Gaeta / Tentò di uccidere il fratello e la sua compagna, al via il processo per il 60enne

Cronaca Gaeta Top News

GAETA – Ha preso il via davanti il Tribunale di Cassino e ha conosciuto subito un rinvio il processo nei confronti di C.S., un uomo di 60 anni di Gaeta che, imputato con l’accusa di tentato omicidio, accoltello il fratello e la compagna di quest’ultimo. La vicenda, che si consumò nella notte tra il 15 ed il 16 giugno in un’abitazione nel quartiere di via Monte Tortona, suscitò un vasta eco in città per le modalità con cui si consumò.

Nella fase iniziale del processo il legale difensore dell’uomo, l’avvocata Simona Amen, ha chiesto lo svolgimento di una perizia psichiatrica alla luce delle modalità finora emerse di come si sarebbero svolti i fatti. L’udienza è entrata nel vivo con l’audizione delle parti offese che, su richiesta del sostituto procuratore Andrea Corvino e delle parti civili, sono state chiamate a ricostruire l’accaduto.

Entrambi hanno ricostruito la lite con l’imputato da attribuire a motivi di convivenza e uso delle stanze della casa, che fino a qualche tempo prima era abitata solo dai due fratelli di Gaeta. Le due versioni delle vittime non sono state considerate collimanti. I due fratelli avrebbero litigato e C.S ha dapprima colpito il familiare in difesa del quale, nel tentativo di evitare il peggio, che poi c’è stato, è intervenuta la compagna. La dinamica di quanto accaduto era stata illustrata dallo stesso imputato nel corso dell’interrogatorio di garanzia, anche se l’uomo aggiunse che non aveva affondato il coltello ma solo ‘sfiorato’ con la lama il fratello e la donna.

A chiedere ed ottenere l’intervento dei Carabinieri della locale Tenenza furono alcuni vicini che segnalarono la lite tra due fratelli conviventi con l’intervento di una terza persona, una donna. E le informazioni si rivelarono corrette: a terra fu trova la coppia sanguinante ed il 60enne che imbracciava ancora un coltello da cucina . C.S, a distanza di oltre sei mesi dal tentato omicidio, si trova tuttora nel carcere di Cassino: non può beneficiare dei domiciliari perché non può rientrare nell’abitazione in cui c’è stata l’aggressione e, d’altro canto, è difficile chiedere la custodia cautelare ai domiciliari perché ciò equivarrebbe a farlo rientrare nella casa dove sono avvenuti i fatti.