Il nuovo anno scolastico si apre con una novità significativa per gli studenti. Decisiva una recente sentenza della Corte di Cassazione
Vacanze agli sgoccioli per gli studenti italiani. Tra pochi giorni, l’estate diventerà un ricordo con il rientro a scuola, atteso tra il 10 e il 16 settembre in base alla regione di appartenenza.

Un anno che comincerà con tante novità per gli allievi. Le stesse sono state anticipate già al termine dello scorso anno e diventeranno effettive a partire da quello che sta per cominciare. In tutte le classi italiane, di ogni ordine e grado, sarà vietato l’uso del telefonino/smartphone con la sola eccezione per gli studenti che ne hanno necessità per problematiche afferenti alle loro condizioni fisiche o in quanto l’uso del dispositivo rientra nel Piano Educativo Individualizzato (PEI).
Cambia tutto anche per il voto in condotta. Con le nuove disposizioni ministeriali è stato stabilito che solo chi ha ottenuto un voto in condotta di 6/10 supererà l’anno. Chi ottiene un 6, inoltre, sarà sì promosso ma dovrà superare a settembre una sorta di esame di riparazione che prevede la realizzazione di un elaborato su questioni attinenti l’educazione civica.
Risarcimento per le violenze a scuole, la sentenza della Cassazione cambia tutto
Doveri e obblighi per gli studenti ma anche per gli insegnanti. Importantissima a riguardo la recente sentenza della Cassazione 30123/2025 che ha accolto il ricorso presentato dai genitori di un allievo che ha dovuto sopportare per mesi la visione delle violenze perpetrate dalle insegnanti su alcuni dei suoi compagni di scuola.
Pur non essendo stato vittima dei maltrattamenti, i genitori aveva chiesto un risarcimento per la violenza indiretta subita dal minore. I giudici di secondo grado lo hanno negato. Scelta diversa per la Suprema Corte che, invece, ha stabilito che chi subisce traumi psicologici per aver assistito a violenze e maltrattamenti in classe ha gli stessi diritti di tutela e risarcitori delle vittime dirette.

Come riporta il sito brocardi.it, le insegnanti coinvolte nel procedimento hanno provato ad attuare una strategia difensiva puntando sul cosiddetto “abuso dei mezzi di correzione.” Un orientamento che la Cassazione ha smontato evidenziando come urla, intimidazioni e altri gesti simili risultino incompatibili con qualsiasi percorso educativo in ambito scolastico. Per la Suprema Corte non possono sussistere condotte educative e di correzione, a scuola, attraverso intimidazioni fisiche e psicologiche che creano disagi anche in chi non le subisce direttamente.
Di fatto, colui che vede in classe un compagno maltrattato può sviluppare gli stessi sintomi di stress traumatico della vittima diretta. Un trauma che va riconosciuto e anche risarcito eventualmente. Spetta pertanto a chi lo subisce proporre querela, presentare memorie, opporsi a un’eventuale archiviazione del procedimento e, infine, costituirsi parte civile nel processo penale per chiedere il risarcimento dei danni subiti che va pagato da chi ha causato il tutto andando ben oltre i proprii doveri di educatore.