Fondi / Sandro Ruotolo ospite all’Istituto San Benedetto: “Per combattere la criminalità organizzata dobbiamo diventare sentinelle del territorio”

Attualità Fondi

FONDI – Stamattina, nell’auditorium dell’Istituto “San Benedetto”, si è tenuto un incontro-dibattito in tema di lotta alle mafie, che ha visto la presenza del giornalista Sandro Ruotolo, sotto scorta da maggio dopo le minacce di morte del boss di camorra Michele Zagaria, e l’esponente dell’associazione Libera Fabrizio Marras. L’iniziativa ha coinvolto gli alunni del semiconvitto e le classi del Tecnico Agrario, del Tecnico Chimico e dell’Alberghiero che hanno aderito al progetto legalità. Presente anche una rappresentanza dell’ “Einaudi Mattei” di Latina.

Ruotolo 3 (Medium)Una mattinata di cui sono stati protagonisti Ruotolo, da anni collaboratore di Michele Santoro prima alla Rai ed ora a La7, e gli alunni presenti che hanno sottoposto il giornalista ad un fuoco di fila di domande. Hanno fatto gli onori di casa il dirigente scolastico Vincenzo Lifranchi e le educatrici Giovanna Mulè e Gabriella Caparco: “Non si è cittadini solo da adulti – ha detto Lifranchi agli studenti coinvolti nell’iniziativa – lo si è già alla vostra età, in cui osservate la realtà coi vostri occhi e siete chiamati a fare le prime scelte in autonomia”.

Marras, in rappresentanza di Libera, ha spiegato la strategia dell’associazione contro le mafie: “Non si può più combattere – ha detto – la criminalità organizzata leggendo i titoli dei giornali, bisogna stare sul territorio, ascoltare le denunce della gente. Questo vale, naturalmente, anche per Latina, dove preoccupa la vicenda della discarica di Borgo Montello”.

Il lungo intervento di Ruotolo si è incentrato sulle rivelazioni del pentito di mafia Carmine Schiavone, raccolte in una lunga intervista per la trasmissione di La7 “Servizio pubblico”: arrestato negli anni Novanta, Schiavone è diventato collaboratore di giustizia ed ha contribuito, con le sue dichiarazioni, ad arresti, processi e condanne.

Ruotolo (Medium)“Il traffico di rifiuti – ha sottolineato Ruotolo – è tra i business più redditizi per la criminalità organizzata e per l’imprenditoria, spesso di appartenenza massonica, che con le mafie fa affari. Quello che è accaduto negli ultimi decenni nelle regioni del Sud ma anche del Nordest d’Italia non è frutto della sola aggressività dell’una e della mancanza di scrupoli dell’altra: perché per vent’anni si sia saputo e non si sia mai scavato nelle discariche della terra dei fuochi c’è stato bisogno dell’acquiescenza delle istituzioni e della politica. I dati sono impressionanti: si calcola che in questi anni sono stati stoccati illegalmente 10 milioni di tonnellate di rifiuti, per il cui trasporto sono serviti 410 mila camion, con 443 aziende coinvolte.

Solo ora, grazie anche alle denunce dei cittadini e di tanti giornalisti coraggiosi, la situazione sta cambiando. Le prime a ribellarsi, come tante volte è accaduto nella storia, sono state le donne: le madri dei bambini della terra dei fuochi, che va dal nord della provincia di Napoli al Sud di quella di Caserta, le quali hanno visto i loro figli ammalarsi di tumori e leucemia. Solo dopo si sono mosse le istituzioni. Ma ancora tanto c’è da fare, in Campania come altrove”.
Poi sono arrivate, una dopo l’altra, le domande dei ragazzi cui il giornalista ha dato risposte dirette, senza troppi giri di parole. Con la considerazione finale: “La mafia è mafia perché non è un elemento emergenziale ma una componente strutturale della nostra società”.