Da ricchissimo a senza un euro: il noto giornalista italiano costretto a vendere tutto

Era ricchissimo e nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Il famoso giornalista italiano è quasi finito sul lastrico, ora è costretto a vendere tutto: i dettagli

«Da quando sono stato male, hanno smesso tutti di chiamarmi». Cominciano così le confessioni di un volto noto della televisione italiana. Un giornalista e scrittore che ha segnato un’epoca sul piccolo schermo e che adesso è in grossa difficoltà, a causa dei suoi problemi di salute. Le sue rivelazioni hanno toccato nel profondo milioni di telespettatori, increduli dinanzi allo scenario illustrato dal protagonista di questa triste vicenda.

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Da ricchissimo a senza un euro: il noto giornalista italiano costretto a vendere tutto (Foto Ansa) – Temporeale.info

Giampiero Mughini è oggi un uomo solo e quasi sul lastrico, accompagnato soltanto dai problemi circolatori e da una malattia degenerativa che necessita di cure quotidiane. Eppure, un tempo, il raffinato intellettuale siciliano era ricchissimo e contornato da decine di amici. «Evaporati», dice. Così come i suoi risparmi, che definisce «Miserie».

Mughini, la malattia e la scomparsa dalla tv: le rivelazioni del giornalista

«Ho avuto problemi di salute. Ma sì, ora sto bene. Se però tu mi dici di andare da qui al mio bagno ci vado con un po’di fatica. Il medico mi ha detto in un linguaggio chiarissimo che io sono giunto al momento in cui devo “gestire” la mia vecchiaia», racconta ai microfoni de “Il Foglio”. «Non me ne ero accorto, pensa te. Perché di anni ne ho parecchi. Ottantacinque, per la precisione. La morte? Non ci penso. Perché se ci penso lei poi si monta la testa», aggiunge con la sua consueta ironia.

Primo piano di Giampiero Mughini durante un'intervista
Mughini, la malattia e la scomparsa dalla tv: le rivelazioni del giornalista (Foto Ansa) – Temporeale.info

Non pensa alla morte, Mughini, ma inevitabilmente è costretto a fare i conti una situazione economica tutt’altro che idilliaca. Una situazione che, seppur con grande sofferenza, lo ha portato a prendere una drastica decisione: vendere la sua lunga e prestigiosa collezione di libri, che annovera tra le 20 e le 25mila unità. Ecco solo alcuni dei pezzi pregiati di cui dovrà privarsi: «Le prime edizioni di Pavese, Calvino, Campana, Gadda, Sciascia, Fenoglio, Pirandello, Bassani, Moravia, Bianciardi, Montale, Ungaretti… Nella vita non ho saputo mettere niente da parte, tranne i miei libri».

«È una sofferenza indispensabile. La vendita sarà accompagnata da un catalogo. Così almeno un libro resta mio, e lo firmano pure. Ma sì, è un colpo al cuore. Lo faccio perché è necessario. L’unico lavoro che ho è l’articolo che scrivo ogni martedì sul Foglio. Con quello ci faccio una dieta intermittente, che fa pure bene alla salute dicono», conclude.

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