Formia / Sequestro Pastificio Paone, il Riesame rinvia a maggio e chiede ulteriore documentazione (video)

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FORMIA – Forse una svolta, importante, nell’intricatissima controversia tecnica, amministrativa e giudiziaria relativa al sequestro dello storico pastificio Paone di Formia. A distanza di sei anni esatti dall’apposizione dei sigilli da parte dei Carabinieri e del Nipaf della Guardia Forestale, inviati dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano con le ipotesi di reato di abusivismo edilizio e lottizzazione abusiva, il Tribunale del Riesame ha cominciato ad affrontare il meticoloso ricorso presentato dall’attuale gestione societaria dell’industria alimentare formiana contro il provvedimento di sequestro disposto dalla Procura di Latina. La famiglia Paone aveva ottenuto nel 2008 dal Comune un permesso a costruire per la trasformazione dello storico stabilimento di piazza Risorgimento per realizzarvi un centro commerciale di medie dimensioni e con i contratti di locazione formalizzati contribuire ad onorare gli impegni assunti con alcuni istituti di credito che avevano erogato importanti mutui per la realizzazione del più moderno sito produttivo nella zona industriale di Penitro, ai confini con il comune di Minturno.

La situazione economica è degenerata e, dopo il concordato preventivo, parte del nuovo stabilimento è finito all’asta, la cui seconda seduta è fissata per l’8 maggio. La Procura di Latina ha sempre ipotizzato i reati di abuso edilizio e di lottizzazione abusiva perché – a suo dire – il processo di trasformazione urbanistica necessitava di un piano di lottizzazione , di una variante ad hoc al piano regolatore generale. Nel loro ricorso al Riesame gli avvocati Luca Amedeo Melegari e Ciro Pellegrino hanno sostenuto il contrario affermando che non ci fosse bisogno di alcun piano di trasformazione urbanistica dal momento che il vecchio pastificio Paone insiste in piazza Risorgimento dal 1878 e, dunque, ancorprima dell’entrata in vigore, nel 1980, del Prg del comune di Formia.

Il Riesame – presidente Valentini, giudici a latere Sergio e Morselli – ha rinviato l’udienza al 3 maggio prossimo e per approfondire l’intera e delicaca vicenda ha già chiesto richiesto alle cancelleria del Tribunale di Latina e alla stessa Procura il voluminoso carteggio tecnico-amministrativo che ha caratterizzato l’iter di trasformazione del vecchio sito industriale. Il processo penale non è ancora iniziato – il sequestro del pastificio Paone rappresenta uno dei tanti capi d’imputazione dell’inchiesta del “Sistema Formia” – ma i reati ipotizzati dalla Procura sono già prescritti. Lo ha tenuto a precisare l’avvocato Luca Amedeo Melegari secondo il quale la richiesta del Riesame di esaminare le carte sinora prodotte è un “segnale positivo” da cui non si può e non si deve prescindere per ottenere finalmente un provvedimento giusto. I reati sono prescritti, il sequestro penale è ancora pendente ma il pastificio Paone corre il rischio di essere confiscato, di finire un giorno nella patrimonio immobiliare del Comune di Formia. Ecco perché il collegio difensivo della famiglia Paone spera nel pronunciamento della Gran Camera (una sorta di Cassazione) della Corte di Giustizia Europea che, dopo aver condannato due volte lo stato italiano, è chiamata a pronunciarsi su un ricorso secondo il quale un bene, contrariamente a quanto prevede l’attuale giurisprudenza, non può essere confiscato quando i reati oggetto del sequestro sono finiti in prescrizione….

Proprio in questi giorni gli attuali soci del pastificio (in testa l’amministratore Fulvio Paone, Domenico, Erasmo e Fabio Fabio) e, ancor prima, tantissimi cittadini comuni in un video avevano avviato un’azione di sensibilizzazione perché il presidente del Tribunale di Latina Caterina Chiaravallotti su questa vicenda effettuasse un’operazione -verità per far emegere “un profondo concetto di giustizia”. Di questa lettera aperta ne parla in un’intervista video rilasciata a Saverio Forte proprio l’ad Paone che, illustrando le motivazioni in essa contenuta, rigetta categoricamente quell’equazione in base alla quale il sequestro dello storico pastificio ed il “Sistema Formia” siano la stessa cosa: “Non è così e proveremo a dimostrarlo sino a quando – dichiara Paone – avremo la possibilità di farlo”.

Intervista a Fulvio Paone

Pubblichiamo sotto integralmente la lettera aperta inviata dai soci del pastificio Paone al presidente del Tribunale di Latina Chiaravallotti:
“Gentile Presidente del Tribunale di Latina, Le scriviamo questo pubblico appello perché, molto probabilmente, le considerazioni che vogliamo esprimerLe, difficilmente possono trovare spazio nello svolgersi tecnico dei procedimenti legali. Eppur tuttavia esse attengono al più profondo concetto di giustizia, materia di cui Lei è uno dei massimi custodi nella provincia di Latina. Noi siamo una famiglia radicata da sempre in questo territorio, la vita e l’onesta dei miei avi è testimoniata da strade, piazze, teatri, sale ad essi dedicate ma, soprattutto, dai concittadini che in decine di migliaia ci hanno ancora in questi giorni testimoniato da loro più profonda vicinanza. Questa è la scuola in cui siamo cresciuti ed in cui si è formata, 17 anni dopo l’unità d’Italia, l’azienda più antica del Suo e del nostro territorio. La delocalizzazione dell’impianto produttivo ci è stata chiesa da tutte le autorità di qualunque colore politico negli ultimi anni, in quanto desideravo dare vita al nucleo industriale e nel contempo riqualificare il centro di Formia. A tal proposito ci sono stati concessi ben due permessi a costruire – in realtà è una semplice ristrutturazione interna – da tecnici diversi e Sindaci diversi (di cui uno addirittura in autotutela) ed è stato stabilito molti anni fa nel Prg di Formia, che l’ex pastificio Paone potesse trasformarsi solo in un medio centro commerciale (tre negozi). Il quale avrebbe consentito a tanti giovani locali di avere un’ulteriore possibilità di lavoro. Esigenza di cui la nostra terra ha maggior bisogno. Questo progetto, nato non certo da finalità economiche speculative – si è “schiantato” contro un presunto “sistema Formia”. Sistema di cui il Tribunale stesso, ci sembra di capire, abbia di fatto negato l’esistenza con la sentenza 29/17. A parte tali considerazioni, Le assicuriamo che i soci della Paone mai, e ripetiamo mai, avrebbero aderito ad un tale ipotetico “sistema”. Questo blocco di circa 7 anni ha messo in ginocchio il più antico pastificio del Lazio, che da oltre 140 anni ha sempre onorato i proprio impegni e che, in questo momento, con enormi sacrifici e limiti, ha ripreso a lavorare e lottare per la sopravvivenza, sia pure sotto una procedura concordataria. Ora che anche i presunti reati sono stati prescritti, i permessi scaduti, l’immobile immutato nelle sue caratteristiche fisiche ed amministrative, Vi chiediamo di agire secondo la più profonda giustizia e di EVITARE LA MORTE DELLA PIU’ ANTICA AZIENDA DELLA PROVINCIA, NOTA NEL MONDO E VANTO DI MOLTI CONNAZIONALI ALL’ESTERO, restituendo l’immobile a soci in totale e completa buona fede. SIAMO FERITI, così come fu dopo la guerra, ma possiamo lottare insieme alle nostre eroiche maestranze per riprenderci e guarire, così come è nel motto stesso di FORMIA: POST FATA RESURGO”.

Saverio Forte