Formia in lutto: muore il dottor Ugo Rivera (video)

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FORMIA – Romano Prodi in una visita privata effettuata qualche anno a Formia presso l’abitazione di uno dei “padri nobili” della sinistra italiana, Vittorio Foa, chiese di quel medico chirurgo dell’ospedale “Dono Svizzero”. Ma lo fece non perché ne avesse bisogno per rimuovere qualche calcolo impazzito o un’appendice capricciosa. Ma solo per capire e, soprattutto, conoscere chi, prima di lui, tre anni prima – la primavera del 1993 – della vittoriosa affermazione dell’Ulivo alle elezioni politiche nazionali – aveva intuito per la prima volta che le tradizioni cattolico-democristiana, socialista-riformista, comunista e ambientalista si sarebbero dovute fondersi e non confondersi per dare una speranza a Formia e… successivamente all’Italia. Quella raffinata ed acuta intelligenza non c’è più. La Formia politica è sicuramente più povera dopo la scomparsa nella tarda serata di sabato 3 novembre, all’età di soli 71 anni, del dottor Ugo Rivera, deceduto, dopo una lenta e graduale agonia durata esattamente una settimana, presso il reparto di rianimazione dell’ospedale “Dono Svizzero” dove lottava contro le conseguenze di una devastante emorragia celebrale.

Rivera è morto in quell’ospedale che era diventata la sua seconda casa, da quando, laureato giovanissimo in medicina e chirurgia, era stato assunto come “aiuto” primario di un altro gigante qual è stato il dottor Giuseppe Cardi. Nel giugno 2013 la pensione, dopo 40 anni di servizio, per Rivera è stata una tappa della sua vita di cui avrebbe fatto a meno. Contrariamente a quanto rispondeva durante la festa di commiato – vi possiamo mostrare il video relativo – che i suoi più stretti collaboratori e la direzione sanitaria del “Dono Svizzero” gli organizzarono, Rivera sapeva di dire una bugia quando affermava “Me ne vado molto volentieri…e non farò come quel pescatore che, il giorno dopo della pensione, va al porto per vedere le barche che prendono il largo…” Quel medico sapeva di dover convivere da quel giorno con la sua naturale malinconica tristezza e con il cuore che già lo aveva costretto, suo malgrado, ad allontanarsi dalle sale operatorie e a rifugiarsi negli uffici della direzione sanitaria dell’ospedale dove era diventato un juke box gratuito a favore di chi lo interrogava per le sue grandi passioni della sua vita (la principale, Ugo, la riservava per sua moglie Gabriella e per gli adorati figli Emiliana e Pierfrancesco): la politica, la sanità pubblica, la cucina e, perché no, per la Roma intesa quale squadra di calcio.

Il dottor Ugo Rivera non era formiano ma amava la sua città più quanto la amino tanti formiani. Era nato a Pontecorvo, in provincia di Frosinone, il 5 marzo 1947 e dovette trasferirsi in riva al Golfo perché a Formia, presso il liceo classico “Vitruvio Pollione”, insegnava suo padre, Salvatore, un esempio per tante generazioni di giovani studenti nonostante l’oblio del tempo. Il diploma in quella “palestra di vita” di via Divisione Julia e poi l’università: “Eravamo ospiti dello stesso collegio, Ugo era più grande di me di un anno – racconta l’ex sindaco di Formia Sandro Bartolomeo – Avevamo due formazioni politiche e culturali diverse ma ci cercavamo a vicenda. La nostra amicizia ha superato anche gli altissimi steccati, di allora, di natura politico-ideologica. In consiglio comunale eravamo avversari, non lo nascondo, quando uscivamo parlavamo dei nostri primi approcci all’attività di medico”.

