Gaeta / Arrestato trentenne a Napoli con una consistente partita di droga

Cronaca Gaeta

GAETA – Un trentenne originario di Gaeta è stato arrestato a seguito di una perquisizione domiciliare eseguita dai carabinieri di San Giovanni a Teduccio, nell’ambito di un’operazione coordinata dall’autorità giudiziaria di Lagonegro. Il soggetto, identificato come F.C., è stato trasferito al carcere di Poggioreale, dove ha affrontato l’udienza di convalida.

Nel corso della perquisizione, i carabinieri hanno rinvenuto una falsa carta d’identità con l’effige dell’uomo, occultata all’interno di un armadio, insieme a un involucro contenente 137 grammi di cocaina. L’operazione, che inizialmente sembrava procedere senza intoppi, ha preso una svolta inaspettata quando F.C. ha manifestato segni di impazienza e nervosismo.

Durante il tentativo di recuperare la droga e il documento falso, l’arrestato è andato in escandescenza, aggredendo uno dei carabinieri. In un momento di confusione, ha spinto a terra il militare, riuscendo a prelevare la sostanza stupefacente e la carta d’identità, dando inizio a una fugace fuga. Nel tentativo di eludere la cattura, ha cercato di disfarsi della droga lanciandola nella vegetazione di un terreno circostante.

L’intervento tempestivo dei carabinieri ha permesso di bloccare immediatamente F.C. e di recuperare sia la sostanza stupefacente che il documento falso. L’uomo è stato riportato all’interno dell’abitazione e successivamente trasferito al carcere di Poggioreale in attesa dell’udienza di convalida.

Durante la suddetta udienza, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Napoli, Giuseppe Sepe, ha valutato le circostanze dell’arresto. Nonostante la gravità delle accuse e la pluralità delle contestazioni, la difesa di F.C., affidata all’avvocato Pasqualino Santamaria, è riuscita a ridimensionare il compendio probatorio presentato dall’accusa.

In particolare, l’avvocato ha sottolineato che i precedenti specifici del giovane di Gaeta e il rilevante quantitativo di sostanza stupefacente sequestrata dovevano essere contestualizzati all’interno di un presunto contesto associativo, non chiarito adeguatamente dall’accusa e solo ipotizzato.

Grazie a questa argomentazione, l’uomo è riuscito a ottenere la misura degli arresti domiciliari, nonostante la richiesta dell’accusa di confermare la detenzione in carcere, considerata la gravità dell’infrazione e la presunta attività di spaccio.

L’episodio mette in luce la complessità delle indagini e la necessità di valutare attentamente le circostanze di ogni caso prima di decidere sulle misure cautelari. La vicenda sarà ora oggetto di ulteriori sviluppi nel corso del processo.