Gaeta / Antonio Ciano racconta “Cavorra”, ultima fatica letteraria

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GAETA – È rimasto fedele al suo credo, coltivato fin da bambino. Antono Ciano, 70 anni il prossimo 12 dicembre, lo ha confermato ancora una volta dalla sua Gaeta attraverso “Cavorra”, ultima fatica letteraria. Il libello, stampato in poche copie, anticipa l’edizione completa ed è destinato a suscitare ampie discussioni. Se infatti la tesi di fondo rimane sempre la stessa, cioè il revisionismo storico dei fatti che portarono all’unità d’Italia, compreso l’assedio di Gaeta del 1861 ed il fenomeno del brigantaggio, l’analisi si sposta questa volta sulla figura di Cavour e sulle sue modalità di interagire con le gerarchie ecclesiastiche, non sempre ortodosso. “Fin da bambino – confessa – avevo il pallino della storia di Gaeta. Frequentavo la quinta elementare quando il nostro insegnante, ci spiegò gli accadimenti del risorgimento affermando che dovevamo vergognarci come gaetani perché avevamo resistito al ‘liberatore’. Ma io conoscevo un’altra storia e protestai adducendo che mio nonno, il socialista Pasquale Sperduto mi aveva raccontato cose diverse sul conto dell’esercito sabaudo. Ci convocò in sei in biblioteca, dove, in gran segreto, ammise che avevamo ragione ma che non gli era consentito distaccarsi dai testi scolastici. Ci presentò poi lo storico don Paolo Capobianco che confermò tutti i nostri timori”. Il libro Cavorra è un confronto stridente tra il volto noto del padre del risorgimento, conte Camillo Benso, ed il suo pragmatismo spinto, definito a più riprese nell’opera “camorristico”. “Mi sono servito di fonti molto attendibili – precisa Ciano – quali la rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica e la pubblicazione Armonia. Nella ricerca sono citati episodi di persecuzione nei confronti di cardinali, prelati e religiosi, terminati spesso con l’incarcerazione degli stessi. Ma anche soppressioni di comunità religiose ed incameramenti di beni”. L’ex assessore e tra i fondatori del “Partito del Sud” è divenuto famoso in tutta Italia per le sue iniziative tendenti a rimuovere la memoria del generale Cialdini e dei suoi metodi. A Venezia ha chiesto di cambiare nome ad una piazza, a Napoli di eliminare il busto del militare dalla sede della camera di commercio. A Gaeta il corso, prima salita Buonomo, è intitolato proprio a Cavour. “Nella lunga lettera indirizzata al presidente della repubblica posta in apertura del libro – conclude – chiedo di contribuire a cancellare quei nomi ed invito Sergio Mattarella a venire in città per il 13 febbraio dell’anno prossimo, in occasione della ricorrenza della resa di Gaeta. A distanza di oltre 150 anni sarebbe il modo migliore per chiedere scusa per i bombardamenti e le angherie che dovettero subire gli abitanti”.