GAETA – E’ entrata finalmente nel vivo, dopo le false partenze del 17 maggio e del 18 settembre scorsi, l’udienza preliminare davanti il Gup del Tribunale di Cassino Vittoria Sodani in cui otto tra amministratori e tecnici del comune di Gaeta devono difendersi dall’accusa di aver autorizzato l’occupazione abusiva di aree del demanio marittimo per quasi 9000 metri quadrati per trasformarle in parcheggi a pagamento ma senza alcun titolo concessorio. Il secondo rinvio del processo fu provocato per l’impossibilità di recapitare il decreto di citazione all’indagato più importante, il sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano dichiarato all’epoca “irreperibile” (al punto che la notifica venisse notificata al domicilio del legale del sindaco Mitrano o, se necessario, al comune di Gaeta).
Il processo ha subito permesso al nutrito collegio difensivo di tentare di demolire il castello accusatorio della Procura secondo la quale il Comune di Gaeta dal 2004 avrebbe occupato abusivamente aree del demanio marittimo per quasi 9000 metri quadrati, lungo il water front che va dal quartiere di Gaeta medioevale sino alla località San Carlo-La Piaia passando naturalmente per il Lungomare Caboto, per trasformarle in parcheggi a pagamento senza alcun titolo concessorio. E’ una tesi che non convince i legali degli otto imputati per il quali il Gup del Tribunale di Cassino Vittoria Sodani deve decidere se rinviarli o meno a giudizio in base alla richiesta del sostituto procuratore Arianna Armanini con le ipotesi di reato di abuso ed omissione d’ufficio, occupazione abusiva di demanio marittimo e turbativa d’asta. Ipotesi respinte al mittente nei loro lunghi e articolari interventi dai legali del sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano (avvocato Antonio Buonemani) del comandante della Polizia Locale Mauro Renzi (Vincenzo Macari), dal dirigente Pasquale Fusco (Alfredo D’Onofrio e Renato Archidiacono) e dal funzionario comunale Antonio Di Tucci (avvocato Lino Magliuzzi).
La prima freccia che hanno fatto scoccare i legali difensori nei loro interventi ma anche nelle interessante memorie presentate al Gup Sodani – il pm d’udienza era la sottoressa Beatrice Siravo – è stato, per quanto possa apparire paradossale – il contenuto dell’ordinanza dell’ex Gip del Tribunale di Cassino Valerio Lanna che nel 2015 aveva detto di “no” al sequestro dei 9000 metri quadrati dei parcheggi a pagamento utilizzati indebitamente nel corso di questi anni dal comune di Gaeta seppur “di proprietà” dell’ex Autorità portuale del Lazio.
“Se il Gip avesse accolto questa richiesta della Procura – hanno dichiarato gli avvocati Macari, Archidiacono, Buonemani, Magliuzzi e D’Onofrio – si sarebbe creata un’inverosimile situazione di caos nella gestione della sosta lungo il water front di Gaeta sino ai confini con il comune di Formia. L’istituzione dell’Autorità portuale del Lazio con la legge numero 84/1994 non ha sottratto al comune di Gaeta la gestione della sua linea di costa. Tutt’altro. E’ una competenza che, sancita dal Codice della navigazione, è contemplata dal Piano regolatore vigente approvato nel lontano 1973. L’ex authority non a caso contribuisce a riqualificare il water front ma la gestione delle fasi di gara spetta sempre al comune”.
Insomma – secondo il collegio difensivo – se il comune di Gaeta ha commesso una violazione va ricercata in un utilizzo indebito dei 9000 metri quadrati di strisce blù dal quartiere medioevale di Gaeta S.Erasmo alla Piaia piuttosto che una loro occupazione abusiva. Il processo è stato rinviato al prossimo 22 gennaio quando interverranno i legali del funzionario comunale Pasquale Petrone, del penultimo e del terz’ultimo presidente dell’Autorità portuale del Lazio, Pasqualino Monti e Fabio Ciani, e di Maria Rosaria Casaburi, quest’ultima nella veste di una cooperativa partecipante ad una gara d’appalto nel 2015 per la gestione della sosta a pagamento sino al 2021. Monitorando lo svolgimento di questa appalto gli agenti della sezione operativa navale della Guardia di Finanza si imbatterono in alcune anomalie procedurali e accertarono come il comune avesse istituto e potenziato le strisce blù lungo il suo water front su aree – come detto – su cui aveva alcun titolo o non aveva chiesto alcuna autorizzazione.
Non a caso gli ex presidenti dell’Autorità portuale del Lazio Fabio Ciani e Paqualino sono indagati per concorso in omissione d’ufficio perché, “pur a seguito di ripetute segnalazioni provenienti dai dirigenti della filiale di Gaeta del network portuale, avrebbero omesso di adottare alcun provvedimento di ingiunzione di sgombero e, in particolare, di rimozione dei parcometri non impedendo il procrastinarsi dell’occupazione abusiva che si aveva – secondo la Procura di Cassino – l’obbligo giuridico di impedire”.
Saverio Forte