Gaeta / “Ripercussioni gravissime”. Interrogazione parlamentare m5s sul commissariamento Ipab

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GAETA – “Il commissariamento dell’Ipab SS. Annunziata sta avendo gravissime ripercussioni sui servizi e sull’attività portata avanti direttamente o attraverso il proprio ente strumentale e sta comportando danni all’Istituzione e ai cittadini”. A lanciare l’allarme attraverso la presentazione di una lunga interrogazione parlamentare a risposta scritta è la deputata del movimento 5 stelle (m5s) Roberta Lombardi. Il doppio commissariamento dell’Ipab non avrebbe portato fin qui agli esiti prefissati inizialmente, ovvero un’amministrazione dell’ente snella ed un rilancio delle attività. Anzi il teatro Remigio Paone, attualmente in comodato al comune di Formia ed in attesa della convenzione, è tutt’ora chiuso e senza una programmazione (se non qualche sporadica manifestazione), mentre la stagione volge ormai al termine. Nei precedenti 5 anni gli spettatori erano stati oltre 40.000.

Sulla vicenda dell’Ipab era intervenuta a più riprese l’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, criticando prima la nomina del primo commissario, l’itrano Giovanni Agresti (incompatibile sin dall’inizio perchè agresti era contemporaneamente amministratore unico di due cliniche private convenzionate con la Regione Lazio) e poi gli stessi strumenti messi in campo dall’organismo anticorruzione della regione per controllare l’operato dei suoi dirigenti. Fino a proporre per il presidente Nicola Zingaretti l’interdizione a fare nomine per tre mesi, mai applicata però dall’organismo di prevenzione regionale che, secondo Cantone, sarebbe stato “influenzato”.

Giovanni Agresti
Giovanni Agresti
Lasciano inoltre perplessi le motivazioni che portarono al commissariamento. Sei amministratori erano troppi, ma né il primo, né il secondo commissariamento hanno cambiato la normativa. In compenso l’Ipab di Priverno continua ad essere amministrata da 7 consiglieri, senza che nessuno abbia avuto da obbiettare. Il patrimonio delle Ipab vale nella regione Lazio 1,5 miliardi. La legge prevede il loro superamento attraverso forme di gestione più efficienti (le Asp) che coinvolgano il privato. Molte regioni ci hanno già pensato ma non il Lazio. Il pericolo è che, mentre le riflessioni sono in corso, immobili e quant’altro subiscano un ulteriore depauperamento. Ma il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, a cui è diretta l’interrogazione, ed il ministro delle autonomie Enrico Costa possono ancora fare qualcosa.

