Latina / Sanità, la verità nascosta del pd è nel dm 70/2015

Formia Latina Politica Sanità

LATINA – Ognuno ha il suo peccato originale. Quello del pd, in tema di sanità è, secondo l’on. Raffaele Trano ed il consigliere Loreto Marcelli (Vice presidente commissione sanitaria regionale), nel tentativo di minimizzare gli effetti devastanti del dm 70/2015. “Apprendiamo da articoli di stampa – recita una nota – di una crociata portata avanti dai sindaci della provincia di Latina contro la chiusura dei punti di primo intervento.
Premesso che i primi cittadini, come i rappresentanti sovracomunali, agiscono in base ad un mandato popolare legittimamente loro conferito, rimane incomprensibile sul perché si rivolgano alla ministra Giulia Grillo senza investire il presidente della Regione Lazio delle responsabilità dovute alle scelte compiute nella precedente consiliatura.
Ancor più insensata è la presa di posizione di alcuni consiglieri regionali nel voler addossare la responsabilità di tali chiusure all’attuale Ministro della Salute. Il decreto ministeriale 70/2015, come recita in apertura il documento, ha sostanzialmente recepito una intesa “sancita” con la Conferenza Stato Regioni, di cui facevano parte soprattutto Presidenti di Regione del centro-sinistra, tra cui lo stesso Zingaretti, che di centro-destra. Inoltre tale decreto è stato già oggetto, in parte, di un primo annullamento da parte del Tribunale Amministrativo di Roma.
Molto grave quanto accaduto di recente ad Anagni, in cui la dirigenza dell’ASL si è premurata di chiudere, sic et simpliciter e pretestuosamente in netto anticipo rispetto a quanto previsto dalla Regione Lazio, il locale Punto di Primo Intervento, come sottolineato dallo Snami “Il decreto ministeriale 70-2015, invocato artatamente da alcuni come un mantra a copertura dell’operazione di sottrazione del PPI alla cittadinanza – si legge in una nota dell’esponente del Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani (Sez. di Frosinone) Dott. Giovanni Magnante – non solo non comporta la chiusura del PPI nel caso di Anagni, ma alla luce delle intervenute modifiche aziendali dal 3 agosto 2017, ne implica il mantenimento in vista di un ripristino delle attività ospedaliere di pronto soccorso”.
Per ragioni simili appaiono quantomeno stravaganti le dichiarazioni del “delegato alla sanità minturnese” Franco Esposito. Il valore strategico del punto di primo intervento di Minturno (oltre 20.000 accessi l’anno) e del punto prelievo (circa 25.000) è stato infatti calpestato proprio dalla “filiera” del Pd che oggi, di fatto, riconosce il proprio errore.
A nostro avviso, Zingaretti si dovrebbe preoccupare seriamente dello stato delle strutture ospedaliere e delle relative prestazioni erogate e della loro qualità.
Da subito eletti, tutti i nostri portavoce si sono adoperati nel monitorare la situazione delle varie strutture ospedaliere e distrettuali, recependo le segnalazioni dei cittadini e degli operatori sanitari, cercando di evidenziarne i punti deboli e le problematiche che le investono chiedendone la più immediata risoluzione.
Infatti, insieme al consigliere Loreto Marcelli, vice presidente della Commissione Sanità della Regione Lazio, sono state visitate le strutture ospedaliere di Fondi, Gaeta, Formia, Sora e Cassino, quest’ultime venerdì e sabato scorsi, raccogliendo una serie considerevole di segnalazioni di criticità generate dall’attuale gestione regionale.
Proprio a questo proposito siamo in attesa degli approfondimenti da parte del Comune di Formia sull’imbarazzante mancato procedimento di asseveramento dei locali dell’Ospedale Dono Svizzero di Formia che impedirebbero il funzionamento e l’utilizzo dell’apparecchiatura di risonanza magnetica ferma inspiegabilmente dal 2014, secondo quanto dichiarato dal manager dell’Asl di Latina.
Ci si augura che in futuro tutti, dai cittadini agli operatori sanitari fino ai rappresentanti istituzionali, ci si concentri più nella direzione di migliorare la qualità dei servizi sanitari rispetto a quella della demagogia spicciola e la sterile diatriba a tutela del piccolo interesse di bottega politica”.