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Latina / Enrico Forte risponde alla lettera del regista Gianfranco Pannone

Latina Politica

LATINA – Il candidato sindaco del Pd Enrico Forte ha risposto alla lettera del regista Gianfranco Pannone.

Caro Gianfranco, rispondo volentieri alla lettera che mi indirizzi per discutere di ciò che sta a cuore a entrambi, e ad un numero sempre maggiore di latinensi che ha compreso l’importanza dell’attuale momento storico: il destino della città e la cura della nostra memoria collettiva.

Questa è l’ultima occasione che abbiamo per risollevare Latina dal pantano, per ridarle dignità e uscire dal grande equivoco che la assilla: Latina come città di destra incapace di uscire dal bianco e nero di certe cartoline da collezione. Un falso racconto che dura da troppi anni e che ormai, abbiamo capito essere una mera ‘scorciatoia cognitiva’ da sconfiggere.

Un falso racconto che ha fatto si che la città diventasse – e iniziasse di conseguenza a comportarsi – proprio come ha voluto dipingerla un gruppo ristretto di persone. E questo è accaduto non perché sia mancata un’alternativa politica (certo si poteva fare di più), ma perché non si è usato a sufficienza l’anticorpo della Cultura, unito a quello di un serio esame di coscienza. In questo modo, i cittadini non hanno potuto far altro che prendere per vera l’unica immagine che gli veniva restituita della città. Latina ha, quindi, creduto di sapere da dove proveniva, e questo falso convincimento ha fatto la fortuna della destra affaristica, che ha sventolato ideologie bonificatrici adoperandosi, contemporaneamente, in un atto di vera e propria rapina del territorio.

Facendo questo si è messo in ginocchio una città che non ha potuto più svolgere, in modo adeguato, il ruolo di capoluogo e di seconda città del Lazio, trincerandosi dietro il lamento, messo in atto dalle vecchie classi dirigenti, di essere fagocitata da Roma. Questo costante lamento deve finire, è sterile e purtroppo contagioso.
Chi invece come te non ha assecondato questo ripiegamento ha saputo guardare oltre, raccontando la nostra ‘piccola’ città con altri occhi, restituendocene spirito e bellezza che non avevamo più saputo apprezzare.
Condivido l’idea di una città senza mura: è quello che sto dicendo da mesi. Dobbiamo abbattere le barriere culturali e favorire i nuovi flussi, compresi quelli digitali, arricchendo il centro, le aree commerciali e i parchi con il wi-fi. Dobbiamo riaffermare con forza la cultura del governare per il bene di tutti e non per il mito del potere.

La cultura della legalità. La cultura del merito e dell’efficienza. La politica, la buona politica, ha un senso solo se riesce a perseguire il soddisfacimento dei bisogni di un’intera comunità, lasciando da parte giochi di palazzo o di partito. Forse se ognuno di coloro che è chiamato ad avere una funzione pubblica si ricordasse che prima di essere un politico è un cittadino che fa parte di una collettività, e che non governa solo per se stesso ma per tutti quelli che ci sono e che verranno, potremmo facilmente sconfiggere la giusta disillusione e indifferenza con cui è vissuta oggi la politica e far crescere qualcosa di buono e di bello.

Ma nella tua lettera c’è anche altro: parli di patrimonio umano da valorizzare e del museo diffuso per la nostra comunità. Come sai io sono nato a Priverno, e credo che la gente originaria dei Lepini meriti almeno una menzione nel libro della storia della Bonifica. Fatto questo inciso, Latina per me rappresenta davvero la casa dove far partire il riscatto di tutti: mi ricordavi i tempi del Liceo, quelli che hanno poi influito sulle scelte future di tante donne e uomini della nostra generazione. Anche di quegli anni manca un racconto vero, ed è giunto il tempo di affrontarlo.

Io non ho paura di guardare al ‘cosa eravamo’, ma quello che mi preme e che mi interessa, sopratutto per i nostri figli, è il ‘cosa saremo’. Quel museo diffuso (di persone e luoghi) che hai raccontato in ‘Piccola America’ tanti anni fa, se lo avessero seriamente considerato gli alfieri della mitologia della palude, oggi avremmo in ogni borgo conservato un pezzo di quella memoria: ma quanti poderi sono rimasti intatti oggi, non trasformati in villette, quante stalle, quanti ponti sulle strade dove una volta ci si fermava a chiacchierare? Andiamo a cercarli insieme, vediamo quali luoghi sono rimasti e chi ci sta dentro a fare cosa. Vediamo che fine ha fatto la prima scuola a Casale delle Palme.

E poi andiamo nel nucleo di fondazione e recuperiamo tutti gli edifici sino ad oggi dimenticati, e sono tantissimi, rendiamo i luoghi storici interattivi: basta una semplice app, sarà la guida virtuale per tutti. Le cose da fare non mancano, al pari della soluzioni. Ma servono innanzitutto amore e cura. Con questi sentimenti, tradotti in azioni concrete, potremmo sconfiggere il degrado e recuperare dignità, e aprire la strada alla Cultura che oggi è stata calpestata, considerata un elemento accessorio, quando invece è vitale. Latina deve ospitare artisti da tutto il mondo, e aiutare il suo nome a spiccare il volo: uscire dal bianco e nero e dalla retorica, è questo l’obiettivo da perseguire.