Gaeta / Corruzione due dipendenti dell’Autorità portuale: una vasca idromassaggio come tangente

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GAETA – La corruzione? La disponibilità, il trasporto e l’installazione di una vasca-piscina in vetroresina nel giardino di un bed & breakfast di Formia di proprietà di un amico dei due indagati eccellenti. Emergono alcuni nuovi ed curiosi retroscena dall’ultima inchiesta promossa dal gruppo di Formia della Guardia di Finanza sulla gestione della filiale di Gaeta dell’Autorità di sistema del Mar Tirreno Centro settentrionale, insomma l’ex Autorità portuale del Lazio. La notifica della conclusione delle indagini preliminari da parte del sostituto procuratore Alfredo Mattei nei confronti di due altissimi funzionari della sede di Gaeta dell’Authority e di un imprenditore edile della provincia di Caserta era stata formalizzata con l’ipotesi di corruzione che potrebbe ora preludere alla richiesta di rinvio a giudizio.

I due funzionari dell’Autorità di Sistema – S. C, un dipendente di Minturno di 43 anni dell’area tecnico e G.G., il responsabile unico del procedimento di 63 anni di Gaeta – avrebbero fatto in modo per permettere a C.A., un imprenditore originario di San Cipriano d’Aversa, anch’egli 63enne ma residente a Sant’Apollinare, in provincia di Frosinone, di vincere un bando pubblico per un importo economico di 103mila euro per realizzare la manutenzione straordinaria della pavimentazione della banchina di riva della darsena dei pescherecci in località “Peschiera” a Gaeta. 

La generosa consegna di questa vasca piscina in vetroresina ci sarebbe stata presso la struttura ricettiva di Formia il 2 agosto 2019 e, secondo gli inquirenti coordinati dal Colonnello Luigi Galluccio, avrebbe condizionato l’esito della licitazione dell’ex Autorità portuale. Lo comproverebbero le indagini svolte dalle stesse Fiamme Gialle nel 2021 e nella parte iniziale del 2022 monitorando l’esito dell’appalto gestito dal geometra minturnese e dall’ingegnere gaetano investito dell’incarico di responsabile unico del procedimento. Già nella fase di sorteggio delle ditte partecipanti al bando erano state ammesse ben sette società su dodici di fatto “riconducibili all’imprenditore edile” residente a Sant’Apollinare, destinatario, tra l’altro, di misure interdittive antimafia da diverse Prefetture campane.

E gli inquirenti del Colonnello Galluccio sono arrivati ad un’altra conclusione: i due funzionari di Gaeta dell’Autorità di sistema portuale sarebbero stati a conoscenza della circostanza in base alla quale l’appaltatore casertano aveva provveduto ad intestare fittiziamente a parenti e prestanome le varie società, pur di poter partecipare ugualmente al bando di gara incriminato.

I legali dei tre indagati, gli avvocati Vincenzo e Matteo Macari, Pasquale. Cardillo Cupo ed Emiliano Germani, hanno fatto sapere che, dopo l’iniziativa del Pm Mattei, non formalizzeranno alcuna richiesta di essere ascoltati o presentare memorie difensive. Insomma attenderanno gli sviluppi della vicenda processuale con la probabile richiesta di rinvio a giudizio dei tre al Gup. Si attendono, invece, analogamente provvedimenti da parte del presidente dell’ex Autorità portuale del Lazio Pino Musolino come la sospensione dal servizio dei due dipendenti della filiale di Gaeta o – com’è più probabile – al loro trasferimento.