Formia / “Il frutto” e “Gli strumenti della Bramosia” in scena al teatro “Iqbal Masih”

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FORMIA – Sabato 20 novembre ore 21, Piccolo Teatro Iqbal Masih, Via Vitruvio 342, a Formia, con Soledad Agresti, Barbara Russo, Valentina Fantasia, per la regia di Raffaele Furno, andranno in scena “Il frutto” e “Gli strumenti della Bramosia”. 

“La donna crea, è generatrice, ventre materno che accoglie, cura, protegge. Madre natura è donna, perché il suo ciclo vitale e riproduttivo è un macroscopico ventre materno da cui nascono fiori e frutti di ogni tipo. Ma nel ciclo riproduttivo, nell’alternarsi di primavere e inverni, non c’è solo la vita. In sé è insito anche il momento della morte o dell’attesa. Da questo parallelo arcaico e metaforico nasce il progetto di questo dittico teatrale, prodotto dalla Compagnia Imprevisti e Probabilità.

Il primo atto, Il Frutto è un testo originale dell’autrice e attrice Soledad Agresti che ha vinto nel 2021 il premio Fitalia come miglior tragedia. Ida e Ada sono due donne sole. Una è la donna chiara, l’altra è la donna scura. Ida e Ada sono state entrambe abbandonate da uomini approfittatori, che da loro volevano solo una cosa…. quella cosa là.

Tra Ida e Ada c’è un segno di confine, che delimita i loro spazi vitali. Ma questo confine non è un muro, piuttosto una membrana permeabile che mette Ida e Ada in comunicazione, pur tenendole separate. Tra Ida e Ada c’è un albero di mele. A chi appartiene? Chi lo ha piantato? Chi ha diritto a godere del frutto che ne nasce?

Dalle mele si sviluppa l’intreccio; a causa delle mele Ida e Ada dovranno necessariamente affrontare i propri demoni: il loro rapporto morboso e fallimentare con gli uomini della propria vita, amanti di una notte, un marito che è scappato, un figlio che probabilmente è stato punito per espiare tutte le colpe del genere maschile.

La gestualità delle due attrici è netta, secca, precisa. L’intera idea di messa in scena si incentra sul binomio “accogliere” e “rifiutare”, perché le donne sono generalmente percepite come accoglienti, nutrici, ma le due protagoniste hanno subito, e forse agito più volte, azioni di rifiuto terribili ed estremi. “Accogliere” e “rifiutare” si trasformano per l’appunto nel modo in cui le due attrici manipolano i pochi elementi scenici attorno a loro (due sedie, un telo) ma soprattutto nel modo in cui si toccano, si cercano, si accarezzano, si affrontano aggrappandosi l’una all’altra come se ognuna rappresentasse la speranza ma anche la nemesi reciproca.

Il secondo atto, Gli strumenti della Bramosia è un monologo adattato dal testo teatrale di Judith Thompson. Una donna irachena, intenta a curare i fiori del suo giardino, narra la sua vita trascorsa sotto il regime di Saddam Hussein e l’occupazione americana durante la Guerra del Golfo. Nel giardino c’è uno splendido albero di datteri, forte, alto, centenario. Ma gli alberi sono sempre associati al maschio. Alle donne è riservato il mondo dei fiori, più delicati, colorati, profumati. Un mondo di bellezza.

La protagonista non può vivere di quella bellezza, perché le è negata dalla storia violenta e repressiva del suo paese. Lei deve essere forte come un albero, radicarsi, e resistere alle tempeste scatenate dalla repressione della polizia segreta, prima, e dalle bombe americane, poi. Deve proteggere la sua famiglia, i suoi figli, consapevole che fallirà. Trova rifugio nella poesia. Trova rifugio nei gesti quotidiani con cui innaffia, pianta e cura le pianticelle.

Il suo è un rapporto carnale, passionale col giardino e con quello che inizia a rappresentare, ovvero un luogo di ricordi e nostalgia in cui i fiori ed i vasi diventano metafore di vite spezzate, di paura e di dolore. È una donna consapevole della sua finitezza davanti al potere delle armi, ma proprio quella consapevolezza le dona una voce critica che è, assieme, pensiero ed azione.

Insieme, le tre donne protagoniste de Il Frutto e de Gli strumenti della Bramosia incarnano un femminile mitico e terribile, evocativo delle tragedie dell’antica Grecia, ma strenuamente moderno ed immerso nel mondo che tutti noi abitiamo”.

Ingresso unico 10€, informazioni e prenotazioni 338-2439361