Formia / Tony D’Urso promuove l’iscrizione di suo padre Giuseppe nel Giardino dei Giusti (video)

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FORMIA – “Quello che fece mio padre fu un granellino di quello che tutti, dotati naturalmente di un senso di umanità e di giustizia, avrebbero potuto fare”. Dotato di un invidiabile senso di sobrietà e semplicità, Anthony “Tony” D’Urso, deputato democratico dell’assemblea per il 16° distretto dell’assemblea dello Stato di New York originario della frazione collinare di Maranola a Formia, ha raccolto una “valanga” di consensi nei giorni scorsi durante il suo viaggio lampo a Napoli: promuovere l’iscrizione del nome di suo padre, Giuseppe, sul muro d’onore del giardino dei Giusti tra le nazioni di Gerusalemme. Il deputato italo-americano ha avuto nel capuologo campano due incontri nel corso dei quali ha raccontato le vicende del padre che, deceduto nel 1988, ora ha convinto la severissima commissione di Gerusalemme a inserire nel Giardino dei Giusti nel museo dello Yad Vashem il suo nome di una persona non ebrea che ha salvato la vita agli stessi ebrei e si è opposta con responsabilità individuale ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi.

Guacinto Mastrogiovanni e Daniele Iadicicco

La commovente testimonianza con oltre cinquecento studenti napoletani presso la Stazione marittima era stata preceduta, invece, da un incontro, più privato ed intimo, che il politico e filantropo Anthony ‘Tony’ D’Urso aveva avuto presso la Sinagoga di Napoli con i discendenti della famiglia ebrea che papà ‘Peppino’ mise in salvo, rischiando la vita in prima persona, durante i terribili mesi che precedettero l’arrivo degli alleati e seguirono l’armistizio dell’8 settembre 1943. E’ stata una famiglia dal nome importante a Napoli, quella degli Ascarelli, produttori di tessuti ed imparentati con il fondatore, nel 1926, del Calcio Napoli. Le leggi razziali del 1938 motivarono questi potenti commercianti a lasciare Napoli e a trovare rifugio a Formia dove erano proprietari di alcuni terreni e di una casa. Il loro colono era – siamo nel terribile inverno 1943 – il 35enne Giuseppe D’Urso, padre di un bambino di appena cinque anni, Antonio.

“A voi ci penso io…Abbiate solo un po’ di fiducia e tempo….” Il bracciante maranolese era troppo ottimista. Mentre i nazisti avevano deciso di fare scudo alla lenta avanzata anglo-americana rastrellando la fascia collinare ed aurunca di Formia alla ricerca anche di cittadini ebrei, Giuseppe D’Urso pensava che gli alleati sarebbe arrivati nel giro di una settimana, massimo dieci giorni. Macchè. Non si perse d’animo e nascose Don Emilio Ascarelli, la moglie Adele (non avevano figli) e, via via, altri familiari (cognati e cugini) in fuga da Napoli in diversi ripostigli di fortuna, per lo più ricoveri agricoli, prima sui Monti Aurunci e, quando la presenza delle truppe marocchine era diventato un problema serissimo, si optò per la fascia collinare di Formia: un fienile nelle campagne di Castellonorato. Giuseppe D’Urso pensava a tutto, dal cibo al vestiario, ma se un giorno – come tutti sperano – il suo nome sarà inciso nella stele d’onore del Giardino dei giusti, un merito dovrà essere riconosciuto anche al suo primogenito, Angelo, che all’epoca aveva 14 anni: per permettere che i trasferimenti del padre avvenissero in totale sicurezza macinava ogni giorno chilometri su chilometri per sincerarsi della possibile presenza di militari tedeschi nei pressi dei luoghi che gli erano stati indicati dal genitore iperprudente. E così è stato per diversi mesi, sino al maggio 1944 quando, in prossimità dell’arrivo degli americani, la famiglia Ascarelli trovò la sua ultima sistemazione in contrada “Corzanello”, una località di campagna a ridosso dell’attuale centro abitato di Maranola, ai piedi della montagna che tutti nel sud-pontino conoscono come il Redentore: “Mio padre – ha raccontato Anthony ‘Tony’ D’Urso ai 500 studenti napoletani riunitisi in silenzio presso la stazione marittima – portò ai suoi ospiti un po’ di pasta che aveva furtivamente preso dall’abitazione di sua sorella. Finalmente un piatto caldo dopo mesi di stenti e gli Ascarelli, provati, ringraziarono con un semplice ma bellissimo sorriso”.

Ma come è venuta l’idea al deputato democratico originario di Maranola di promuovere il prestigioso riconoscimento per il benemerito genitore? Queste incredibili vicende hanno ora un’eco mediatica globale – D’Urso in occasione del suo ultimo viaggio nei giorni scorsi è stato intervistato a Roma da una delle note e seguite televisioni americane, la Cbs – solo perché l’interessato all’indomani della morte del padre ha cominciato a parlarne, quasi casualmente, con un gruppo di suoi amici di New York. Tra questi c’era un avvocato di religione ebraica che, commuovendosi, gli disse di non fermarsi ” ….Guai se lo fai. Servono prove e documenti ed il tuo papà sarà un Giusto per sempre….”. E queste prove Anthony ‘Tony’ D’Urso nel frattempo le ha trovate: sono i due diari scritti dai componenti della famiglia Ascarelli (da una loro donazione immobiliare è stata ricavata, per esempio, la sinagoga di Napoli di via Capella Vecchia) durante la sua drammatica permanenza nelle “mandrie” di Maranola e Castellonorato. Fogli ingialliti ma fortunatamente recuperati da un’attenta sua discendente, Claudia, che ora permetterà la loro pubblicazione in un volume che – costituendo la prova che tutti aspettavano – ripercorre anche la fuga e la presenza sul territorio di Formia dei Monti Aurunci di un’altra famiglia ebrea di Napoli, quella dei Sinigallia, ancora loro commercianti di tessuti di Corso Umberto.

Anthony ‘Tony’ D’Urso di fortune economiche e politiche negli Stati Uniti, in cui trova dal 1971, che ha conquistate davvero tante ma il suo ultimo, breve ma intenso viaggio in Italia lo ricorderà a lungo, forse per sempre: ”So che non sono snelle le procedure a Gerusalemme perché mio padre venga ricordato come straniero nel Giardino dei Giusti ma sto facendo con la massima serenità il dovere di figlio – ci ha detto prima di volare a New York mister D’Urso – Papà Giuseppe non aveva studiato ma era un uomo semplice legato da una grande ed infinita umanità. E’ un sentimento che mi ha trasmesso di cui gli sarò per sempre riconoscente perché simili tragedie, che hanno avuto per scenario anche il nostro territorio, non si verifichino più. Anzi – riprende concludendo Anthony ‘Tony’ D’Urso – mai più”.

Saverio Forte

Discorso in Sinagoga

Discorso alla Stazione Marittima di Napoli

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