Formia / Parlando di “endometriosi” nel mese della consapevolezza: dai segnali alle cure, i contatti per non rimanere sole

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FORMIA – Marzo è il mese della consapevolezza sull’endometriosi, è l’associazione “Mendo”, fondata e presieduta dalla dott.ssa Francesca Nocella, ha colto l’occasione di organizzare per la prima volta a Formia, un convegno per diffodere coscienza su una patologia femminile, invisibile, dolorosa e invalidante. Colpisce le donne ma finisci col coinvolgere anche la vita di chi sta loro accanto. Il covegno è stato l’occasione per degli specialisti, membri dell’associazione, di dare delle coordinate per riconoscere e affrontare la malattia, anche perchè l’approccio e la sua cura sono profondamente condizionate da un atteggiamento culturale, talvolta sbagliato, che tarda fortemente la diagnosi e di conseguenza la terapia.

Innanzitutto che cos’è? E’ un’infiammazione determinata dalla presenza della mucosa che normalmente riveste esclusivamente l’utero, all’esterno dell’utero e può interessare la donna già alla prima mestruazione e accompagnarla fino alla menopausa. Per quanto riguarda le cause possono essere meglio definite come una serie di concause che la scienza ha dimostrato essere correlate all’insorgere della malattia, ma non ce n’è una precisa.

L’intervento della dott.ssa ginecologa Michela Angelucci ha innanzitutto chiarito che la mestruazione, a cominciare dal menarca, non è “normale” che sia dolorosa, motivo per cui dolori persistenti deve essere motivo per rivolgersi ad uno specialista, un ginecologo, che ne determini la natura. L’endometriosi deve essere affrontata sotto molti punti di vista e il tempo può essere un ottimo alleato, per cui scoprirlo in tempi più brevi comporta la possibilità non di guarirla, ma di contenerla nei suoi sintomi.

La levata di scudi contro l’endometriosi è fatta sicuramente di un piano farmacologico fino ad un livello che necessita dell’intervento chirurgico e talvolta l’asportazione parziale degli organi interessati dall’infiammazione, con un grande rischio di recidiva. Ma ci sono altri aspetti che vanno curati: chiaramente quello psicologico condizionato dal dolore e da tutte le difficoltà che la patologia comporta nella quotidianità e quelle che possono sorgere nel rapporto di coppia.

C’è quello alimentare che comporta, in primis, l’eliminazione di tutti gli alimenti potenzialmente infiammanti; un supporto talmente forte che può ridurre drasticamente l’uso degli antinfiammatori; altro aspetto interessante è quello legato alla fisioterapia e all’osteopatia. I dolori a carico dell’apparato muscolo-scheletrico potrebbero rivelare problemi di altra natura; intervenire in modo specifico anche su questi non solo potrebbe velocizzare la diagnosi, ma anche contribuire all’attenuazione dei sintomi, così come ha spiegato dal dott.ssa Giovanna Stabile.

L‘aspetto più paradossale di una patologia così totalizzante è che non sia visibile, nonostante il dolore avvolga la paziente a più livelli. A parlarne è stato l’infermiere Giuseppe Prisco, che ha parlato delle scale di dolore e di come tutti i dolori siano “veri” nel momento in cui li si percepiscono; ed è su questa credibilità che è importante lavorare, affinchè chi scopre una diagnosi di endometriosi non si senta sola e in colpa.

Sì perchè molte donne si sentono in colpa nel lamentare un dolore che gli altri non riescono a vedere e di cui è complesso capire. La dott.ssa Nocella ha chiuso proprio dicendo questo: “Ci sono tante fasi quando si ricevere una diagnosi: lo shock iniziale, la negazione, e solo successivamente la razionalizzazione, l’accettazione e quindi la reazione”. Lei l’ha vissuto sulla sua pelle dopo una diagnosi giuntale dopo dodici anni di approfondimenti medici. Ma poi ha messo al mondo “Mendo” quando ha realizzato che suo “figlio” non avrebbe avuto solo due braccia e due gambe, ma tante, e non sarebbe venuto fuori dal suo grembo, ma dal suo cuore e dal suo impegno. Perché, nonostante l’endometriosi, si può essere “fertili” e fare rete per supportare tutte le donne che danno questo nome ad una condizione cronica, invisibile che le fa molto soffrire. È una patologia femminile, invalidante, ed è giusto e coraggioso che le donne siano accanto alle donne.

Per questo l’associazione è dotata di un sito web su cui trovare contatti e informazioni utili; account social volti allo stesso scopo ed ha da poco avviato anche un gruppo di sostegno per individui e coppie con problemi di fertilità.