Frosinone / “Thomas è morto al posto mio”, la deposizione di Omar Haudi nel processo Bricca

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Lacrime e singhiozzi. Non ha tradito le attese la drammatica udienza, la seconda, del processo a carico di Roberto e Mattia Toson, padre e figlio accusati dell’omicidio di Thomas Bricca, avvenuto il 30 gennaio 2023. Come annunciato dal loro collegio difensivo, gli imputati hanno disertato l’appuntamento con la Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone in cui la Procura ha “schierato” alcuni dei suoi testi e per oltre tre ora il silenzio è stato catacombale quando è comparso davanti al presidente Francesco Mancini il testimone più importante dell’intero processo. Omar Haoudi, il ventunenne di origini marocchine, amico della vittima, era il vero bersaglio – secondo gli inquirenti – della spedizioni punitiva dei due Toson a causa delle due risse scoppiate nel Girone di Alatri nella due serate, del 28 e 29 gennaio, che precedettero il delitto dell’innocente Thomas Bricca.

Omar ha dovuto trattenere le lacrime e la commozione spiegando, a più riprese, che l’obiettivo designato dei due Toson era proprio lui a causa del colore, il bianco, dello stesso giubbotto che la sera della tragedia indossavano lui e l’amico del cuore Thomas. L’ha detto commentando il video del sistema di sorveglianza del Girone che, proiettato nell’aula della Corte d’assise, ha immortalato due persone con il viso trafelato da due caschi arrivare alle 19.55 del 30 giugno 2023 in sella ad potente scooter. Nei successivi 48” si è consumato l’omicidio di Thomas.

Ho sentito il colpo sfiorarmi. Poi ho visto Thomas cadere a terra – ha raccontato – Mi sono salvato perché un attimo prima sono sceso di un gradino. Così il proiettile ha raggiunto Thomas. Ma era indirizzato a me“. Omar quello che doveva raccontare l’ha riferito completamente: “I due Toson li ho riconosciuti nonostante il casco. Ad Alatri ci riconosciamo tutti: da quello che indossi, da come ti muovi. Chi ha sparato aveva un giubbino nero di pelle, attillato ed elegante. E teneva la pistola con la mano sinistra. Mattia è mancino e aveva una pistola. L’aveva fatta vedere anche alla fidanzata. L’avranno fatta sparire insieme allo scooter, fatto a pezzi e buttato nel lago (quello di Canterno, ndr) o nel bosco delle Fraschette. Alla guida dello sccoter su cui si trovava invece c’era il padre Roberto. Non era lontano, si trovava a meno di dieci metri – sottolinea, a differenza di quanto avrebbero detto i carabinieri – Ci è passato davanti, ha fatto un giro, è tornato indietro. Poi lo sparo”.

Omar Houdi è stato implacabile quando, dopo la lunga presentazione del sostituto procuratore Rossella Ricca, il magistrato titolare delle indagini, ha tacciato padre e figlio “due persone che si atteggiavano a criminali e che gestivano lo spaccio nella droga ad Alatri. Violenti, aggressivi e pronti a tutto”. Omar ha evidenziato l’esistenza di un clima pesantissimo che si respirava negli ultimi giorni ad Alatri prima dell’omicidio per errore di Thomas: “È iniziato tutto per razzismo e lo sanno tutti ad Alatri. I Toson dicevano che avevano picchiato i marocchini. Usavano espressioni razziste. Erano sempre prepotenti, con tutti. Purtroppo immaginavo che sarebbe andato a finire così. Se non fosse stato per i miei amici che mi proteggevano, mi avrebbero ucciso già da tempo – ha spiegato Omar Houdì – Ogni volta che mi minacciavano mi spostavo sotto alle telecamere del sistema di videosorveglianza, così veniva ripreso tutto. Ho anche provato a denunciarli. Il sabato prima dell’omicidio ho provato a chiamare i carabinieri perché il clima era diventato troppo pesante. Ma mi hanno detto di presentarmi il lunedì successivo in caserma per firmare la denuncia perché il sabato e la domenica non lavorano”.

Ma le parole più belle – come da previsioni – il marocchino le ha riservate a Thomas Bricca: “Non so se sarò in grado un giorno di ricompensare per il gesto di cui è stato protagonista. Thomas è stato sino in fondo un amico, un ragazzo buono, generoso che è morto al posto mio”. L’interrogatorio di Omar è stato il momento più drammatico di un’udienza.

I legali di Roberto e Mattia Toson, gli avvocati Angelo Testa ed Umberto Pappadia, hanno contestato l’incongruenza del suo racconto per via del colore bianco dei caschi mostrati dalle telecamere. L’udienza, poi , è stata caratterizzata con l’audizione di 11 testi minori, per lo più giovani che si trovarono casualmente nel Girone di Alatri nel momento dell’omicidio o dovettero chiamare i soccorsi.

Si tornerà in aula il 5 aprile prossimo quando saranno ascoltati altri 10 testi tra i Carabinieri del Ris, investigatori ed il medico legale che eseguì l’autopsia sul cadavere del povero Thomas Bricca.