Formia / Delocalizzazione impianti di itticoltura, i commenti politici post consiglio comunale

Formia Politica

FORMIA – La Regione Lazio non perda più tempo: applichi una propria legge di nove anni fa che, istituendo “l’area sensibile” per il Golfo di Gaeta, avvii la delocalizzazione off shore, a largo di Punta Stendardo a Gaeta, gli impianti di itticoltura e di miticoltura. S’infittiscono le prese di posizioni dopo la decisione del consiglio comunale di Formia che all’unanimità, approvando una delibera, ha dato mandato al sindaco Paola Villa di inviare una diffida alla Regione Lazio per evitare di adottare qualsiasi atto amministrativo teso a rinnovare le concessioni degli attuali impianti in scadenza nel 2020. Insomma la Regione è stata invitata a prendere in mano una situazione ambientale che sta pregiudicando il completo sviluppo dell’immagine turistica, soprattutto di quella balneare, di Formia. Le concessioni di alcune vasche sono già scadute, lo saranno il prossimo anno per alcune altre. Da qui la richiesta del consiglio alla Regione di accelerare le procedure per il trasferimento di questi impianti che, insistendo nel tratto di mare tra Formia e Gaeta, sono stati al centro di alcune inchieste della Procura di Cassino coordinate dalla locale Capitaneria di Porto con l’ipotesi di reato di inquinamento ambientale. Ai lavori del consiglio comunale era attesa l’assessore regionale alle politiche agricole, la privernate Enrica Onorati, che ha inviato una lettera in cui sollecita un percorso condiviso tra istituzioni ed enti per la tutela del mare del Golfo.

Ha espresso la propria delusione il consigliere comunale del Pd, Claudio Marciano, per la posizione della Regione Lazio. Dal suo profilo Facebook ha scritto: “Ieri (martedì, ndr) in Consiglio Comunale, all’unanimità, è passata la nostra mozione sulla questione Acquacoltura. In termini pratici: a) Il Comune di Formia eseguirà un accesso agli atti in Regione per verificare lo stato delle concessioni rilasciate fino ad oggi ai mitilicoltori e itticoltor. La relazione va portata in Consiglio entro il 31 Luglio; b) Gli atti saranno inviati alla Capitaneria di Porto con la richiesta di verificare se vi sono gabbie di cozze e orate che operano senza titolo amministrativo; c) Il Comune eseguirà una diffida legale alla Regione Lazio affinché non rinnovi le concessioni in scadenza nel 2020, data l’incompatibilità tra le stesse e le attuali normative regionali sul Golfo area sensibile; d) Se la Regione procederà comunque, andremo in tribunale. La posizione espressa finora dalla Regione è deludente. La notizia che sarebbe in corso uno studio, dalla durata di 26 mesi, sull’impatto dell’acquacoltura sul Golfo, non può determinare alcun ritardo sulla delocalizzazione off-shore delle gabbie. Già due studi, finanziati da Provincia e Regione, hanno dimostrato, quando gli allevamenti erano la metà di adesso, che gli allevamenti producono eutrofizzazione delle acque e inquinamento da plastiche. Figuriamoci ora, che sono il doppio! E’ necessario che la città si mobiliti per rappresentare alle autorità regionali l’importanza del tema. Manifestazioni, dibattiti, iniziative devono segnalare l’esistenza di un conflitto ambientale mai dichiarato, e che oggi, data l’imminente scadenza delle concessioni al 2020, deve manifestarsi o tacere per sempre”.

Tra i banchi dell’opposizione è insorto soprattutto il gruppo consiliare della Lega, soprattutto dopo l’intervento del consigliere regionale del Pd Salvatore La Penna. Sostituendo l’assessore Onorati, l’esponente Dem di Sezze ha annunciato l’elaborazione di uno studio che valuti l’impatto che provocano gli impianti di itticoltura e miticoltura sulle varie attività economiche che insistono nel Golfo. La Regione ha stanziato fondi per un studio che non vedrà però la luce non prima di 26 mesi: “Sono troppi – hanno commentato i consiglieri del carroccio Antonio Di Rocco e Nicola Riccardelli – Nel 2020 scadono le concessioni e gli impianti devono essere spostati per quella data. Formia non accetta più questa servitù. E’ davvero incredibile la situazione in cui ci siamo trovati martedì in Consiglio Comunale. Abbiamo dovuto prendere atto di essere tornati indietro di ben 10 anni sacrificando tutto il lavoro che le precedenti amministrazioni, gli operatori economici della spiaggia di Vindicio e semplici cittadini avevano fatto per arrivare ad un punto, l’unico possibile: spostare tutti gli impianti off shore e ridare alla nostra città la possibilità di decidere il da farsi sul proprio specchio acqueo!”. Per la Lega “la motivazione della presenza della Regione Lazio in Consiglio Comunale era importante per capire, dopo 6 anni di Giunte Zingaretti, che cosa si volesse fare sul punto e soprattutto le motivazioni (ammesso che ce ne siano) per le quali la Regione Lazio titolare delle concessioni a mare non rispetti”. Si tratta della legge regionale in materia di pesca ed acquacoltura, la numero 4 del 10 marzo 2008; il regolamento regionale “disposizioni attuative relative agli impianti di acquacoltura marina in siti costieri riparati” numero 13 del 4 agosto 2009 e la delibera di Giunta Regionale “Designazione dell’area sensibile del Golfo di Gaeta”, al numero 116 del 2010. ” Tutte queste leggi, regolamenti e delibere attualmente vigenti dicono in maniera chiara – aggiungono i consiglieri Di Rocco e Riccardelli – che gli impianti di acquacoltura dovevano già essere spostati off shore ‘Gli impianti esistenti e autorizzati allo svolgimento di attività di mitilicoltura e pescicoltura siti all’interno dell’area sensibile del Golfo di Gaeta, devono essere ricollocati fuori dall’aria sensibile e posizionati in modo tale che le correnti non convoglino gli apporti inquinanti prodotti nella zona marina individuata come area sensibile’ Questa è legge! Perché Zingaretti non la fa rispettare? Ed invece martedì abbiamo scoperto da una lettera inviataci e letta a tutto il Consiglio Comunale che il duo Zingaretti/Onorati non solo dimostrano di non sapere neanche dove si trova il nostro Golfo (buono solo per prendere voti) ma che addirittura hanno affidato un nuovo studio, denominato progetto Aza-Lazio, all’Ispra, all’Arpa e all’Ogs spendendo ben 275mila euro di risorse pubbliche (e quindi nostre) il cui esiti li conosceremo tra 26 mesi … circa. Ma cosa c’è da scoprire? Qui c’è solo da far rispettare le leggi regionali e magari quei soldi spesi per ulteriori studi, visto che ne abbiamo già tanti e tutti vanno nella stessa direzione, si potevano utilizzare per aiutare le concessionarie degli impianti che regolarmente autorizzate potrebbero avere delle chiare difficoltà economiche nello spostamento off shore. Ci rendiamo conto che il Presidente Zingaretti sia “distratto” da una perenne campagna elettorale – concludono i consiglieri Di Rocco e Riccardelli – ma si passi la mano sulla coscienza e si impegni a lasciare i nostri comuni liberi di poter progettare il proprio futuro e quello dei suoi cittadini nel rispetto di quelle che sono già leggi regionali. Andrebbero solo rispettate”.

Saverio Forte