Minacciava il giudice Sirignano, arrestato a Gaeta Nicola Russo

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GAETA – Aveva manifestato l’interesse due anni fa di uccidere uno dei magistrati più blindati d’Italia, Cesare Sirignano l’ex sostituto procuratore della Dda di Napoli oggi in forza alla Direzione Nazionale Antimafia. Come? Scaricandogli addosso l’intero caricatore del suo Kalashnikov. E’ stata estesa nel sud-pontino, più precisamente a Gaeta, l’ultima e brillante operazione anti-camorra della Squadra Mobile della Questura di Caserta contro una delle “cellule” emergenti della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi.

Nell’elenco delle nove persone arrestate su disposizione del Gip del Tribunale di Napoli dopo le laboriose indagini del pm Alessandro D’Alessio c’era Nicola Russo, 34 anni, originario di Teano ma da qualche mese a Gaeta dove, ospite di un conoscente, si trovava agli arresti domiciliari. Russo è stato arrestato all’alba dagli agenti della Squadra Mobile di Caserta, assistiti dai colleghi del commissariato di Gaeta che, diretti dal Vice-Questore Maurizio Mancini, tenevano sotto controllo l’uomo considerato il capozona del clan Bidognetti nel comune di Castelvolturno: aveva istituito quello che chiamava il servizio di “guardiania”, in altre parole richieste di danaro, nei confronti dei proprietari delle villette utilizzate per trascorrere periodo di vacanza durante il periodo estivo o finanche agli stessi residenti.

Chi si rifiutava subiva furti e rapine, gli autori per portarle a termine si camuffavano per forze dell’ordine attirando le vittime all’esterno delle proprie abitazioni dopo avergli staccato la corrente. Russo, insieme alle altre otto persone, è tornato in carcere, a vario titolo, per estorsione, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, furto aggravato, rapina aggravata, ricettazione, indebito utilizzo di carte bancomat, danneggiamento, esplosioni di arma da fuoco, con l’aggravante del metodo mafioso. Ma il suo nome è legato alle minacce al dottor Sirignano, il magistrato protagonista di diverse inchieste nei confronti del clan dei Casalesi e della sua presenza tra Castelvolturno e Mondragone dove fu preso di mira anche un supermercato.

Sirignano era già stato minacciato in precedenza dal capo dell’ala stragista dei Casalesi Giuseppe Setola il 19 marzo 2014 durante un’udienza di un processo in corso davanti il tribunale di Napoli e ancora sull’Autostrada del sole, ai confini delle province di Caserta e Frosinone, quando l’auto blindata del magistrato venne inseguita misteriosamente per diversi chilometri da un’altra vettura che fece perdere le proprie tracce.

Saverio Forte