Formia / Eccidio nazifascista della Costarella, domenica la commemorazione nella frazione di Trivio

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FORMIA –  Lo sanno (purtroppo) in pochi e, ancor meno, i giovani: anche Formia il 26 novembre di 79 anni fa ha conosciuto la sua “Sant’Anna di Stazzema”, la sua “Marzabotto” o, peggio ancora, la mattanza stile Fosse Ardeatine. Essere soltanto italiani. Per questo legittimo spirito identitario la città conobbe la tragicità di un eccidio nazista, una strage che, avendo (purtroppo) ancora le ferite aperte e sanguinanti per un’intera comunità, rievoca quelle più note consumate durante la durissima guerra di liberazione.

Erano trascorsi due mesi dall’armistizio che i tedeschi cominciarono a minare i principali nodi di collegamento e i centri di telecomunicazione di Formia e del Golfo. Gli alleati anglo-americani avviarono, invece, i loro devastanti bombardamenti dal mare. Per i tedeschi l’affronto del tradimento fu talmente duro, insopportabile, da digerire che nella frazione collinare di Maranola il 17 ottobre 1943, a distanza di poche ore, vennero fucilati due antifascisti come Antonio Ricca (la piazza della frazione più importante di Formia porta doverosamente il suo nome) e Aurelio Pampena.

Anche nella vicina Trivio, a poco meno di un chilometro, il timore degli uomini di essere rastrellati e mandati a lavorare al fronte, esposti a continui bombardamenti e mitragliamenti, era fondato ed era nell’aria. Per rappresaglia contro le continue azioni di sabotaggio, la mattina del 26 novembre 1943, più di cinquanta “SS”, agli ordini del tenente Kramer, dopo aver bloccato le vie d’accesso e circondato i borghi collinari di Castellonorato, Maranola e Trivio, fecero irruzione nelle case dei “triulesi” rastrellando tutti gli uomini, compresi i vecchi e gli inabili. Dappertutto pianto e disperazione. Solo pochi uomini, alle prime avvisaglie, riuscirono a dileguarsi sulla sovrastante collina della Costarella, alle spalle del centro storico di Trivio, ma, inseguiti dalle belve naziste e ormai fuori controllo, furono catturati e fucilati barbaramente.

Ripetere i loro nomi a distanza di 79 anni provoca per chi li ha conosciuti, purtroppo sempre pochi per l’inesorabilità del tempo, sentimenti di commozione e di pianto. Si trattò di Angelo Nocella, di 34 anni, di Luigi, Giovanni, Francesco e Ersilio Filosa, rispettivamente di 30, 73, 38 e 18 anni, di Antonio Guglielmo, di 38 anni, di Salvatore Marciano di 37 anni e di Alfredo Lagni, di 35 anni. I loro corpi quel giorno furono lasciati a terra fino a tarda sera, malgrado il pianto disperato e le implorazioni dei familiari. Seguendo il loro bieco costume, i tedeschi effettuarono un massiccio rastrellamento nel cuore di Trivio, radunarono tutti gli uomini, circa 400, nella piazza del paese, quella intitolata a S. Andrea, e davanti al cimitero di Maranola, in località “Muntagnano” , furono caricati sulle camionette colme di soldati armati fino ai denti, incolonnati alla volta di Formia. Ovunque grida e pianti e poi il compito doloroso di recuperare in località Costarelle, una collinetta che, come detto, sovrasta il centro di Trivio ai piedi di Monte Redentore, i corpi rimasti senza vita, tra gli arbusti, di Angelo, Luigi, Giovanni, Francesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio. Era, quest’ultimo, il più piccolo di tutti: aveva appena compiuto 18 anni. I giovani fanatici soldati tedeschi se ne andarono ripetendo con una cinica e malvagia ossessione: “Tutti kaputt!”.

Ora Formia, a distanza di 79 anni, si appresta, dopo la gravosa emergenza epidemiologica legata al Covid, a rendere omaggio ai suoi martiri perché “non si può e non si vuole dimenticare”. Domenica 27 novembre saranno ricordati e commemorati prima con una Santa messa alle 11 officiata presso la chiesa di S.Andrea da Monsignor Giuseppe Sparagna, e a seguire, con la benedizione e la deposizione di una corona d’allora ai piedi del monumento che l’amministrazione di centro sinistra, a guida del sindaco Sandro Bartolomeo, realizzò in stretta collaborazione con il centro socio culturale della seconda frazione collinare di Formia.

A partecipare a questo evento commemorativo per la seconda volta in qualità di sindaco della città sarà il dottor Gianluca Taddeo che, accompagnato dal suo “vice”, l’avvocato Giovanni Valerio e dal presidente del consiglio comunale Pasquale Cardillo Cupo, lancerà un appello: uno degli episodi più dolorosi della storia di Formia e dell’intero Golfo di Gaeta non si perda tra le nebbie, dense, della storia ma resti fisso nella coscienza delle nuove generazioni.

