Sperlonga / Presentato al pubblico l’antico capitello ritrovato sulla spiaggia (video)

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SPERLONGA – L’aula consiliare del comune di Sperlonga non ha visto mai tanti fotografi e cineoperatori. E la star era il bellissimo capitello corinzio trovato per caso da un pescatore amatoriale, Francesco Rendinaro, sulla spiaggia di levante nei pressi della monumentale villa di Tiberio. E il reperto archeologico è stato fotografato in tutte le salse, sia da studenti e addetti ai lavori che da molti sperlongani che si sono detti a promuovere una barricata: “Non dovrà muoversi da Sperlonga. Non vorremmo ripetere – hanno detto all’unisono – le gesta eroiche di alcune donne del paese che, in avanzato stato di gravidanza, nel 1957 si misero davanti ai camion che avevano caricato, per portarli a Roma, i reperti venuti a luce dagli scavi che portare alla luce la villa dell’imperatore Tiberio”. In effetti questo gesto di grande amore per la storia ha fatto le fortune dell’immagine turistica di Sperlonga e ha permesso la nascita del museo archeologico nazionale, il primo istituito in Italia fuori dai grandi centri metropolitani. E molti sperlongani, delle più disparate fasce di età e livello culturale, hanno inondato l’aula consiliare del comune per la presentazione ufficiale del reperto scoperto, dopo una recente mareggiata, da Francesco Rendinaro. Il pescatore sportivo è stato anche lui molto fotografato e come segno di riconoscenza per l’avvenuta e casuale scoperta ha ricevuto una targa ricordo dalle mani del neo assessore ai beni culturali del Comune Stefano D’Arcangelo.

In effetti quella che doveva essere una conferenza stampa si è rivelata un’iniziativa di marketing territoriale nel corso della quale l’assessore D’Arcangelo ha dichiarato come il rinvenimento di questo reperto archeologico, parte integrante dell’attigua villa imperiale di Tiberio, debba costituire “un monito di riflessione e di rilancio della memoria storia di Sperlonga”. Che questo capitello possa diventare uno strumento, un veicolo di promozione turistica l’ha sottolineato nell’intervista rilasciata a Saverio Forte da Saverio Urciuoli, il responsabile della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Latina, Frosinone e Rieti che ha formalizzato due promesse: il capitello resterà “per ora” a Sperlonga, forse in un luogo attrezzato e sicuro del comune, e saranno avviate operazioni di scavo per portare alla luce nel tratto terminale della spiaggia di levante “altri fratelli ” del capitello corinzio simile a quello presente nella torre dei Venti di Atene.

Intervista al Dott. Saverio Urcioli

La sua meticolosa presentazione storica e tecnica è stata illustrata da Francesco Di Mario, funzionario archeologo e delegato zonale della stessa Soprintendenza. Ha dichiarato che l’opera, risalente alla prima metà del I secolo avanti Cristo, dunque al periodo tardo repubblicano, appartiene a una variante del capitello corinzio classico, uno stile che si è sviluppato in ambiente attico, in Asia, e che non è molto frequente in occidente. Il capitello è in marmo pario, presenta nella parte superiore una fitta sequenza di baccellature semilunate lisce e a sezione concava, ventiquattro per l’esattezza. Da chiarire dunque sia la provenienza del reperto che le maestranze che lo hanno eseguito. Con molta probabilità si tratta di un’opera trasportata con una nave naufragata nel Tirreno. Il dottor Di Mario ha aggiunto, concludendo, che il tipo di marmo e la resa del pezzo pongono inoltre importanti questioni relative alla provenienza del reperto e alle maestranze che lo hanno eseguito.

Intervista al Dott. Francesco Di Mario

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