LOMBARDI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro del lavoro e delle
politiche sociali. — Per sapere – premesso:
la legge n. 6972 del 17 luglio 1890, cosiddetta «Legge Crispi», sulle Istituzioni Pubbliche di
Assistenza e Beneficenza, è stata superata dalla legge 8 novembre 2000, n. 328, «Legge quadro
per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali» e dal successivo decreto
legislativo 4 maggio 2001, n. 207, con i quali – tra l’altro – sono state delegate le regioni a procedere
alla riforma delle suddette istituzioni;
la legge 8 novembre 2000, n. 328, all’articolo 10 detta i principi per l’inserimento delle ex Ipab
nella rete dei servizi sul territorio, favorendo la trasformazione in aziende di servizi alla persona
(Asp). Si assiste, quindi, ad una depubblicizzazione residuale, tramite la pretesa di una serie di
requisiti tipici degli enti del terzo settore quali il richiamo all’efficienza, all’efficacia all’economicità di gestione, all’adozione di forme gestionali privatistiche (personale, contratti), all’attribuzione in capo alle stesse dei controlli formali e dei controlli dei risultati, alla possibilità di separare la gestione delle attività da quella dei patrimoni;
il decreto legislativo n. 207 del 2001, in particolare, prevede, al capo II, che le Asp da
personalità giuridica di diritto pubblico possano assumere una capacità di diritto privato che
conferisce loro una serie di benefici previsti per le onlus (ad esempio erogazioni liberali), nonché
permette loro l’esercizio di tutti i negozi funzionali al perseguimento dei propri scopi istituzionali e
all’assolvimento degli impegni assunti in sede di programmazione regionale; tra questi si rilevano
quelli di costituire società o fondazioni per svolgere attività strumentali a quelle istituzionali e per
provvedere alla manutenzione del proprio patrimonio;
con la riforma del Titolo V della parte II della Costituzione del 2001, la materia relativa ai servizi
sociali e, quindi, alle Ipab è diventata residuale e di esclusiva competenza regionale;
ad oggi, dopo quasi 16 anni dall’approvazione della legge n. 328 del 2000, la regione Lazio
è una delle poche regioni italiane a non aver ancora proceduto a riformare le Ipab, lasciate in tal
modo in una sorta di pericoloso limbo giuridico, foriero di incertezze normative, di confusioni e
sovrapposizioni di competenze e di responsabilità e, soprattutto, di depauperamento di un ingente
patrimonio immobiliare, frutto di lasciti privati, con un valore stimato per difetto in non meno di 1
miliardo e mezzo di euro;
la mancata riforma delle Ipab ha, tra l’altro, favorito e continua a favorire il continuo ricorso a
nomine politiche ai vertici di queste istituzioni; in assenza di trasparenza, ha agevolato il sistema
cooperativo sociale, che ha – non di rado – sfruttato le Ipab fino al loro fallimento, ha determinato
abusi, gravi illegittimità e distorsioni gestionali, alimentando ricorrenti scandali, arrivati alle cronache nazionali;
da diverso tempo un uso distorto ed illegittimo dell’istituto del commissariamento da parte della
regione Lazio sta privando queste Istituzioni dei legittimi e regolari organi statutari a vantaggio di
commissari fiduciari, scelti discrezionalmente dal presidente della regione Lazio;
l’Ipab SS. Annunziata di Gaeta, la più importante della provincia di Latina e tra le più importanti,
per patrimonio, storia ed attività, della regione Lazio, proprio per superare il continuo ricorso
discrezionale al sistema cooperativo locale per la gestione delle proprie strutture, ricorso che aveva
determinato un enorme debito, aveva promosso, d’intesa con la regione, la costituzione di un proprio
ente strumentale, ovvero una fondazione di partecipazione, prevista dallo statuto dell’Ipab, approvato
con deliberazione della giunta della regione Lazio n. 695 del 2009;intervento Zingaretti
gli organi statutari dell’Ipab SS. Annunziata di Gaeta a partire dal 2014 avevano promosso
importanti iniziative legali a tutela dell’Istituzione e per contrastare autonomi atti amministrativi e
gestionali messi in piedi dal presidente pro-tempore dell’Ipab, dottor Raniero Vincenzo De Filippis,
anche direttore della regione Lazio, sospeso poi dall’incarico a seguito delle misure restrittive alle
quali è stato sottoposto dall’autorità giudiziaria per fatti commessi nell’esercizio delle sue funzioni di direttore regionale;
con deliberazione della giunta regionale del Lazio n. 4 del 13 gennaio 2015, su proposta
dell’assessore regionale, Rita Visini, si è provveduto a commissariare per sei mesi l’Ipab SS.
Annunziata con la motivazione che lo statuto dell’ente, che prevede un consiglio di amministrazione
di 6 membri, si sarebbe dovuto adeguare al decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge 30
luglio 2010, n. 122 e alla legge regionale n. 4 del 2013 e prevedere un consiglio d’amministrazione
di non più di 5 consiglieri;
come ripetutamente denunciato anche dagli ex organi dell’Ipab alla regione Lazio, alla procura
della Repubblica di Roma, alla Corte dei conti e all’Anac, le motivazioni alla base del suddetto
commissariamento sono illegittime, poiché la normativa nazionale sul contenimento della spesa
pubblica non si applica direttamente alle Ipab e quella regionale le esclude categoricamente, nonché
pretestuose, in quanto il commissariamento – come denunciato – sembrerebbe finalizzato al blocco
delle iniziative di contrasto alle illegittimità della passata gestione dell’Ipab allora presieduta dal
dottor De Filippis (mancata consegna dopo oltre 15 anni dei lavori di restauro del Complesso della
SS. Annunziata, anomalie procedurali nell’ambito di lavori pubblici solo per citare alcuni esempi già
oggetto di denunce alle preposte Autorità) e al superamento dell’organo strumentale dell’Ipab – la
Fondazione di partecipazione – a vantaggio del sistema cooperativo sociale del territorio già attivato
negli anni addietro;
a dimostrazione della pretestuosità di tale commissariamento, così come denunciato dagli ex
organi statutari dell’Ipab SS. Annunziata, è stato evidenziato come altre Ipab del Lazio continuino
ad avere organi statutari superiori a 5 membri, come nel caso dell’Ipab «Baratta» di Priverno-LT
(il cui presidente e alcuni membri del consiglio per statuto in vigore sono di nomina del Vescovo di
Latina), che ha un consiglio d’amministrazione di ben 7 membri ed è tuttora, dopo oltre tre anni, in
regime di prorogatio, senza che l’assessore regionale, Rita Visini, abbia mai avvertito l’esigenza di
commissariarla, come è avvenuto al contrario per l’Ipab SS. Annunziata;
il commissariamento suddetto, che ad avviso dell’interrogante sarebbe di dubbia legittimità,
ha poi determinato la nomina inconferibile presso l’Ipab SS. Annunziata del signor Giovanni Agresti,
nomina che è avvenuta attraverso una procedura che si è caratterizzata per una incredibile sequela
di irregolarità ed illegittimità, che ha coinvolto la responsabilità del Presidente della regione Lazio,
oltre a quella di funzionari e dirigenti regionali, al punto da portare il presidente dell’ANAC, dottor
Raffaele Cantone, ad evidenziare (nella segnalazione del 22 dicembre 2015, prot. Anac 0174597)
anomalie gravi, criticità e contraddittorietà in tutto l’iter che ha portato alla nomina del signor Agresti e al successivo annullamento del decreto, nonché nell’impianto complessivo anticorruzione della
regione Lazio, invitando l’ente ad adottare opportune iniziative;
a distanza di 15 mesi dal commissariamento dell’Ipab SS. Annunziata (commissariamento
prorogato nel tempo) e nonostante due commissari e modifiche successive in ordine alle motivazioni
del commissariamento (a dimostrazione che quando si è preceduto con il primo commissariamento
sia stata adottata da parte della regione Lazio una motivazione assolutamente pretestuosa), ad oggi
lo statuto dell’Ipab non è stato modificato (come prevedeva la prima delibera di commissariamento
e il primo decreto di nomina del commissario), mentre una costante azione soprattutto da parte del
secondo commissario regionale starebbe, a quanto risulta all’interrogante, determinando difficoltà
all’organo strumentale dell’Ipab SS. Annunziata, con l’obiettivo di superarlo;
tali azioni poste in essere dai due commissari nominati dalla regione Lazio, non prive
secondo l’interrogante di profili di dubbia legittimità sarebbero supportate dall’assessorato regionale
alle politiche sociali, nonché da altri uffici regionali, i quali sembrano continuare di converso a
non svolgere adeguata azione di vigilanza sul complesso delle Ipab laziali, a partire – come si
evidenziava – dall’Ipab «Baratta» di Priverno (LT);

