CASSINO – Si intitola “In carcere prima della Prima” l’interessante progetto che unisce storia, cinema e la detenzione curato dalla psicologa Daniela Attili che ha coinvolto il Ventotene Film Festival per la proiezione di una pellicola all’interno della Casa circondariale di Cassino. Domani, lunedì 24 luglio, alle ore 10,30 si terrà la proiezione del film “Fiore” con la partecipazione del regista Claudio Giovannesi e dell’attrice Daphne Scoccia. Un incontro ravvicinato con i detenuti del Carcere di Cassino con i protagonisti dell’ultima stagione cinematografica aperto anche al dibattito dei presenti. Seguirà un secondo appuntamento il prossimo 26 luglio, alle ore 22, ma sull’isola di Ventotene presso il Giardino Archeologico con la premiazione del concorso Open Frontiers, al quale parteciperà una piccola delegazione di detenuti del Carcere di Cassino che si sono particolarmente distinti per legalità, integrazione razziale rispetto della diversità in tutte le declinazioni.
“Tre sono gli elementi – si legge nel progetto – che si coniugano in questo progetto: la storia, il cinema e la detenzione, sorretti dall’idea che non ci può essere Democrazia né sicurezza in una società che cerca di eliminare i suoi mali chiudendoli a chiave da qualche parte. Così è stato ed è per la malattia mentale e così è stato ed è per il crimine. Ri-assumersi la responsabilità collettiva di ciò che non va è il passo indispensabile per porvi rimedio. Per questo l’apertura a quei mondi che storicamente abbiamo tenuto “separati” assume una vitale importanza.
Eugenio Perucatti fece costruire un cinema nel carcere di Santo Stefano negli anni ’50 del secolo scorso aprendolo a tutti i cittadini non detenuti; negli anni ’90 Loredana Commonara riporta il Cinema a Ventotene con il “Ventotene Film Festival”; nel 2017 potremmo portare il Ventotene Film Festival all’interno del Carcere di Cassino, almeno per un giorno, aprendo di nuovo ai detenuti e ai non detenuti questo spazio di cultura ed integrazione che il cinema sa offrire. Il giorno dell’inizio del Ventotene Film Festival, la pellicola e i protagonisti della prima giornata (critici, attori, registi) faranno sosta nel Carcere di Cassino, proiettando il film in programma e discutendone con i detenuti e gli ospiti presenti.
Sarà presente il Dr. Antonio Perucatti, autore del libro Quel “criminale” di mio padre , figlio appunto di Eugenio famoso ed illuminato direttore del Carcere di S.Stefano. Sarà poi invitata una piccola delegazione di detenuti del Carcere di Cassino che si sono particolarmente distinti per legalità, integrazione razziale rispetto della diversità in tutte le declinazioni, alla serata di premiazione “Open frontiers” del Festival a Ventotene.
La storia
Quando all’inizio degli anni ‘50 Eugenio Perucatti approdò sul piccolo ed impervio isolotto di S. Stefano per dirigere lo “stabilimento penitenziario” per ergastolani trovò una situazione disastrosa; sull’isolotto mancava tutto, dall’elettricità alle fogne all’acqua corrente, e l’edificio, gioiello architettonico unico al mondo, costruito in epoca borbonica, cadeva letteralmente in pezzi. Tutto era sudicio ed in abbandono. Ma ciò che colpì sopra ogni cosa l’illuminato funzionario dello Stato era che centinaia di uomini trascorrevano i loro interminabili giorni rinchiusi in anguste celle in totale inattività, ed ognuno di loro aveva lo stesso fine pena: mai!
Il suo impegno da quel momento in poi fu uno solo: trasformare quel lugubre luogo senza prospettive in un luogo di riabilitazione morale dando finalmente agli ergastolani la dignità di uomini. Iniziò un’opera di ristrutturazione profonda in tutti i sensi, animato da una passione incrollabile e fondandosi sul principio del rispetto della dignità umana e su quelli della Costituzione. Insieme ai suoi collaboratori e soprattutto ai detenuti rese S. Stefano un esempio di efficienza ed armonia tra persone. In meno di due anni il carcere fu dotato dei servizi ed attività impensabili per quei tempi tra cui l’infermeria, la centrale elettrica, passando per la foresteria atta ad accogliere i familiari dei detenuti. Tutti lavoravano, e tutti avevano il diritto di riposare adeguatamente, di nutrire il corpo, la mente e l’anima. C’era naturalmente una cappella così come un campo di calcio ed una sala cinema, il mitico Cinema Alcor che proiettava film storici e comici.
Fu un incredibile, grande successo riconosciuto da accademici nazionali ed internazionali, da politici, giornalisti e dalla Chiesa. Ma al Direttore ancora non bastava, voleva aprire il penitenziario non solo alle famiglie dei detenuti ma a quella che ora noi chiamiamo la Società Civile. E lo fece. La popolazione di Ventotene, che dista da S.Stefano meno di un miglio, naturalmente diffidente e spaventata dalla massa di terribili galeotti che risiedeva nel carcere iniziò ad essere sempre più coinvolta negli eventi che sapientemente il Direttore Perucatti sapeva organizzare, e tra una partita di calcio commentata a bordo campo addirittura da Nicolò Carosio, uno sposalizio e la proiezione di un film al Cinema Alcor realizzò quella vicinanza tra le due Isole, tra loro ed il continente, tra Noi e Loro, tra “dentro” e “fuori”, che rimane tuttora una meta lontana nei nostri Penitenziari nonostante il moltiplicarsi delle iniziative negli ultimi anni in questa direzione.
