Morte per una rinoplastica a Formia: Lamezia Terme piange Mariachiara Mete

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FORMIA – Una comunità, composta, straziata ed incredula, quella di Lamezia Terme, si è fermata per rendere l’ultimo omaggio a Mariachiara Mete, la ragazza di soli 21 anni che ha cessato di vivere il 24 giugno all’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina dopo essere stata colpita una settimana prima da un arresto cardiocircolatorio mentre si stava sottoponendo ad un intervento, atteso da tempo, di rinoplastica presso una clinica privata di Formia. La chiesa di San Raffaele Arcangelo si è rivelata ben presto troppo piccola per ospitare i tantissimi cittadini comuni che si sono stretti attorno a papà Francesco, a mamma Rosetta e al fratello adolescente della vittima, il cui feretro , di color bianco, è stato scortato soprattutto da molti giovani che, accantonata per un’ora la loro rabbia per quello che appare essere un caso di malasanità, hanno preferito, indossando una semplicissima maglia bianca, coltivare i sentimenti del dolore e del ricordo nei confronti di una ragazza partita con i suoi genitori da Lamezia domenica 16 giugno per effettuare a Formia un intervento di routine di miglioramento estetico al proprio naso.

Mariachiara Mete

Il corteo funebre è stato inaugurato da uno striscione su cui campeggiava la scritta “Mariachiara vive”, un’implicita richiesta di speranza di tanti che non volevano congedarsi da una giovane come tante, dal carattere solare, affabile e disponibile che aveva un sogno tutto suo nel cassetto: ampliare un giorno un negozio di parrucchiera, lavoro che peraltro già svolgeva con il fidanzato a Caraffa, un centro distante pochi chilometri Lametia Terme. Papà Giuseppe e mamma Rosetta hanno voluto tanto che il feretro di Mariachiara, giunto domenica da Latina, partisse dalla loro abitazione, a poche centinaia di metri dalla chiesa di San Raffaele. Il rito funebre è stato officiato da don Giuseppe Montano, dalle cui parole di vicinanza nel corso della commovente omelia è emerso un invito, comprensibile sul piano religioso e teologico, un po’ meno su quello umano, a non lasciarsi imprigionare dalla tristezza perché “Mariachiara vivrà per sempre nei ricordi e nella memoria di tutti coloro che la hanno amata”. Ma il dolore è stato davvero tanto per questa tragedia che si è consumata in tre strutture sanitarie della provincia pontina: due a Formia e la terza in cui la 21enne calabrese è deceduta il giorno di San Giovanni dopo una settimana di agonia, l’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina.

Gli applausi che di tanto in tanto si sono levati all’interno e all’esterno della chiesa parrocchiale di Lamezia Terme sono serviti per “coprire” le urla di disperazione, il pianto a dirotto dei genitori, del fratello minore e del fidanzato dell’aspirante parrucchiera lametina. Intanto proseguono le indagini coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Cassino Alfredo Mattei per individuare la causa o le cause che hanno provocato il decesso di Mariachiara Mete. In quest’ottica i Carabinieri, su disposizione del magistrato titolare delle indagini dopo una specifica richiesta del legali di parte civile, l’avvocato Elettra Bruno, hanno sequestrato il tubo orotracheale utilizzato durante l’anestesia presso la clinica privata di Formia. L’obiettivo della procura è verificare la sua utilità per ricostruire la causa della morte di Mariachiara, sottoporla all’attenzione del medico legale e conservarne la disponibilità in occasione di un eventuale dibattimento.

La procedura con cui è stata effettuata sabato l’autopsia sul corpo della 21enne si è chiusa ufficialmente lunedì quando il magistrato titolare delle indagini ha conferito l’incarico ad un anestesista, il professor Mario D’Auri, che insieme al medico legale Stefano Urso dovrà scrivere, entro i prossimi 90 giorni, la perizia medico legale richiesta dal Pm Mattei. Sarà fondamentale per il futuro processuale delle persone attualmente indagate: sono 31, tra medici ed infermieri che hanno avuto in cura presso la clinica privata di Formia dove ha subito l’intervento di rinoplastica, l’ospedale “Dono Svizzero” dove la vittima era stata trasferita per 48 ore in codice rosso in seguito all’arresto cardiocircolatorio subito durante l’operazione estetica al naso e, infine, l’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina che ha rappresentato il tragico capolinea di una vicenda tanto assurda ed inverosimile per essere… vera.
Saverio Forte

PHOTOGALLERY (credits: Gazzetta del Sud)

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