Raffaele Cantone
Raffaele Cantone
il commissariamento dell’Ipab SS. Annunziata secondo l’interrogante sta avendo gravissime
ripercussioni sui servizi e sull’attività portata avanti direttamente o attraverso il proprio ente
strumentale e sta comportando danni all’Istituzione e ai cittadini: dopo cinque stagioni teatrali presso
il teatro Remigio Paone di Formia, con oltre 40 mila spettatori, da quest’anno il teatro è chiuso; la
casa famiglia e la casa di riposo attualmente in funzione e che ospitano la prima circa 10 minori
e la seconda circa 38 anziani, rischiano la chiusura; il sito dell’Ipab ristrutturato e per quattro anni
quotidianamente aggiornato è da mesi in ristrutturazione; servizi e strutture pronti per l’attivazione
sono stati inspiegabilmente bloccati e altro –:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non
intenda avviare, in collaborazione con le regioni, un monitoraggio in ordine alla situazione in cui
versano le istituzioni pubbliche di beneficenza e assistenza e all’avanzamento del loro processo di
riforma;
se, agli esiti di tale monitoraggio, non ritenga opportuno assumere iniziative, anche in sede
di conferenza Stato-regioni, che permettano di individuare un percorso di concreta evoluzione di
tali istituti, nell’ambito della rete dei servizi sociali, secondo principi di efficienza, economicità e
trasparenza, delineando ogni strumento utile ad evitare che si verifichino le criticità e le anomalie
gestionali, che hanno interessato la Ipab ss. Annunziata di Gaeta.