Gaeta / Impianto di potabilizzazione all’ex Panapesca, le perplessità

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GAETA – Sono tanti i silenzi del Comune di Gaeta sull’impianto di potabilizzazione installato da Acqualatina nel piazzale dell’ex stabilimento di lavorazione e surgelazione del pesce “Panapesca”. Li denuncia, dalla vicina Formia, Paola Villa nelle veste di presidente dell’assemblea di salute pubblica del Golfo, perplessa del fatto che l’entrata in funzione lo scorso 25 luglio di questa struttura, prevista nella delibera del consiglio di amministrazione di Acqualatina del 12 giugno 2017, dovesse in parte servire a “risollevare la popolazione del Golfo, in particolare della città di Gaeta, dalla terribile crisi idrica che la attanaglia ormai da mesi, dando al gestore il tempo di mettere mano alla rete e cercare di ridurre le dispersioni”.

La stessa Villa, poi, nel corso della manifestazione pubblica del 15 luglio, aveva posto al rieletto sindaco di Gaeta e alla governance dell’ente gestore quelle che che definisce “quattro semplici domande”: “Quanto è corrisposto in euro (la servitù) alla Panapesca per ogni metro cubo d’acqua pompato nel potabilizzatore? Quanto costa al giorno l’impianto di potabilizzazione di Veolia? Quali sono i dati (se ci sono!) ufficiali dell’Asl di Latina sul grado di potabilità di quest’acqua? Quanti sono i litri effettivi, rispetto ai 30 previsti, che arrivano agli utenti al secondo al netto delle dispersioni sia in superficie che in profondità”. Il comitato di salute pubblica del Golfo attendeva e sperava che qualche risposta arrivasse, più o meno direttamente, dal consiglio comunale di Gaeta della scorsa settimana e, “invece nulla è successo, nessuna risposta è stata data. Si è detto solo che tutta l’operazione “Panapesca” potrebbe essere finanziata da ipotetici (non abbiamo trovato alcuna delibera ministeriale) 4 milioni di euro, stanziati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Anche riuscire a comprendere dove pescano i pozzi della Panapesca, dal tipo di acqua che li alimenta essendo prospicenti al mare, ci piacerebbe comprendere – rincara la dose Paola Villa – se stiamo parlando di un potabilizzatore di acqua reflua industriale o di un dissalatore a terra. Per tutto il resto non sono stati portati documenti e ratificato nulla a certificare quantomeno la qualità dell’acqua che si dà alla gente in questo enorme caos causato dall’emergenza. Ovviamente queste domande diventano più pesanti se si pensa che dall’attivazione del potabilizzatore l’emergenza idrica – rincara la dose – non ha avuto un minimo punto positivo, anzi in alcuni quartieri di Gaeta ( Gaeta S.Erasmo) la situazione è peggiorata”. Per soffermarsi sull’attività imprenditoriale della Panapesca Paola Villa rispolvera un altro tipo di mistero, sen’altro più grave, legato all’uccisione nella primavera del 1994 a Mogadiscio, in Somalia dell’inviata del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hovratin: “ Il proprietario della Panapesca Vito Panati aveva finanziato con 300 milioni di lire parte di un progetto, chiamato Pesca Oceanica, progetto di cooperazione italo-somalo che prevedeva la creazione di una società, la Shifco, per la gestione di una flotta composta da 5 pescherecci e una nave frigo.

Le navi Shifco – ricorda Villa – furono appunto oggetto d’indagine da parte della giornalista Ilaria Alpi, che sospettava trasporto d’armi e rifiuti tossici dall’Italia verso la Somalia, proprio a bordo di alcune di queste navi. Ci ha fatto riflettere il fatto che alcuni siti industriali di questo golfo sono sempre avvolti dal mistero, anche quando dovrebbe essere facile rispondere, anche quando le risposte sono legate alla pubblica utilità, come l’acqua. Mi aspetto, con documenti alla mano, di essere smentita dal sindaco di Gaeta Mitrano. Sarebbe un bel segnale in questo caos e in questa emergenza senza fine”. Intanto l’emergenza idrica sta colpendo a Formia la parte orientale della città, soprattutto la popolosa frazione di Penitro dove i cittadini partecipanti ad un’assemblea organizzata dal Meetup del Movimento Cinque Stelle hanno denunciato “la mancanza d’acqua per quasi tutta la giornata, con afflusso ridotto a neanche un’ora al giorno” Questa situazione è ancora più complicata per l’assenza del servizio sostitutivo di autobotti, “la prima della quale si trovava nel quartiere di San Pietro. L’unico intervento del comune riguarda un numero verde per la consegna dell’acqua alle categorie protette, anziani e diversamente abili, un intero quartiere ha sete ed è dimenticato da tutti.”

Il meetup grillino, valutata la situazione estremamente critica, ha deciso, insieme ai cittadini, di far partire due azioni:
la prima è dare seguito all’esposto inoltrato a giugno nel quale si chiedevano autobotti per tutti i quartieri ed in numero sufficiente, richiesta inevasa senza risposte. La seconda azione è presentare un esposto per sottolineare la totale assenza ed abbandono da parte di AcquaLatina inadeguata a gestire la crisi idrica nella frazione di Penitro e nell’intera città. L’esposto-denuncia si potrà firmare in un prossimo meetup in piazza o presso gli esercenti che si sono già messi a disposizione:
Bar Edicola “Biro” – via dei Frassini (di fronte scuola s. Giovanni Bosco),
Bar “Mima” – via Provinciale 50 (di fronte scuola materna) e “Tecnolandia” – via dei Platani 109 (di lato scuola materna)