Latina / Operazione “Status quo”, sgomberato l’appartamento Ater di Maria Grazia Di Silvio

LATINA – Alla presenza di Carabinieri e Polizia i tecnici dell’Ater di Latina lunedì mattina hanno reso esecutivo il provvedimento di sgombero dell’alloggio occupato sino al 20 aprile 2022 – giorno in cui fu arrestata nell’ambito dell‘operazione “Status quo” della Polizia – da Maria Grazia Di Silvio, madre di Angelo e Salvatore Travali, esponenti di quello che è stato uno dei gruppi criminali più influenti nel capoluogo Pontino. Lo sgombero lunedì ha interessato l’appartamento posto all’undicesimo piano del lotto 46, uno dei palazzoni di viale Nervi che rappresentavano la roccaforte del sodalizio criminale smantellato già nel 2015.

I congiunti di Maria Grazia Di Silvio avevano liberato l’immobile, ma non lo hanno messo a disposizione del Comune. Da qui la decisione dell’Ater di forzare il portone blindato dell’alloggio alla luce del procedimento di revoca avviato dall’ufficio “Patrimonio – Edilizia Pubblica” del comune di Latina subito gli arresti effettuati nell’ambito dell’operazione “Status quo” quando venne arrestata Valentina Travali (si trovava ai domiciliari) e scoprirono che si era adoperata per rilanciare nella zona dei palazzoni l’attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

Ma c’è di più. Le verifiche incrociate svolte appurarono come l’assegnataria dell’alloggio Ater non avesse versato i canoni e le spese condominiali per oltre 10mila euro e la figlia Valentina vi avesse svolto l’attività di spaccio, punita con la decadenza dell’assegnazione alla luce della legge regionale sugli alloggi popolari

Lo scorso 24 marzo il Gup del Tribunale di Roma Angela Gerardi aveva emesso condanne per complessivi 22 anni nei confronti dei cinque indagati dell’operazione “Status quo” che scelsero il rito abbreviato per difendersi dalle ipotesi di reato di traffico di sostanze stupefacenti, lesioni personali e tentata estorsione.

La pena più pesante, sette anni e mezzo, era stata inferta a Valentina Travali, cinque anni e due mesi di reclusione al fratello Angelo, tre anni a quattro mesi a Mohammed Jandoubi – ritenuto grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti l’esecutore materiale del ferimento avvenuto nel 2014 di un tabaccaio in via dei Mille – 4 anni e quattro mesi a Gianluca Campoli mentre un anno e otto mesi sono stati inflitti a Guerrino Di Silvio, tornato in libertà avendo già scontato la reclusione.

Se gli imputati erano stati difesi dagli avvocati Gaetano Marino, Massimo Frisetti, Alessia Vita, Marco Nardecchia e Giancarlo Vitelli, davanti il Gup del Tribunale di Roma si erano costituiti parte civile il Comune di Latina e l’associazione antimafia ‘Caponnetto’.

Gestione cookie