Ventotene / Scandalo appalti pilotati, la Regione Lazio si costituisce parte civile

Cronaca Ventotene

VENTOTENE – Un’organizzazione di politici e imprenditori in grado, attraverso un sistema illecito, di pilotare l’affidamento ad aziende ‘preselezionate’ di opere e servizi mediante gare, promosse con il metodo della procedura negoziata indette solo da un punto di vista documentale, in quanto le imprese risultavano fittiziamente invitate solo per garantire la scelta precedentemente operata a favore di un determinato imprenditore.

Se sinora questa era l’ipotesi accusatoria del magistrato titolare delle indagini, il sostituto Roberto Nomi Bulgarini, ora lo è anche dell’avvocatura della Regione Lazio che, alla ripresa del processo, ha depositato una richiesta di parte civile nei confronti delle tredici persone indagate il 23 maggio 2017 – cinque di loro furono arrestate tra cui l’ex sindaco Geppino Assenso e l’ex assessore all’ambiente, spettacolo, sport e turismo dell’isola Daniele Coraggio – con le gravi ipotesi di reato di turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, truffa aggravata, per l’erogazione di pubbliche forniture e abuso d’ufficio finalizzato alla realizzazione del “cosiddetto voto di scambio”. A depositare la richiesta di parte civile è stato l’avvocato Carlo D’Amato nelle fasi iniziali della nuova seduta dell’udienza preliminare che si sta celebrando davanti il Gup del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce. Il processo, per la cronaca, è stato rinviato, su richiesta del legale difensore, l’avvocato Vincenzo Macari, a causa di un’omessa notifica nei riguardi di uno degli indagati, l’ex componente di una gara d’appalto Patrizio Quinto, ed è stato rinviato al prossimo 17 dicembre saranno formalizzate le numerosi eccezioni preannunciate dal nutrito collegio difensivo. A partire dalla formulazione della costituzione di parte civile della Regione ma anche di numerosi capi di imputazione, molti dei quali già vagliati dal Giudice del Riesame.

La Regione Lazio – e la procura speciale è stata formalizzata dal presidente Nicola Zingaretti – ha proposto la costituzione di parte civile da parte degli indagati perché – a dire dell’avvocato Carlo D’Amata – le loro condotte, finalizzate a commettere diversi reati, hanno “arrecato un danno all’amministrazione regionale, sia dal punto di via economico che funzionale e di immagine.

Le indagini delle Fiamme Gialle avrebbero portato alla luce un legame tra l’ex sindaco Giuseppe Assenso, di 73 anni, e l’ex assessore Daniele Coraggio, di 36 anni, il dirigente del comune di Ventotene Pasquale Romano con cui dar vita ad un sistema perpetrato per 5 anni, dal 2011 al 2016, attraverso bandi di gara costruiti ad hoc per consentire a due imprenditori isolani, Antonio Langella, di 44 anni, e Claudio Santomauro, di 64 anni, di vincere facile ed intascare finanziamenti regionali per lavori pubblici che, in alcuni casi, non sarebbero nemmeno mai partiti.

E la richiesta di costituzione di parte civile è davvero un fiume pre-concetto di accuse: i cinque indagati avrebbero posto in essere “un numero indeterminato di delitti contro la pubblica amministrazione, di reati di turbata libertà degli incanti, falso ideologico e truffa ai danni della Regione Lazio per mantenere, attraverso l’affidamento di appalti pubblici a favore di ditte riconducibili al sodalizio criminale, il controllo politico ed economico dell’isola di Ventotene e di condizionare gli esiti delle consultazioni elettorali”. In effetti le ordinanze cautelari e gli avvisi di garanzia furono notificati venti giorni prima delle elezioni amministrative che nel giugno 2017 portarono all’elezione del neo sindaco di Ventotene Gerardo Santomauro dopo un doppio mandato del dottor Giuseppe Assenso. La ricostruzione del Pm Bulgarini Nomi fu chiara: ciascuno riceveva qualcosa in cambio, soldi facili alle ditte private, voti di scambio – ritennero gli inquirenti – utili all’ex sindaco Assenso nell’ultima tornata elettorale, quella del 2015, per riconfermarsi primo cittadino di Ventotene.

