Sanremo 2023, seconda serata senza picchi. Giorgia non convince, Fedez strappa la foto del ministro

Magazine Spettacolo Tempo libero

Attenzione: Articolo ad alto contenuto ironico.
SANREMO – Altro giro, altra corsa. Dopo un inizio a dir poco trionfale grazie ai picchi di oltre 16 milioni di spettatori per la serata d’apertura (e meno male che Sanremo non piace a nessuno, eh?), ieri c’era tanta attesa per la seconda tappa di gara. Dopo tutta la curiosità per Chiara Ferragni per la prima volta all’Ariston, l’affair Blanco che ha indignato la platea e fatto parlare giornali, social e tv per tutta la giornata, cosa potevamo aspettarci? Le attese erano molte, lo confesso. Già parecchi lamentavano la mancanza di simpatia della co-conduttrice Francesca Fagnani, la “belva” della Rai, prima ancora che mettesse piede in teatro. E invece… invece niente, tranquilla, un agnellino, nessuna sbavatura. Bellissima, sexy e molto elegante in Armani, è stata gradevole e gentile. Bello il suo monologo sui giovani, la scuola, le sue esperienze pregresse. Decisamente diverso da quello basic della Ferragni.

Il momento polemica
Le aspettative, però, sono state disilluse. Ieri sera mi sono annoiata. Non un guizzo, non uno scossone, nessuno che prendeva a calci i fiori o che dicesse parolacce a casaccio, che so, un momento di follia… Niente, calma piatta. Almeno fino a Fedez.

Dalla nave Costa Smeralda, il rapper si è esibito in un freestyle Sanremo non concordato con la Rai che pare ne fosse all’oscuro. Problemi con tutti (Giuda) è il titolo della canzone, prodotta insieme a Salmo. Ci va giù duro contro Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture, strappando la sua foto in cui veste una divisa nazista. Poi è la volta della ministra per la famiglia Eugenia Roccella e le sue posizioni contro l’aborto e immancabile la frecciatina contro il Codacons (ormai per Fede è una questione di principio). Cita anche la sua malattia (il tumore al pancreas per il quale è stato operato pochi mesi fa) e chiude con un bacio sentito che manda verso il cielo a Gianluca Vialli, morto per lo stesso male poche settimane fa.

Insomma, Federico Lucia ieri sera voleva essere un rapper “scomodo”, duro, stile Eminem (più o meno). Se n’è preso tutta la responsabilità, ben sapendo che avrebbe sollevato un vespaio di reazioni, critiche e qualche plauso. Forse si è ricordato che uno dei sensi della musica, è proprio quello di farsi sentire su temi importanti. O forse l’ha fatto solo per far parlare di sé. Anche questo è lo showbiz, bambina.

Dieci minuti prima dell’una è stato il momento dell’ex iena Angelo Duro, che si è esibito in un momento di comicità rude, se vogliamo chiamarla così. Lampante il richiamo ad Andy Kauffman, l’anti-comico per antonomasia. Una comicità cattiva, un po’ aggressive, di difficile presa. Il pubblico in sala è stato spesso in silenzio. È questo l’effetto voluto, ma fa un po’ strano lo stesso. Poi, a suggellare la fine, ci ha mandato a fanculo tutti col dito medio. Su una cosa, però, ci troviamo: nemmeno io ho tatuaggi e non bevo alcol, quindi questo fa di me una donna molto trasgressiva. Daje, ogni tanto una soddisfazione!

I top

Un momento bellissimo c’è stato: quello dedicato all’attivista iraniana Pegah Moshir Pour insieme a Drusilla Foer. Emozionanti le loro parole, le immagini alle loro spalle, l’Iran raccontato con gli occhi di chi ha lì le sue origini e che conosce meglio di tanti altri la situazione attuale che i suoi abitanti stanno vivendo. I diritti negati, la perdita della libertà. Insieme cantano una parte della canzone Baraye, scritta da Shervin Hajipour, inno alla rivoluzione che ha appena vinto il Grammy Award. Donna, vita, libertà, ripetono insieme. Mi sono venuti i brividi, è stato breve ma intenso. Per me la cosa più bella del festival finora.

Il  momento nostalgia con Morandi, Ranieri e Al, Bano è stato gradevole. Gli Avengers dell’Inps, come li hanno scherzosamente definiti i Jackal, hanno mostrato che alla loro età sanno ancora cantare da Dio. Non ho capito molto la scelta di farli esibire ognuno per fatti suoi (tranne che per l’ultimo pezzo), ma è stato carino. Di certo, i ragazzi davanti alla tv si saranno addormentati o avranno fatto la pausa bagno, non sanno nemmeno chi siano queste 3 glorie sul palco, ma almeno un tentativo Ama l’ha fatto.

I cantanti

Pure stasera la sala stampa ha letteralmente stangato i giovani in gara, con poche eccezioni. Will, faccino pulito, emozionantissimo, mi ha fatto tanta tenerezza. Pezzo orecchiabile, ma posizione in classifica molto bassa. Stesso dicasi per Sethu, finito proprio ultimo, con un outfit da “sono scappato da un branco di cani affamati”, capelli a scodella così penalizzanti e un brano veramente tremendo. Shari, appena uscita dalla savana in un look total animalier non ha convinto (e vorrei ben vedere). Rosa Chemical viene premiato, non so se per la manicure estrema o per il suo trascorso da writer più ricercato dai vigili di Torino o veramente per il suo pezzo, che onestamente non mi è sembrato un granché. LDA finisce anche lui agli ultimi posti, poverino. Simpatico, ma canzone banalotta. Buona posizione invece per la conferma Lazza (che confesso aver scoperto da poco), mi ha colpito. Sonorità molto Moby primo periodo, produzione dell’onnipresente Dardust, sicuro sul palco, determinato, ottimo fiato, il rapper era assolutamente a suo agio sulla scena. Incredibilmente, la canzone mi è molto piaciuta. Bravo!

