Amministratori sotto tiro, nel dossier compare anche Castelforte

Attualità Castelforte

CASTELFORTE – Un noto imprenditore nel settore del trasporto pubblico urbano di Castelforte è menzionato nel preoccupante rapporto che, intitolato “Amministratori sotto tiro”, è stato pubblicato dal sito internet “Avviso Pubblico” con cui sono stati censiti, nel corso del 2016, 454 atti intimidatori, di minaccia e violenza , nei confronti degli amministratori locali in Italia.

La vicenda risale nei primi giorni del maggio 2016 quando a Castelforte si stavano definendo le candidature a sindaco del voto amministrativo che avrebbe visto poi primeggiare Giancarlo Cardillo, del Partito Democratico, ai danni di Gianfranco Testa. Era pronta una terza candidatura alla carica di primo cittadino, quella dell’ex sindaco democristiano e dell’Udc Giampiero Forte, quando l’interessato rivelò ai Carabinieri della locale stazione che un aspirante consigliere comunale, l’imprenditore impegnato nel settore del trasporto pubblico urbano, avrebbe ricevuto una pesante lettera di minacce. Questa circostanza provocò , di fatto, il ritiro della candidatura a sindaco di Forte ma le indagini dei Carabinieri non hanno mai appurato l’arrivo di questa missiva nell’abitazione dell’aspirante consigliere comunale. Vi furono anche mirate perquisizioni domiciliari che ottennero un esito negativo.

Il rapporto “Amministratori sotto tiro”, presentato presso l’Università Luiss “Guido Carli”, evidenzia come il mese di maggio 2016, quello della campagna elettorale culminata con l’elezione diretta di 1300 sindaci italiani, sia stato il periodo più “caldo” con 60 atti di minacce ed intimidazioni – una media di due al giorno – dato in perfetta continuità con l’anno precedente. Secondo le conclusioni cui è giunto il portale “Avviso pubblico” la campagna elettorale è il momento in cui le motivazioni dietro a minacce e aggressioni sono maggiormente riconoscibili. Si intimidisce il nuovo aspirante amministratore per condizionarlo o, nei casi più gravi, per convincerlo a ritirare la propria candidatura. Talvolta la minaccia funge da “promemoria” per chi ha già stretto accordi sottobanco, o per avvicinare i candidati, vecchi o nuovi che siano, in una delle tipiche dinamiche in cui si prepara e consuma il voto di scambio.

Nel 72% dei casi gli amministratori locali e il personale della Pubblica amministrazione sono stati fatti oggetto di minacce dirette. Questo significa che sono stati intimiditi direttamente come persone. Nel 28% dei casi le minacce sono state di tipo indiretto, ovvero sono stati colpiti Municipi e uffici, distrutte e danneggiate strutture e mezzi adibiti al ciclo dei rifiuti, a servizi sanitari, idrici, elettrici e del trasporto pubblico, sono stati intimiditi collaboratori e parenti, come ad esempio genitori, mogli, mariti, fratelli e sorelle.

Il fenomeno – emerge dal rapporto – ha subito un incremento del 10% nel corso del 2016 rispetto all’anno anno precedente, una minaccia, insomma, ogni 19 ore. Dal 2011, anno della prima edizione del Rapporto “Amministratori sotto tiro” in cui furono censiti 212 casi, gli atti intimidatori sono, dunque, più che raddoppiati. Il fenomeno lo scorso anno ha coinvolto 18 Regioni, 77 Province – il 72% del totale – e 295 Comuni. Il 76% degli atti intimidatori agli amministratori locali si concentra, tuttavia, sempre nel Sud e nelle Isole. La Calabria è la regione più colpita nel 2016 – 87 casi censiti, un allarmante +70% rispetto al 2015 – a seguire la Sicilia – ai vertici di questa triste classifica nel 2014 e nel 2015 – con 86 casi censiti. Il terzo e quarto posto spettano rispettivamente alla Campania (64) e alla Puglia (51). Quinto posto per la Sardegna, 42 casi registrati. Nel Centro – Nord i casi sono stati il 24% del totale nazionale. L’Emilia Romagna è la regione dell’area in cui si registra l’aumento più considerevole – da 9 a 19 casi, settimo posto a livello nazionale -. Tra le altre regioni più colpite del Centro-Nord vi sono il Lazio – 6° posto con 21 casi – e la Lombardia – ottava con 18 casi. A seguire Toscana e Veneto, rispettivamente 16 e 10 casi. A livello provinciale il territorio più colpito è quello di Reggio Calabria – 32 casi – seguito da Napoli (29), Cosenza (25), Salerno (21), Nuoro (18), Agrigento e Vibo Valentia (16). Tra i soggetti maggiormente presi di mira da minacce dirette – spiega il rapporto di Avviso Pubblico – gli amministratori locali (61% dei casi). Tra questi sindaci (55%), consiglieri comunali (23%), assessori (12,5%) e vicesindaci (5,5%). In un numero limitato di situazioni (4%) sono stati colpiti presidenti del consiglio e di commissioni e consiglieri municipali.

Rispetto al 2015 sono aumentate in percentuale le minacce e le aggressioni nei confronti del personale della Pubblica amministrazione – dal 13 al 18% – e dei candidati alle amministrative, dal 5% all’8.5%. Il mezzo più utilizzato per intimidire e minacciare si conferma l’incendio (33% dei casi) di auto, case, uffici, strutture o mezzi. Seguono lettere e messaggi minatori (13% dei casi), danneggiamenti di strutture o mezzi (11,5%), aggressioni fisiche (10%), minacce verbali o telefonate minatorie (7%), l’utilizzo di ordigni come bombe carta o molotov (6%), l’invio di lettere con proiettili (4%), le scritte sui muri, gli spari contro strutture, case o mezzi privati, l’invio di parti di animali morti. Nell’era della tecnologia anche i social network rappresentano un mezzo sempre più utilizzato da chi punta a intimidire.

Nella maggior parte dei casi si tratta di insulti o minacce lanciate nella piazza virtuale di Facebook, in altre circostanze si diffondono le cosiddette fake news, notizie false finalizzate ad intaccare pesantemente la credibilità e l’onorabilità delle persone prese di mira. Questo il profilo dell’Amministratore sotto tiro: uomo, Sindaco di un Comune medio – piccolo del Sud Italia (con una popolazione fino a 50mila abitanti) a cui generalmente viene bruciata l’auto. Governa un territorio ad elevata densità criminale, in regioni in cui sono nate le mafie tradizionali. Il 10% delle intimidazioni censite da “Avviso Pubblico” nel 2016 è stato rivolto nei confronti di donne, minacciate con le stesse metodologie utilizzate per gli uomini.

Saverio Forte