Renato Zero premiato per la canzone “Il Cielo” da una delegazione di Ventotene [VIDEO]

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VENTOTENE – Un amarcord all’insegna della commozione e anche di qualche immancabile risata. E’ quello che il sindaco di Ventotene Gerardo Santomauro e l’imprenditore Daniele Coraggio nella veste quest’ultimo di presidente dell’associazione “Ventotene mia” hanno organizzato al Palalottomatica di Roma mercoledì sera nell’intervallo di uno dei “sold out” di Renato Zero nell’ambito del fortunato “Zero il folle in tour”. A Renato Fiacchini, il vero nome del “re dei sorcini”, è stato assegnato un premio, simbolico, per il suo antichissimo rapporto che lo lega alla seconda isola pontina. Gli è stato donato un piatto in ceramica realizzato dall’artista campano Giuseppe Cicalese su cui è stato stilizzato il suo volto romano per festeggiare al meglio un anniversario musicalmente significativo: cinquant’anni fa usciva per la prima volta “Il Cielo” che, scritto due anni prima a Ventotene dal 17enne Renato Fiacchini durante una delle sue prime vacanze, trovò la sua definitiva consacrazione nel 1977 quando diventò uno dei motivi trainanti dell’album “Zerofobia”.

Il disco è considerato un crocevia fondamentale nella carriera di Zero: presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo la rivista specializzata “Rolling Stone Italia” alla posizione numero 35, “Zerofobia” 42 anni fa conteneva un altro brano che per la stessa ammissione del cantante cresciuto in via Ripetta, a due passi da piazza del Popolo, ha scritto durante le sue permanenze nella casa affittata in via del Muraglione, nei pressi laddove oggi è ubicata la brigata di Ventotene della Guardia di Finanza. Si tratta di “Morire qui”, è forse la canzone che meglio rappresenta il 69enne Renato Zero, nonostante gli anni. La sua precisa cifra stilistica è a metà tra il disco anni ‘70 e certe “invenzioni” che solo Renato poteva trovare all’epoca: sincero e credibile allora come anche oggi. In “Morire qui” emerge molta autoironia e una certa dissacrazione del rapporto a due che forse per l’ Italia del tempo era quanto meno “inconcepibile”.

Renato Zero ha confessato al sindaco Santomauro e a Coraggio che la prossima primavera, forse a maggio, a distanza di 33 anni dall’ultima volta, tornerà a Ventotene non per tenere un concerto vero e proprio – cosa organizzativamente complicatissima – ma un recital ad inviti sulla falsariga delle esibizioni di qualche anno fa di Claudio Baglioni a Lampedusa. La consegna del piatto è stato un piacevole siparietto cui hanno partecipato, tra gli altri, alcuni dei vip presenti, in prima fila, al concerto di martedì sera: il direttore de “Il Fatto Quotidiano” Marco Travaglio e il giornalista televisivo e radiofonico Gianni Ippoliti. C’era anche una signora di mezza età di Ventotene, Rosalba Castagna. Di lei Renato Zero si è ricordata subito: è la figlia di nonna Candida e la sorella di Osvaldo Castagna, gli affittacamera di via Muraglione che hanno ospitato il giovanissimo Renato dal 1967 al 1987 anno in cui l’autore de “Il carrozzone” partecipò nella chiesa parrocchiale di Santa Candida alla messa per il battesimo del figlio del compianto Osvaldo, Alessio. Ora questo legame può essere riannodato.

E lo hanno sottolineato sia il sindaco Santomauro che Coraggio: “E’ stato davvero un piacere incontrare un amico, di vecchia data, della nostra isola e della nostra comunità. Ci ha sorpreso anche lo spirito con cui ci ha accolto durante l’intervallo del suo concerto di mercoledì sera. Pensavamo che l’incontro dovesse durare il tempo di una stretta di mano e la consegna del piatto di ceramica dell’artista Giuseppe Cicalese. E invece Renato era davvero contento di questa visita. La nostra isola gli è stata davvero d’ispirazione per la scrittura di un brano, molto intimo e profondo, come “Il Cielo” a cui Renato è molto legato nonostante siano trascorsi 50 anni dalla sua pubblicazione. Non a caso resta la canzone di chiusura dei suoi spettacoli e concerti. Il cielo sintetizza il rapporto con la fede e quello dell’essere umano verso questa entità misteriosa a cui è legato il destino dell’uomo.

L’autore, quindi, invita a vedere oltre quella macchia buia e ad avvicinarsi a Dio per sperare in un futuro migliore oltre che godere della propria attuale esistenza su questa terra”. Renato Zero nel brano scritto a Ventotene mezzo secolo fa rappresenta l’impotenza umana sotto l’immensità del cielo e indica come una salvezza la fede poichè chi si lascia distogliere dalla propria vanità o, peggio ancora, eccede in violenza, non rende onore alla vita e sotterra la propria dignità non meritando nemmeno pietà. L’amore e l’amicizia sono, quindi, i valori da ricercare per dare nuova luce ad un mondo grigio e stanco. Proprio questa ultima parte, cantata dal pubblico nei concerti, rende questo brano un marchio di fabbrica di Renato Zero e del suo modo di intendere la musica e lo spettacolo oltre che la sua scala di valori per avere un mondo di migliore dove basta un sorriso o una stretta di mano per sentirsi serenamente parte di quel cielo.
Saverio Forte

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