Gaeta / Porto, al via lavori per 33 milioni di euro

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GAETA – A tre anni dall’annuncio del reperimento dei fondi partono le “opere di completamento” del porto di Gaeta. Trentatré milioni di euro, arrivati grazie all’intervento di Gianfranco Conte, all’epoca presidente della commissione finanze alla camera dei deputati, provenienti in buona parte dallo storno di fondi ministeriali inizialmente destinati alla metropolitana di Parma. Insieme alla Flacca è la più imponente infrastruttura realizzata nel Sud Pontino dal dopoguerra ad oggi.

Ventiquattro milioni saranno destinati per i lavori veri e propri, 1,5 per oneri per la sicurezza e 7,2 per somme a disposizione dell’amministrazione. Ad eseguire l’appalto, assegnato il 14 novembre scorso, sarà il “Consorzio stabile grandi lavori” scarl di Roma. Avrà a disposizione 1.100 giorni per portare i fondali a -12 metri sotto il livello del mare e riempire la “cassa di colmata per farne un enorme piazzale. Il via libera definitivo è stato dato nei giorni scorsi direttamente dal presidente Pasqualino Monti, attraverso il decreto di perimetrazione dell’area di cantiere ed il picchettamento che è in corso proprio in queste ore.

Mentre si avvia il potenziamento infrastrutturale, i traffici portuali vivono però una fase di stagnazione. Le società di movimentazione impiegano manodopera in media per due settimane al mese. Sono attualmente solo 3 rispetto alle 5 previste dal decreto ministeriale, a cui si aggiunge una cooperativa dotata di licenza per fornire manodopera a richiesta. Ma non c’è grande ricambio nelle merci lavorate. Terminato il traffico delle pale eoliche si è passati al pellet, impiantando alle spalle del retroporto la manipolazione ed il confezionamento. Commercio che tuttavia dovrà fare i conti nei prossimi mesi con l’aumento dell’Iva, destinato a livellare i margini di guadagno. Le nuove sovrattasse sulle operazioni portuali, sospese temporaneamente, non contribuiscono certo ad attrarre investitori.

Ma una piccola fiammella arde ancora. Dalla stazione di Formia transitano infatti due volte al giorno le auto prodotte a Melfi dalla automotive F.C.A. (nata dalla fusione di Fiat e Chrysler). Vengono scaricate a Civitavecchia, con un aggravio di 220 km, dirette al mercato del Nord America nei Porti di Halifax e Baltimora, a bordo di navi Ro/Ro della Grimaldi Group. Mentre Gaeta rimane al palo, con un anello fino di 1,5 km di strada ferrata mai realizzata che consentirebbe il collegamento diretto con lo scalo commerciale, Civitavecchia, ricadente nella stessa autorità portuale, è vicina al congestionamento.

Sono già partiti due carichi da 3.000 autovetture di Jeep Renegade impiegando giornalmente 4 turni da 45 operai. Con un indotto occupazionale di oltre 200 unità. Un treno perso, ma c’è ancora chi è fiducioso che eventuali esportazioni dei modelli “500” e “Giulia” possano transitare da Cassino al porto di Gaeta.