La politica, un cromosoma indelebile nel Dna di questo personaggio che Formia , tutta, ha voluto bene, stimato ed apprezzato ancorprima. L’esordio nel consiglio comunale è avvenuto alle amministrative del 8 giugno 1980, una data importante perché l’avvio di un decennio politico non facile (tutt’altro) ed il crepuscolo per una generazione, quella del primo dopoguerra, che stava per cedere il passo. Il 22 settembre di quell’anno diventava sindaco della città per la seconda volta Tommaso Parasmo ed il 33enne consigliere democristiano di scuola Dorotea veniva nominato assessore alle attività produttive, commercio, industria, agricoltura, artigianato, turismo e sport. Rivera avrebbe già potuto sul piano politico tessere le fila per l’elezione di un presidente della Repubblica ma davanti ad una delibera di Giunta da approvare in Giunta o in consiglio comunale aveva, manifestava un’evidente orticaria. Quel posto in Giunta, non a caso, l’ha conservato sino al 24 marzo 1981. Erano tempi amministrativamente delicati per Formia e per l’Italia, i sindaci venivano eletti dal consiglio in base alle maggioranze che si andavano a formalizzare in aula e restavano in carica meno delle stagioni astronomiche.

Rivera in Giunta non vi è più tornato. Su espressa sua richiesta. Fu nominato assessore “supplente” (allo sport, turismo, igiene e sanità) dal sindaco Giulio Colella il 16 febbraio 1982 e dal suo successore, il 14 marzo dell’anno dopo, Tommaso Parasmo. Formia cresceva (forse troppo) e le bambine venute al mondo in quei messi avevano quasi tutte un nome, Azzurra, per “colpa” di quella barca che a Formia preparava la prima spedizione italiana all’America’s Cup. Dietro quest’operazione di marketing, di vero marketing turistico (altro che), c’era il dottor Rivera che convinse un suo cugino adottivo, l’imprenditore di origine formiane Raffaele Ranucci (nel frattempo vice-presidente della Roma di Dino Viola e futuro presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi mai assegnate nel 2004 alla città eterna), a chiedere allo Yatching Club Costa Smeralda, all’avvocato Giovanni Agnelli e ad un giovanissimo Luca Cordero Montezemolo di far allenare nelle acque di Formia e del Golfo la truppa di Cino Ricci. Altro che delibera di Giunta o determina dirigenziale di chicchessia…

Arriveranno le elezioni amministrative del 12 e del 13 maggio 1985 e Rivera per le sue riconosciute qualità diplomatiche e di mediazione venne eletto capogruppo di un partito, la Dc, che annoverava, nonostante l’onta subita un anno per il suo commissariamento da parte del deputato di Potenza Angelo Sanza, 22 consiglieri su 30. Si tratta di numeri che neanche il partito Comunista bulgaro dell’epoca poteva vantare… Rivera scandagliò il terreno per dar vita ad un inedito e coraggioso accordo con le forze laico-socialiste e capì che i tempi, anche a livello nazionale, non erano ancora maturi. E così che dal suo magico cappello a cilindro la sera del 23 luglio 1985 spuntò il nome di un giovane docente di matematica e fisica presso il professionale “Enrico Fermi” e Franco Simeone con 22 voti (..tutti della Dc) diventava il sindaco della nuova consiliatura. Le faide interne alla Dc dopo appena 11 mesi – il 28 giugno 1986 – provocarono l’omicidio politico del professor Simeone perché una stella nascente cominciava ad essere amministrativamente ingombrante, Michele Forte. Ma Rivera concepì sul divano della sua abitazione di San Remigio un qualcosa di rivoluzionario a livello locale: la nascita di una Giunta Pentapartitica, un governo di “salute nazionale” in cui c’erano tutti, tranne che il Pci e quanto stava bollendo in quella pentola a pressione che si chiamava consiglio comunale. Questo nuovo artificio politico di Rivera ha permesso al sindaco Forte di primeggiare sul piano amministrativo e allo stesso aiuto chirurgo di eccellere su quel politico.

