FORMIA – “Axela: inizia il gioco!” corre su due direttrici non affatto nuove per il progetto “TeatraLis” seguito dagli infaticabili Angelo De Clemente e Katia Macelloni presso dell’IPSEOA “Angelo Celletti” di Formia e quest’anno portato in scena dagli attori della cooperativa “Nuovo Orizzonte” e dalla sezione sud-pontino dell’Associazioni italiana persone down (Aidp). Se da un lato gli attori con le loro peculiarità impartiscono una consueta lezione di speranza e determinazione nel voler fare la loro parte nell’ambito dello spettacolo, così come nella vita di tutti i giorni, lasciando il passo ad una performance che resta, innanzitutto, umanamente arricchente per chiunque sieda in platea; dall’altra c’è la stretta connessione con la realtà che torna, come sempre, a fare capolino nell’originalità della drammaturgia.
Se lo scorso anno i ragazzi si sono misurati con una storia di potere, corruzione, ma anche solidarietà ed inclusione – con lo spettacolo “Padre, filo e spirito santo” – quest’anno l’argomento centrale di questa nuova esibizione è il perpetrarsi della violenza: che sia nei videogiochi – sempre più spesso compagni muti dei più giovani che isolano sempre di più; che sia nei talk show televisivi, dove il confronto non contempla più l’ascolto ma il sovrapporsi di voci aggressive e determinate soltanto a dominare la scena e a ribadire ragioni che determinano personalità ipertrofiche; che sia nella vita di tutti i giorni, quando i sogni lasciano il passo alla necessità della quotidianità e chi sogna di “danzare” nella vita, finisce col ballare romanticamente legata ad un piumino per togliere la polvere.
La violenza è tutta intorno a noi, oggi più che mai; essa muove dinamiche così potenti da diventare motore di fatturati da capogiro, come racconta perfettamente “Axela: inizia il gioco!”. Qualcosa che, in effetti, percepiamo tutti e, dunque, anche i ragazzi della compagnia teatrale che ne hanno scelto la trattazione con il loro regista e la loro insegnante Lis. Non ci sarebbe da ribadirlo, ma sul tragitto dell’inclusione verso cui il “TeatraLis”, continua instancabilmente a camminare, ribadirlo è caratterizzante: i ragazzi con le loro diverse abilità vivono il mondo attorno a loro, lo percepiscono, lo conoscono e lo elaborano per come possono – come chiunque – e da quella realtà che prendono temi e sentimenti, li interpretano e come ogni processo interiorizzante – di cui il teatro è grande emblema, offrono anche una sintesi di pensiero.
Sì può arginare la violenza: nei videogiochi si possono far punti scegliendo sentimenti puri e frasi gentili; nei talk show si può abbassare la voce, moderare termini e toni, e parlare con il nostro interlocutore senza doverlo convincere di nulla, ma per il puro gusto di confrontarsi; si può “pulire” e danzare. Anzi, proprio quella speciale “ditta di pulizie” ha avuto la responsabilità di ricordarci che la realtà può essere “ripulita” dalla cattiveria, dalla logica del profitto, dalla stupida competitività, dalle urla sterili, dalle luci abbaglianti di un immaginazione funestata di violenza; si può togliere questa “polvere”, si può sgombrare la scena dalle macerie di una dis-umanità dilagante: ballando col sorriso, rincorrendo i sogni.
Insomma, giocando un’altra “partita”, con altre “regole”. D’altra parte si sa, il gioco per i bambini – e purtroppo per troppi pochi adulti – è una cosa seria.
Allora una risposta è ciò che dobbiamo a fine spettacolo a Stefania Bartolomeo, Antonio Bonamassa, Pio Cantiello, Rita Caramanica, Fatima Caruso, Giuseppe Caruso, Silvia Coppeto, Armando Cordone, Vittorio D’angelo, Rossella Fedele, Andrea Filosa, Geraldine Angelica Filosa, Laura Forte, Siria Forte, Sara Lucidi, Giovanni Menerella, Antonio Mirabella, Antonia Morlando, Luigi Nuzzi, Julian Palumbo, Irene Pezzetta ( che ha straordinariamente segnato tutto lo spettacolo nel Linguaggio dei Segni), Fabrizio Picano, Benedetto Santoro, Brenda Scrufari, Sara Tamburrino, Alessio Tartaglia, Giulia Toscano, Luigi Varriale, Elisa Verrengia, Chiara Vingione.
Ecco la mia: sì sono disposta a giocare. Anzi vi dirò di più: è da molto che ho scelto le “vostre regole” e non le “loro”. Grazie per averlo ricordato a tutti!
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