Minturno / Estorsioni di camorra, dichiarazioni dei pentiti formalizzate con ritardo

Cronaca Minturno

MINTURNO – Secondo la ricostruzione di alcuni pentiti, che hanno cominciato a collaborare con la giustizia subito dopo i loro arresti nel marzo 2018, avrebbe fatto parte di un sodalizio, insieme ad altre due persone trapiantate da anni a Scauri, che per conto della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi sarebbero stato protagonisti di alcuni episodi estorsivi ai danni di imprenditori di Minturno, Formia e Baia Domizia. E invece l’ottava sezione penale del Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato che Silvio F., un 45enne di Scauri lo scorso marzo non poteva essere raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dai sostituti procuratori della Dda di Napoli, Maurizio Giordano e Alessandro D’Alessio, ma rigettata dal Gip del Tribunale del capoluogo campano.

Il motivo? Le accuse rese nei confronti del 45enne di Scauri da alcuni imputati arrestati nel 2018 e poi diventati collaboratori di giustizia sono state formalizzate troppo tardi, 180 giorni dall’inizio della collaborazione con i pm della Direzione distrettuale antimafia. Quest’ultimi avevano impugnato il diniego all’arresto del Gip del Tribunale di Napoli ma il Riesame, presieduto dalla dottoressa Maria Vittoria Foschini, ha accolto in pieno l’istanza del legale del 45enne di Scauri, l’avvocato Massimo Signore, secondo la quale le dichiarazioni accusatorie dei pentiti sono intervenute successivamente dopo i 180 giorni dall’inizio della collaborazione con lo Stato e, alla luce di una specifica sentenza della Corte di Cassazione, necessitavano di riscontri ancor più specifici e penetranti. E questa verifica investigativa – a quanto pare – non è mai avvenuta per la posizione del 45enne di Scauri. Eppure le accuse per Silvio F. erano pesanti come macigni almeno per un’estorsione consumata nel 2017. L’uomo, insieme a Mario F. e a Francesco P., avrebbe riscosso una prima tranche di 5000 euro – la somma iniziale chiesta quale forma di protezione era decisamente più consistente – ad un imprenditore di Baia Domizia impegnato a realizzare un complesso immobiliare del valore di 2 milioni di euro.

Avv. Massimo Signore

Secondo l’ipotesi dell’accusa formulata dai Pm Giordano e D’Alessio i tre – Mario F. e Francesco P. sono tuttora in carcere – avrebbero operato con la forza dell’intimidazione per conto della fazione Bidognetti del clan dei casalesi ritenuta influente sul territorio del sud pontino e dell’alto casertano attraverso estorsioni nei confronti di vari imprenditori nel settore dell’edilizia, dell’ambiente ed anche su attività commerciali. I primi arresti operati nella primavera del 2018 convinsero alcuni degli indagati ad iniziare a rendere dichiarazioni spontanee ai giudici della Dda partenopea e fecero il numero di Silvio F. relativamente a presunte richieste di danaro chieste ad un imprenditore noto della zona per la coltivazione e confezionamento delle fragole, di un paio di bar di Scauri e ad una società impegnata nel trattamento dei rifiuti.

Ma i giudici del Riesame, dopo il disco rosso opposto dal Gip del Tribunale di Napoli, hanno rigettato l’appello della Dda e hanno riabilitato definitivamente la tesi difensiva dell’indagato che, attraverso l’avvocato Massimo Signore, ha sottolineato la sua propria estraneità ai fatti contestati e, in particolare, ha evidenziato l’inattendibilità, intrinseca ed estrinseca, soggettiva ed oggettiva, dei pentiti, in particolar modo con riferimento ad uno di loro che, in un crescendo accusatorio, a distanza di circa un anno e mezzo dalla intervenuta collaborazione, individuava proprio in Silvio F. un membro attivo dell’associazione camorristica descrivendo dettagliatamente alcune condotte illecite alle quali avrebbe preso parte. “Abbiamo smontato punto per punto le dichiarazioni accusatorie dei pentiti, anche in considerazione della determinante circostanza che le stesse, essendo intervenute dopo il termine massimo, previsto per legge, dei 180 giorni dalla data del pentimento, necessitavano di riscontri ancor più specifici e penetranti”, ha commentato l’avvocato Massimo Signore.

Saverio Forte