Michele Forte non si fidava – si sa – neanche della sua ombra ma di Ugo Rivera sì, perché l’imperativo era governare una città complicata pur nelle differenziazioni di ciascuna componente politica di appartenenza: il doroteismo dell’ex sindaco di Roma Clelio Darida per Rivera, l’Andreottismo puro per il sindaco originario di Maranola. Le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio 1990 hanno rappresentato l’inizio della… fine per l’esperienza politica, amministrativa ed umana della Dc di Formia: 28 consiglieri su 40 erano una falsa cartina di tornasole per quanto stava avvenendo nel paese reale…l’inizio di tangentopoli…la questione morale di Berlingueriana memoria. I mandati sindacali di Michele Forte e di Vittorio Marciano terminarono con il doloroso e traumatico commissariamento del comune, un comune “girato come un calzino” un giorno ed un giorno pure da Procura e forze dell’ordine perché qualcosa, di serio, stava avvenendo… ma fuori le quattro mura del palazzo municipale. Lo aveva capito lo stesso dottor Rivera che, da vero moroteo qual’era, riusciva a colloquiare con i cittadini e sul piano politico con chi era alla sua sinistra ma anche alla sua destra perché il fine – diceva – era Formia e il mezzo doveva essere la politica. Quella vera e sana. In quest’ottica l’ex capogruppo della Dc nella primavera di 25 anni fa diede vita a quel laboratorio politico inimmaginabile sino a pochi mesi prima, a Formia e nel resto dell’Italia: il “Progetto per Formia”, una perfetta miscellanea di esperienze politico-culturali che permisero di sdoganare dopo mezzo secolo quella comunista e di far eleggere direttamente dai cittadini (capitava anche questo per la prima volta) il suo miglior esponente dell’epoca… un altro medico come Ugo Rivera, il neuropsichiatra infantile Sandro Bartolomeo.

In effetti, la politica complessivamente è sempre stata debitrice nei confronti di questo grande stratega che ci ha lasciati. La conferma è arrivata dalle elezioni politiche del 26 e 27 marzo 1994, l’anno della prima vittoria di Silvio Berlusconi. Si votava con il “Mattarellum” e Rivera, per una doverosa forma di gratitudine, era stato candidato nel collegio uninominale della Camera del sud-pontino per i Progressisti (Alleanza Democratica). Quella notte Rivera non andò a dormire, l’imprenditore Gianfranco Conte sì: la mattina dopo gli dissero che era diventato deputato in rappresentanza di un qualcosa di indecifrabile…Forza Italia. Era la vita. I rapporti tra il centrosinistra formiano e l’aiuto chirurgo si incrinarono quando la Giunta di centro sinistra, sospinta da un forte vento giustizialista, deliberò la costituzione di parte civile del comune nei confronti degli indagati finiti sotto processo per la “tangentopoli formiana”. La componente di Alleanza Democratica, quella di Rivera (all’epoca rappresentata in Giunta dall’assessore Sandro Zangrillo) fuoriuscì per polemica dall’esecutivo con un insegnamento che dovrebbe essere d’attualità per il nuovo corso amministrativo al comune: “Io non ho rinnegato nessuno e nulla. Ho capito soltanto che i tempi sono cambiati – soleva ripetere Rivera parafrasando Aldo Moro – Sono e resto a disposizione della città per dar vita a nuove formule politiche ma queste non possono arrogarsi il diritto, ora e mai, di divorare, i propri padri….Non lo permetterò a nessuno”. Seguirono stagioni di tiepida freddezza tra Rivera e la politica cittadina, sia nel centro destra (fu candidato ma non eletto in Forza Italia) che nel centrosinistra (al quale prestò, a più riprese, alcuni suoi pupilli come, appunto, Sandro Zangrillo, Maria Antonietta De Meo e Luigi Scafetta).

La sua ultima volta fu alle amministrative del 2008 nella lista “Amore per Formia” che sosteneva a sindaco Sandro Bartolomeo. Ma stavano già scorrendo i titoli di coda sulla parentesi (politica) della vita di un uomo che da quest’arte, di cui è stato uno dei migliori se non il migliore per intelligenza, stile, oratoria e capacità di dialogo, avrebbe meritato di più. Ma Ugo era contento comunque. Se qualcosa gli veniva sottratto da questa umana attività, a fare il resto ci pensavano tra quattro mura domestiche la moglie Gabriella e i figli Emiliana e Pierfrancesco che, in questo momento di grande e infinito dolore, abbracciamo con amicizia ed affetto.

I funerali si svolgeranno domani mattina, alle ore 10.30, presso la Chiesa di Sant’Erasmo.
Saverio Forte

VIDEO Ugo Rivera va in pensione