Gaeta / Revoca dell’assessore Paone: nulla di fatto in consiglio comunale, non emergono le ragioni

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GAETA – Chi ha revocato l’assessore alla Polizia Locale Mario Paone? E soprattutto perché? Questi interrogativi sono echeggiati più volte nei 46’ che hanno costituito nel primo pomeriggio di mercoledì il consiglio comunale di Gaeta convocato, tra molte attese, dopo la conclusione delle indagini preliminari sulla vendita del piazzale dell’ex stazione ferroviaria e soprattutto dopo la cacciata del rappresentante in Giunta di Fratelli d’Italia. Questo spinosissimo argomento politico è stato al centro delle fulminee comunicazioni del sindaco Cristian Leccese cui si è sviluppato un mini dibattito con il provocatorio intervento verbale, quasi di disturbo, dell’ex primo cittadino Massimo Magliozzi a difesa dell’operato del suo successore.

C’era molta attesa per la presenza in aula del consigliere e portavoce comunale di Fdi Marco Di Vasta che, difendendo a più riprese l’immagine e l’onorabilità dell’assessore revocato, ha interrogato più volte il sindaco sulle ragioni, semmai ci fossero, culminate con l’estromissione dalla Giunta di Paone. Leccese, che aveva lui stesso nominato l’avvocato il 24 giugno, ha prima risposta a Di Vasta in questi termini: “Marco tu le conosci”. Ma di fronte all’insistenza del rappresentante di Fdi, il sindaco di Gaeta ha chiamato in causa la maggioranza per dire che la decisione di estromettere Paone dalla Giunta è stata sì la sua ma richiesta politicamente dalla sua coalizione. E per quali ragioni? Questo dilemma Di Vasta l’ha posto, rivolgendo plasticamente lo sguardo, direttamente ai consiglieri di maggioranza che sono rimasti tutti in silenzio. Tranne l’ex sindaco Magliozzi che, svolgendo sempre con successo il ruolo di cavallo di Troia, aveva fatto rilevare – prima sedendosi sui banchi del pubblico e poi su quelli delle minoranze – che forse “si stava perdendo tempo su un argomento, le comunicazioni del sindaco, che non meritava una discussione”.

Un fatto è certo: Di Vasta ha evidenziato come la revoca delle deleghe all’avvocato Mario Paone – un atto che il coordinatore provinciale di Fdi, il Senatore Nicola Calandrini, aveva definito una “schifezza” – abbia incrinato un rapporto politico tra lo stesso partito di Giorgia Meloni e la maggioranza Lecese “fatto di confronto, rispetto e collaborazione”. E lo stesso consigliere Fdi ha avuto modo di rimarcarlo rivolgendosi al sindaco di Gaeta, quasi prendendo materialmente le distanze, “Dottor Leccese…dottor Leccese”, un distinguo che il primo cittadino ha tentato di metabolizzare con una battura: “Un dottore non si nega a nessuno”.

Ma come nel gioco dell’oca perché Paone non fa parte più della Giunta del comune di Gaeta? E’ bastata soltanto la decisione di Fratelli d’Italia di aprire in piazza Commestibili il comitato del candidato alle regionali Enrico Tiero per acuire il disappunto dell’ex sindaco Cosimino Mitrano, anch’egli in lizza alle regionali ma per Forza Italia? O c’è dell’altro? E’ stato punito il comportamento politico di Di Vasta che contestava la soppressione delle commissioni consiliari o è stata censurata la sua assenza nel consiglio comunale del 27 dicembre sull’approvazione del Documento unico di programmazione, un provvedimento licenziato in Giunta in precedenza dall’assessore Paone? Il sindaco Leccese ha fatto rimarcare a Di Vasta di essere venuto meno ad un confronto sull’argomento tenutosi in maggioranza. Caustica la replica dell’esponenente Fdi: “ Che faccia tosta. Sono stato partecipato a prendere parte a questo confronto quando il giorno prima il dottor Leccese aveva firmato il decreto 4/2023 con cui aveva revocato le deleghe all’avvocato Paone. C’è un limite alla indecenza politica”.

Finito al centro di un plotone di esecuzione, Di Vasta ha deciso di rimanere nella maggioranza nonostante la revoca dell’assessore di riferimento. Per la risoluzione di questa empasse se ne riparlerà dopo il voto region ale del 12 e 13 febbraio ma Di Vasta non ha peccato di coerenza politica nel successivo argomento, la modifica di due articoli dello Statuto del comune di Gaeta che, di fatto, abrogano le commissioni consiliari permanenti e attribuiscono le competenze alla conferenza dei capigruppo. Se è vero che Fdi rimane in maggioranza, avrebbe dovuto approvare il punto. E invece il giovane esponente di Fratelli d’Italia non ha partecipato al voto uscendo dall’aula unitamente al solo consigliere di minoranza presente, l’ex sindaco Silvio D’Amante. Il quale sino alla fine – il capogruppo del Pd Emiliano Scinicariello e l’ex candidato a sindaco Sabina Mitrano hanno preferito, come annunciato, alla vigilia, non farsi neppure vedere in consiglio – ha onorato la sua posizione politica: le commissioni, alla luce di diversi pareri favorevoli della Prefettura e del Viminale, andavano insediate rispettando i criteri della proporzionalità e della rappresentatività dei gruppi consiliari presenti. Di Vasta le sue remore avrebbe potute esternarle, chissà, con un’astensione e invece si è accomodato vicino ai giornalisti al momento del voto sulla modifica dello Statuto cui ha deciso coerentemente di dare forfait l’ex sindaco D’Amante.

La posizione politica dell’ex primo cittadino, contro il quale si è scagliato con un tono tutt’altro che elegante il suo successore Massimo Magliozzi, è stata contestata dal consigliere di maggioranza Gennaro Dies. Ha rivelato che l’accordo proposto fosse di assegnare tre rappresentanti alla maggioranza e due alle minoranze per la composizione e dunque per il successivo varo delle commissioni: “Ma abbiamo trovato un muro insuperabile” con un chiaro e palese riferimento all’atteggiamento non negoziabile del consigliere D’Amante. Il consiglio comunale è terminato dunque con un chiaro nulla di fatto. Se Di Vasta rimane in maggioranza nonostante la revoca dell’assessore di riferimento e non abbia ancora appreso le ragioni del suo licenziamento, i consiglieri Scinicariello e Mitrano hanno preferito fare altro mercoledì pomeriggio. La maggioranza, ridendo sotto i baffi, ha sicuramente ringraziato. Chissà cosa ne penserà una parte dell’elettorato di centrosinistra a poco meno di venti giorni dal voto regionale.