Momento revival con gli Articolo 31 che tornano insieme dopo 17 anni di divorzio. Onestamente, mi mancano i tempi del Tranqi Funky, ma ci si evolve, lo capisco. Di bianco vestiti, cappellino compreso, in stile elegant, che più si confà alla loro età, hanno portato un pezzo nostalgico, come la loro reunion. Caruccio, ma niente di memorabile.

Levante, che con quei capelli e le sopracciglia decolorate mortifica la sua bellezza e non ne capirò mai il motivo, porta un pezzo su di sé, l’essere donna e madre, la depressione post-partum da cui pare essere stata colpita. Non male, lei sempre brava (bellissime gambe, pure se non c’entra niente), pezzo interessante.

Tananai, invece, è andato a lezioni di canto (e pure di stile). Ben lontano dalla canotta scambiata dello scorso anno (e dalle stonature terrificanti), stavolta porta un bel pezzo, lo canta bene ed è pure stiloso. Ottimo, soprattutto per il mio FantaSanremo. Avanti così, ciccio!

Un plauso ai poveri Renga e Nek, al freddo artico dal palco esterno, imbacuccati come a capodanno. Sempre favolosi, nonostante il gelo che ghiaccia pure le corde vocali.

Le note dolenti

Tornano i Modà. Speravo si fossero sciolti, invece rieccoli. Pezzo banale, anche sottotono per l’urlatore Francesco Silvestre che a quasi 50 anni continua a farsi chiamare Kekko (non se po’ sentì). Non sopporterò mai quelle vocali aperte, quasi spalancate, roba che i prof di dizione si suicidano a ogni strofa. Perché, Francesco, perché? E poi, perché hai detto che tieni la mamma in camerino? Legata alla sedia? Imbalsamata? Poverina, magari poteva guardare l’esibizione dalla platea.

Giorgia ha nuovamente deluso. A leggere sui social, non sono la sola a cui anche questa canzone non è piaciuta. Il suo è un problema annoso. Bravissima, voce stupenda ma brani brutti, mai alla sua altezza (fatte poche eccezioni). Com’è possibile? Questo pezzo sicuramente è più ricercato, diverso dal genere che propone spesso, ma proprio non convince. Anche l’outfit molto dimesso. I capelli normali, senza piega, come appena uscita dalla doccia, bellino il vestito minimal però due minuti per fare la manicure li potevi pure trovare, Giorgietta mia, in fondo sei all’Ariston, mica al mercato della frutta.

Madame per me resta sempre un mistero. Sopravvalutata, di bianco vestita (forse per sottolineare un’innocenza che non ha, dopo la questione vaccino), ha cantato un pezzo che ho fatto fatica a capire, nel senso che non ho proprio capito le parole. Manco a dirlo, i giornalisti la premiano. Io la trovo sempre costruita, molto artefatta. Pure gli stivali di ieri sera erano eccessivi. Se non sai camminarci, mettiti qualcosa che ti rispecchi, che sia più autentico, qualcosa che ti rappresenti davvero.

Stesso discorso per Colapesce e socio, con un brano che voleva essere un moderno Battisti che però non ce l’ha fatta. Premiati dalla sala stampa (e quando mai!), pezzo decisamente bruttino con riff gigione, chiaramente composto a tavolino.

Infine altro momento revival con Paola e Chiara, ultime a esibirsi. Le sorelle Iezzi tornano insieme dopo anni di separazione per un litigio mai spiegato. È evidente che ci hanno dato dentro con i ritocchini, effetto luccichio plastificato, sembravano due bambole confezionate. Eppure non ne avrebbero bisogno. Pezzo così così, molto “amici come prima” style, pure con i ballerini e la coreografia di coppia, è stato un ritorno a piè pari negli anni ’90. Evoluzione, ragazze. Evoluzione è la parola chiave. Troppo retrò e troppo “vecchie” per riproporre le stesse cose di 20 anni fa. Questo sì che invecchia.

Menzione speciale per i Black Eyed Peas che hanno risvegliato tutte le “salme” sedute in teatro e hanno trasformato l’Ariston in una discoteca. Loro che potrebbero permettersi di fare i divi schizzinosi, sono stati alla mano, umilissimi e molto simpatici. Peccato che Fergy non ne faccia più parte, il suo carisma e la sua voce mancano parecchio, ma i BEP sanno sempre divertire e fare spettacolo.

Stasera si esibiranno tutti i cantanti, quindi finiremo alle 4 del mattino. Oggi, per sicurezza, mi faccio un paio d’ore di sonno, per non stramazzare dalla stanchezza (e spero non dalla noia) davanti alla tv. La stessa stanchezza che mi ha impedito di guardare Fiorello al Dopofestival. Proprio non ce l’ho fatta, mea culpa. Ora vado a fustigarmi in cameretta per questa mia mancanza. Stasera tutti sintonizzati, ci sono pure i Maneskin. Capezzoli fuori o dentro? Si accettano scommesse. A domani, sanremini!

Cordialmente vostra.