fu il più gelido degli ultimi decenni. Il padre di Cosmo è da anni negli Stati Uniti, dove è emigrato per lavoro, e un giorno dopo l’altro, ogni giorno, su Cosmo pesa la responsabilità di riuscire a inventarsi come trovare qualcosa da mettere sotto i denti. Da lui, soltanto da lui, dipende la sopravvivenza della sua famiglia: la madre, la nonna materna e due sorelline di 8 e 10 anni.

Sotto il pericolo costante dei bombardamenti americani e inglesi, con il rischio di finire catturato, se non ucciso dai tedeschi che occupavano Gaeta, Cosmo si trova a dover affrontare difficoltà e pericoli inimmaginabili per un ragazzo di 17 anni e che il libro racconta. Finché, un giorno Cosmo si trova a dover trasportare, da solo, su una vecchia carretta a due ruote, la bara della nonna al cimitero. Una bara realizzata inchiodando pezzi di legno recuperati per caso. Lasciata la nonna al cimitero, Cosmo si trova ad attraversare e a vedere per la prima volta la sua Gaeta distrutta dai bombardamenti aerei americani, dai cannoneggiamenti inglesi, e dalle sistematiche demolizioni attuate dai tedeschi. In quella Gaeta deserta, in quello scenario di distruzione, in quel silenzio di morte, Cosmo attraversa da un capo all’altro la sua città. Per quel ragazzo di soli 17 anni è una terribile via crucis di dolore e di angoscia. Eppure, man mano che quel ragazzo percorre quel tragitto, la forza interiore di quel ragazzo, che poi è la forza stessa della vita, riesce a prevalere: attraverso i ricordi che Cosmo ha della vita, delle persone, delle storie che popolavano quelle case, quelle strade, quei rioni, quella Gaeta distrutta, torna a vivere, torna a pulsare delle attività, delle voci, della vita che vi era fino a poco tempo prima.

E quindi, attraverso i ricordi di Cosmo, scorrono scene, episodi, personaggi, attività, voci, suoni, colori che vanno a comporre il grande affresco di quel tempo, di quell’epoca. Il libro della coppia Reale-Di Mille poi prosegue raccontando i giorni di fame e di disperazione fino al sospirato arrivo degli Alleati. I pochi gaetani rimasti sulle montagne, ritornano a Gaeta. Avevano lasciato una città viva, di cui ricordavano le case, i negozi, le piazze, gli alberi… e trovano la loro città rasa al suolo.

Ognuno di quei sopravvissuti avrebbe una storia da raccontare, ogni cuore avrebbe una pena da custodire, ogni bocca una bestemmia da urlare. “Questo libro ha raccontato una di quelle storie, la storia di Cosmo. Ma ognuna di quelle storie – conclude Reale – è simile alla storia di un altro e ciascuna di quelle storie ci appartiene, ciascuna di quelle storie è la storia di tutti noi”.

Saverio Forte