La proposta di costituzione di parte civile entra anche nel miro dei finanziamenti e contributi concessi dalla Regione Lazio per lavori mai effettuati con la stessa Regione “ignara” di quanto accadeva. Si tratta di 500mila euro (250mila anticipati al comune isolano) per la sistemazione della banchina del porto, di interventi di adeguamento di messa in sicurezza della zona portuale con la creazione di un punto di pronto soccorso; di 300 mila euro (la Regione ne anticipò 194mila) per il completamento della stazione marittima con annessi servizi e di 250 mila euro (125mila euro li ottenne come un iniziale rateo il comune di Ventotene) per la messa in sicurezza delle aree portuali tramite un impianto antincendio). La Regione Lazio è arrivata a tracciare una linea: il danno subito fu di 569mila euro perché, a fronte dei finanziamenti erogati, le opere oggetto di contributo furono sospese o, peggio, mai attuale. Insomma, la Regione era prodiga di attenzione nei confronti della seconda isola pontina ma con la costituzione di parte civile, che naturalmente sarà avversata dal nutrito collegio difensivo che, composto dagli avvocati Luca Scipione, Arturo Buongiovanni, Clino Pompei, Antonio Zecca, Pasquale Cardilo Cupo, Marco Sepe, CaterinaSuppoa, Adelingo Maragoni, Vincenzo Macari, Franesco Di Ciollo e Pier Paolo Dell’Anno, tenterà di smantellare il castello accusatorio della Procura e proverà a far stralciare la posizione processuale, già in sede di udienza preliminare, di molti di questi tredici imputati.

Le indagini dei finanzieri del gruppo di Formia e della Brigata di Ventotene appurarono come l’associazione a delinquere abbia continuato ad operare nonostante fosse ormai nota la posizione degli indagati nel procedimento penale che aveva visto l’allora capo dell’area tecnica del Comune, Romano, già destinatario di una misura di interdizione dai pubblici uffici. Le indagini hanno inoltre permesso di appurare come, nel caso di gare caratterizzate dall’affidamento di servizi, Romano si premunisse, pur di garantire l’impresa affidataria ‘amica’, di non procedere alla stipula di alcun contratto nè, tantomeno, assicurare alla stazione appaltante gli introiti offerti per l’aggiudicazione, arrecando un danno erariale al Comune di Ventotene. Le laboriose indagini della Finanza hanno monitorato 17 episodi “sospetti”, di diversa entità, per i quali rischiano il processo, a vario titolo, altre otto persone indagate a piede libero: si tratta di Francesca Gargiulo, di Ventotene, di 34 anni; Raffaele Taliercio, di 37 anni, di Ventotene: di Francesco Coraggio, di 59 anni anch’egli di Ventotene; di Raffaele Di Gabriele, di 42 anni di Formia; di Luigi Cirillo, di 52 anni di Minturno; di Patrizio Quinto, di 41 anni di Lenola; di Giuseppe Cimino, di 64 anni di Monte San Biagio e, infine, di Catia Bianchi, di 46 anni di Frosinone.

Le indagini della Guardia vollero accertare se questa presunta ed illegale gestione di alcune opere pubbliche sulla seconda isola pontina abbia o meno goduto del supporto di altri soggetti anche perché sotto l’occhio del ciclone finì l’appuntamento elettorale del 2015 quando – come detto – il sindaco Assenso fu rieletto per una manciata di voti ai danni di uno dei due attuali aspiranti primo cittadino, il notaio di origini ventotenesi Gerardo Santomauro, poi eletto sindaco pochi giorni più tardi i clamorosi arresti, l’11 giugno 2017. Un altro aspetto interessante della delicata operazione della Procura di Cassino riguardò il “dominus” dell’area tecnica del comune, Pasquale Romano: era stato interdetto dai pubblici ufficiali ma avrebbe continuato a far parte di questa organizzazione per promuovere procedure pubbliche “da realizzare per l’estate 2016 a vantaggio dei soggetti sodali compiacenti. Davanti il Gup Di Croce sarà importante verificare il comportamento della seconda parte offesa, il comune di Ventotene che, come la Regione Lazio, potrebbe costituirsi parte civile. Ma non lo farà perché – come ha tenuto ad osservare il sindaco Gerardo Santomauro – l’isola ha bisogno di tanta pacificazione. Dentro e fuori un’aula di tribunale.

Saverio Forte