Formia / Omicidio Langella, in appello sconto di pena per Andrea Tamburrino

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FORMIA – Con uno ‘sconto’ di un anno ed otto mesi di reclusione si è concluso davanti la prima sezione penale della Corte d’assise d’appello di Roma – presidente Andrea Calabria, a latere Giancarlo De Cataldo) il processo nei confronti di Andrea Tamburrino, il 44enne gigolò di Cellole ma da anni trapiantato a Scauri considerato il colpevole della morte di Giuseppe Langella, l’autotrasportatore di 52 anni di Formia con cui viveva all’interno della villetta che occupavano in via Giovenale, in località Acquatraversa a Formia. L’uomo, imputato con l’accusa di omicidio preterintenzionale, è stato condannato a nove anni di reclusione a fronte dei 10 anni e 8 mesi di carcere con cui si era concluso, il 27 novembre dello scorso anno, il giudizio immediato celebrato con il rito abbreviato davanti il Gup del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera.

Il procuratore generale Luca Labianca ha prima respinto la richiesta di patteggiamento in appello a sette anni ed otto mesi di carcere avanzata dal legale di Tamburrino, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, per poi chiedere nella sua requisitoria l’integrale conferma della sentenza di primo grado. La sorella della vittima, attraverso l’avvocato Vincenzo Macari, si è costituita parte civile e, in conclusione, i giudici d’appello, dopo una lunga camera di consiglio, hanno integralmente confermato l’assetto accusatorio allestito dai Carabinieri della Compagnia di Formia e del Racis di Roma sotto il coordinamento del sostituto procuratore Chiara D’Orefice. Determinanti sono state anche le relazioni medico legali e le numerose informazioni testimoniali rese durante un dibattimento fortemente indiziario, “orfano” di una prova certa e di un movente.

Secondo la ricostruzione dei Carabinieri, Langella, dopo la separazione e la perdita del lavoro, per sopravvivere ad una situazione di assoluta precarietà era stato costretto a svolgere qualsiasi mansione nella villetta presa in affitto da Tamburrino in riva al mare. All’alba del 2 dicembre di tre anni fa i due litigarono e ad avere peggio fu Langella che, nonostante il suo aspetto fisico, fu scaraventato lungo le scale tra il piano terra e l’ingresso della villetta di Acquatraversa. Morì per le ferite e i traumi riportati e la sua unica colpa fu quella di aver visto nella camera di Tamburrino una partita della Champions League della sua squadra su Sky. Occorre attendere 30 giorni per avere le motivazioni della sentenza e comprendere il percorso logico-giuridico seguito dai magistrati romani.

Saverio Forte