Pompeo Rosario Porzio

Ponza / La corte dei conti mette in mora i vertici dell’amministrazione Porzio

Cronaca Ponza

PONZA – La Corte dei conti impiega il tempo necessario per arrivare a destinazione ma alla fine bussa sempre. Questa proverbiale massima popolare, tradizionalmente molto in voga negli ambienti politici nostrani, è stata rispolverata dai consiglieri comunali di opposizione al comune di Ponza, Piero Vigorelli, Franco Ambrosino, Giuseppe Feola e Maria Claudia Sandolo, per commentare la durissima requisitoria della Procura regionale della Corte dei Conti che negli ultimi giorni ha formalizzato la conclusione delle indagini nei confronti di 15 tra amministratori – due sono attualmente in carica – e tecnici del comune di Ponza ipotizzando nei loro riguardi l’accusa per danno erariale o per “danno da disservizio” per oltre 5 milioni di euro. L’istanza della magistratura contabile è collegata allo scandalo degli appalti pilotati che nel settembre 2011 decapitò i vertici dell’allora amministrazione comunale allora guidata dal sindaco Rosario Pompeo Porzio e, se è in corso un regolare processo penale davanti il Tribunale di Latina – la richiesta della Corte dei conti – tuona l’attuale opposizione consiliare – “la questione ci riporta tragicamente perché riguarda l’amministrazione da poco più di un anno al governo di Ponza.” Nel loro mirino sono finiti, infatti, l’ex e attuale assessore al commercio Giuseppe Mazzella e l’ex assessore e attuale consigliere comunale Carlo Marcone, delegato del sindaco al demanio. Entrambi sono imputati in diversi processi penali, oltre a quello relativo al 2011, e Carlo Marcone è già stato condannato dalla Corte dei Conti per danno erariale per circa 13 mila euro, che ha restituito al Comune. Le ipotesi di danno erariale riguardano 11 imputazioni, per le quali le 15 persone sono chiamate a rispondere “a titolo doloso e in via solidale”, a seconda delle loro responsabilità avute nelle singole vicende. I presunti fatti illegittimi vanno dall’appalto per l’apposizione delle reti sulla falesia di Chiaia di Luna (oltre due milioni e mezzo di euro) all’acquisto di due cisterne per il depuratore (neanche duemila euro), da tre monolocali fatti “nascere” a Giancos in un’area destinata a parcheggio (2,3 milioni di euro) all’acquisto di due gommoni per la Protezione Civile (28.700,64 euro) e dei climatizzatori negli uffici del Comune (21.228,10 euro). E poi ancora gli affidamenti per le illuminazioni del porto di Ponza (36.611,02), degli edifici comunali (25.648,09) e di Le Forna (5.908,64), il compenso per un’indagine geologica per il Pai (39.660,00), l’appalto alla Pubblialifana (129.812,21), per finire con le “mance” elargite dallo Sporting Frontone di Mauro Turco (30.000 euro). Per i consiglieri Vigorelli, Ambrosino, Feola e Sandolo vanno messe al centro di una doverosa analisi due questioni: “la prima è morale e politica, perché ha conseguenze fortemente negative sull’immagine di Ponza e la limpidezza dell’amministrazione comunale in carica. Il dovere dell’opposizione è quello di chiedere con forza le dimissioni dell’assessore e del consigliere comunale. Altrimenti – dicono in un post pubblicato su facebook – non sarebbe una opposizione seria. Compito facile e obbligato. Ma questo dovere dovrebbe essere soprattutto della stessa maggioranza, se non vuole infangare l’immagine di Ponza, riportandola al 2011 quando Ponza veniva dipinta come l’isola del malaffare. Un sindaco serio – rincara la dose l’attuale capogruppo dell’opposizione ed ex primo cittadino di Ponza, Piero Vigorelli – dovrebbe imporre le dimissioni dal consiglio comunale di questi due suoi diretti collaboratori, che rappresentano un passato nefasto. Aggiungiamo che sarebbe addirittura auspicabile che siano gli stessi interessati a dare le dimissioni, sostenendo il loro diritto di potersi difendere dalle accuse da uomini liberi da impegni istituzionali, proprio per non sporcare l’immagine dell’amministrazione della quale fanno parte. Una cosa è tuttavia assolutamente certa… Dopo questa estate disastrosa nella quale l’amministrazione comunale ha dato il peggio di sé, la nostra Ponza – si legge nel documento – non ha bisogno che si aggiunga al disastro anche l’onta di un governo dell’isola nelle mani di persone che devono rispondere alla giustizia penale e amministrativa.” La seconda riflessione riguarda le modalità con la quale è stata resa nota questa ipotesi milionaria di danno erariale per la quale ha investigato a lungo, su incarico del pm inquirente, il gruppo di Formia della Guardia di Finanza, lo stesso che, su richiesta della stessa Procura regionale della Corte dei conti, ha sollecitato il Comune di Ponza la “costituzione in mora” nei confronti delle 15 persone coinvolte. La “messa in mora” è un atto dovuto. Serve per salvaguardare i diritti del Comune che, in caso di condanna definitiva delle persone coinvolte, potrà così incassare la somma del danno erariale. Se non lo facesse, non solo il Comune rimarrebbe a bocca asciutta, ma sindaco e assessori sarebbero a loro volta condannati per danno erariale. E così che lo scorso 3 luglio, alle 10.30, due agenti delle Fiamme si recarono al comune di Supino, in provincia di Frosinone, perché qui presta servizio lo stesso segretario comunale di Ponza, il dottor Raffaele Allocca. L’altissimo dirigente, di fronte all’insistenza dei militari impegnati relativamente all’urgenza della richiesta posta in essere, rispose a verbale che “provvederò quanto prima ad effettuare la messa in mora”, fornendo alla Finanza la prova dell’avvenuta notifica alle 15 persone coinvolte. Il “quanto prima” è arrivato – secondo i consiglieri Piero Vigorelli, Franco Ambrosino, Giuseppe Feola e Maria Claudia Sandolo – però solo dopo oltre due mesi. Le notifiche sono state consegnate agli interessati nei giorni scorsi. Gli ambienti politici di Ponza erano a conoscenza di questa presunta ipotesi di danno erariale sin dal mese di luglio e nel consiglio comunale del 10 agosto l’opposizione chiese chiarimenti in proposito: “Come risposta avevamo ottenuto il bavaglio, con il sindaco Franco Ferraiuolo che ci tolse brutalmente la parola. Tutti sapevano quindi tutto già due mesi fa, dai 15 diretti interessati all’intera popolazione di Ponza. Ma da allora ad oggi, l’unico a non conoscere i fatti era, – ed è ancora -, il protocollo ufficiale del Comune di Ponza. Tutti i Comuni italiani hanno l’obbligo di legge della “amministrazione trasparente”. Ogni atto deve obbligatoriamente essere portato alla pubblica conoscenza. Quella di Ponza è invece una amministrazione opaca e invisibile. In tutti i sensi.”