E’ dalla lettura di Quel “criminale” di mio padre la riforma del carcere di S. Stefano, una storia di umana redenzione di Antonio Perucatti (figlio minore di Eugenio che ha trascorso in quel penitenziario gran parte della sua infanzia) Ed. Ultima Spiaggia, che vengono le informazioni sopra riportate ma anche una rinnovata energia a spingere un’antica idea di un gemellaggio Cassino – Ventotene – S. Stefano. Il carcere borbonico è stato chiuso nel 1965 ma i valori ed i metodi di Eugenio Perucatti sono ancora di grandissima attualità. Dopo la sua chiusura è la Casa Circondariale di Cassino che in qualche modo ne ha ricevuta l’eredità sia per contiguità territoriale che per essere custode del preziosissimo archivio storico documentale del Carcere di S. Stefano.
Il cinema
Da oltre vent’anni c’è un altro autorevole personaggio, Loredana Commonara, anche lei mossa dai valori di rispetto della dignità della persona che è impegnata a promuovere, con autentica passione, l’amore per questi scogli e per il cinema attraverso il Ventotene Film Festival, un evento culturale che rappresenta un importante momento di aggregazione e di approfondimento e che vede la presenza di ospiti nazionali, europei ed internazionali durante le proiezioni. Il Festival si arricchisce ogni anno di più e Il Premio Vento d’Europa, istituito nel 2013 in occasione dei 70 anni dalla nascita del Movimento Federalista Europeo fondato da Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori dell’Unità d’Europa in confino a Ventotene, si inserisce nella rassegna cinematografica, proprio in virtù del grande valore europeo e culturale della piccola isola del Tirreno.
Nel 2014 il Premio ha celebrato anche i 70 anni dalla nascita del Manifesto di Ventotene redatto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Ursula Hirschmann ed altri durante il periodo di confino trascorso sull’isola. Dal 2016 è attivo il Concorso Internazionale #Open Frontiers# riservato a docufilm legati all’Europa, alla legalità, alla cittadinanza attiva, alla democrazia, alla integrazione razziale con una giuria di studenti presieduta da Giulio Scarpati (per il 2016). Il sito del Ventotene Film Festival: www.ventotenefilmfestival.com
La Detenzione
Quando Perucatti mise in pratica i suoi principi riabilitativi e rieducativi dei condannati alla reclusione non era tutelato da nessuna legge, anzi per essere fedele alle sue convinzioni spesso era costretto a derogare alcune regole sovradeterminate. Evidentemente i tempi non erano maturi e la sua era la sola voce fuori dal coro, ed infatti il suo operato venne affossato nel 1960 con il suo trasferimento e con il ripristino del più oscurantista dei regolamenti, amministrato in modo repressivo e vessatorio. Tutto ricadde nell’abbandono, le antiche splendide strutture ma soprattutto si perse irrimediabilmente quel rapporto basato sul rispetto e la fiducia tra esseri umani, seppur nel rispetto dei loro ruoli, che tanto aveva saputo generare di buono in quegli anni. Dopo 60 anni quei principi sono diventati legge, e la legge recita chiaramente che l’obiettivo della privazione della libertà è il recupero ed il reinserimento del reo nella società civile e nella legalità. E’ con estrema lentezza che si cerca di procedere in questa direzione ed ancora oggi siamo lontani dal poter garantire ad ogni recluso nel nostro Paese un reale percorso riabilitativo fatto prima di tutto di istruzione e di lavoro e di aperture verso l’esterno.
Cionondimeno in molti penitenziari nazionali è ormai prassi consolidata la realizzazione di eventi e l’approvazione di progetti culturali, certi che solo l’arte e la cultura possano gettare le fondamenta su cui costruire un percorso di recupero e ricostruzione di se stessi.
La Casa Circondariale di Cassino
La Casa Circondariale di Cassino diretta dalla Dott.ssa Irma Civitareale si è saputa aprire al territorio e cerca da tempo di promuovere eventi culturali aperti al pubblico e di partecipare alla vita del territorio grazie, ad esempio, all’istituto dei permessi premio. Da alcuni anni è attivo un interessante Laboratorio Teatrale che ha portato in scena con notevole successo alcuni lavori come “Le città invisibili” di Italo Calvino condotto dalla regista Paola Iacobone e l’Istituto è sempre disponibile ad accogliere tutto quanto di valore può aiutare il percorso di recupero e reinserimento dei detenuti.
L’ultima occasione è arrivata dal regista Fabio Cavalli che ha realizzato un cortometraggio “Naufragio con spettatore” sulla condizione dei migranti di cultura islamica approdati nelle nostre carceri, che ha vinto alcuni prestigiosi premi tra cui la menzione speciale della Giuria del Festival del Cinema di Venezia. L’opera è stata realizzata per la sua parte musicale con il contributo di due detenuti del carcere di Cassino dove sono state registrate le tracce audio poi utilizzate per il cortometraggio.
Il 19 dicembre scorso l’opera è stata presentata ai detenuti in Istituto alla presenza dell’autore e di numerose autorità. E’ stato un incontro commovente e arricchente che ha certamente fatto riflettere tutti i presenti. Ed è in virtù di questa dimostrata apertura e di quanto sopra affermato che questo Istituto si conferma quanto mai adeguato ad accogliere la prima giornata del Ventotene Film Festival nell’auspicio che possa nascere una collaborazione nel tempo più ampia”.