Di certo, quella di 79 anni fa fu una rappresaglia violenta, inumana e perpetrata a danno di civili che altra colpa non ebbero se non quella di essere italiani. L’istituzione comune naturalmente dirà ancora ‘grazie’ a questi ragazzi di Trivio. L’eccidio della Costarella non ha avuto – va ricordato a quasi 80 anni – una natura bellica ma è stato il massacro di un gruppo di persone, inermi, per di più giovani, che hanno avuto la colpa di rappresentare la comunità di Trivio e, in particolare, di Formia. La commemorazione di domenica non sia però un ripetitivo e sterile momento rievocativo. Sia di stimolo perché il comune si adoperi perché quello di Trivio venga annoverato tra i più cruenti eccidi nazisti consumati in Italia dopo l’8 settembre, magari istituzionalizzando- cosa non ancora avvenuta da tutte le amministrazioni che si sono succedute nel tempo – la data del 26 novembre. Può diventare un momento di riflessione per l’intera comunità cittadina contro le devastazioni, umane e materiale, della guerra. Quella guerra che ricorda tanto quella scoppiata il 24 febbraio scorso, in Ucraina, alle porte di un’Europa che, a modo loro Angelo, Luigi, Giovanni, Francesco, Antonio, Salvatore e Alfredo Lagni e Ersilio con il loro sacrificio hanno contribuito a far nascere qualche anno più tardi.

“Ci teniamo molto a questa giornata – sottolineano Luigi Saraniero e Alberto D’Angiò, presidente e dirigente del Centro Socio Culturale Trivio – perché forte è la volontà di riscoprire e diffondere nei cittadini, soprattutto tra i più giovani, i valori profondi della nostra storia locale. Vogliamo ricordare ai nostri figli di non dimenticare il sacrificio di chi ha dato la sua vita per renderci liberi. Per Formia l’eccidio della Costarella è una cicatrice ancora aperta – osservano – Oltre alla ferocia mostrata dalle truppe tedesche, colpì la totale assenza di motivazioni. Non si trattò di una risposta ad un’azione militare, né di una punizione per atti di insubordinazione”.

Questo momento produrrà i suoi effetti di natura culturale e pedagogica se l’istituzione scuola saprà dare il suo contributo. Un personaggio che ha contribuito a rendere grande la scuola formiana è l’ex dirigente scolastico dell’attuale istituto tecnico economico, l’ex ragioneria”, “Gaetano Filangieri”, il professor Pasquale Scipione. Domenica ci sarà a Trivio per rendere omaggio ai martiri della Costarelle e per “ricordare a tutti, e a tutte le latitudini, la ferocia della guerra che annulla i valori fondamentali della nostra umanità. Con il fragore delle armi in corso in Ucraina e non solo, che conferma il tradimento dei potenti della terra di quel “mai più” pronunciato alla fine del secondo conflitto mondiale, domenica continueremo a dire “grazie” a questi nostri eroi poichè con il loro sacrificio hanno contribuito a liberarci dalla follia nazifascista”.

Antonio Guglielmo aveva 38 anni quando fu barbaramente ucciso a colpi di mitra. Suo fratello, Settimio, poi diventato un raffinato e sensibile artista e pittore, apprese la notizia della morte di Antonio Guglielmo nel 1944, di ritorno nella sua “Triugle”, dopo un anno di prigionia in Africa. “Settimio, tra le altre sue splendide opere, ci ha lasciato come eredità spirituale – ricorda un commosso professor Scipione -. un suo bellissimo quadro di questo Eccidio che ho inserito in una biografia, che ho avuto l’onore di scrivere dedicandogliela.”

Se il comune spera che uno degli episodi più dolorosi della storia di Formia e dell’intero Golfo non si perda – come purtroppo sta avvenendo – tra le nebbie della storia ma resti fisso nella coscienza delle nuove generazioni, il centro socio culturale di Trivio ha sposato e scolpito nella sua vivace attività aggregativa una frase di uno dei padri dell’Italia repubblicana e democratica. Per il costituzionalista Piero Calamandrei “Dovunque un uomo è morto per riscattare l’Italia, bambini, andate lì perché lì è nata la Costituzione”. Benedetta Magliocco, moglie di una delle otto vittime dell’eccidio, quando chiese ai tedeschi il corpo del marito, il loro rifiuto fu interpretato letteralmente in questo modo:” ‘I banditi non avere famiglia’. La verità è che gli otto civili fucilati sulla Costarella non partecipavano alla guerra e non proteggevano partigiani: furono vittima della ferocia dei regimi oppressivi, uccisi dall’insensata crudeltà della guerra…Quella vera…

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