Formia / Pastificio “Paone”, slitta ancora il passaggio di consegne con la “Corex”

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FORMIA – Si stanno decisamente allungando i tempi per conoscere il futuro imprenditoriale e gestionale del pastificio Paone di Formia. Se il caro energia continua a mordere ed è stata una delle cause che agli inizi di novembre ha bloccato per la seconda volta in pochi mesi la realtà produttiva più antica della provincia, la Flai Cgil aveva chiesto ed ottenuto un mese fa la proroga di sei settimane della cassa integrazione che scade nella prima decade di dicembre. Ma ora si è aggiunto un altro rinvio che non depone a favore del futuro economico del pastificio nella zona industriale a Penitro.

Il 7 dicembre, dopo il rinvio del 5 ottobre, era previsto il pronunciamento nel merito della settima sezione civile della Corte d’Appello di Roma del ricorso presentato dai legali della “Domenico Paone srl”, contro la sentenza per cessata locazione emessa dal Tribunale di Cassino a favore della società proprietaria del pastificio, la Corex di Battipaglia. I giudici d’appello avevano già accolto, di fatto, l’istanza di sospensione della provvisoria esecutività della sentenza emessa il 29 aprile scorso dal giudice Vincenza Ovallesco del Tribunale di Cassino. Ma il pronunciamento del 7 dicembre ha subito venerdì scorso un ulteriore e secondo rinvio “stante l’assenza giustificata del relatore”. Se ne parlerà nell’udienza del 11 gennaio 2023. In questo giorno si capirà se l’affittuaria “Domenico Paone srl” dell’italo argentino Alejandro Quentin continuerà o meno a produrre la pasta nello stabilimento formiano oppure dovrà trovare una nuova sistemazione ubicativa dove continuare la propria attività industriale.

Il legale della “Domenico Paone spa”, poi trasformata in “Domenico Paone srl”, l’avvocato Vincenzo Visconti, aveva formalizzato la sua istanza – poi accolta dai giudici d’appello – contro la sentenza di cessata locazione essenzialmente per due ragioni: la peculiarità dell’attività industriale svolta all’interno del pastificio di Penitro a Formia e la difficoltà della sua proprietà ad “assicurarsi la disponibilità, in breve tempo, di locali idonei alla prosecuzione dell’attività”.

La “Domenico Paone srl” aveva chiesto la sospensiva della sentenza del Tribunale di Cassino perché temeva, in assenza della disponibilità di un stabilimento alternativo, di interrompere la produzione della pasta. Cosa che, a causa del caro bollette, è avvenuta agli inizi di settembre. Per i legali della “Corex spa” il provvedimento del giudice Maria Rosaria Rizzo non ha cambiato i termini della delicata controversia economico ed imprenditoriale in campo: con la notifica il 3 maggio scorso della sentenza di cessata locazione del Tribunale di Cassino lo sfratto non sarebbe diventato esecutivo. La Domenico Paone srl” da quel giorno avrebbe avuto sei mesi di tempo , scaduti agli inizi di novembre 2022 – per smantellare le linee di produzione di Formia. Questo termine, di fatto, non sarà rispettato perché i giudici d’appello si pronunceranno nel merito agli inizi di gennaio 2023.

A chiedere al Tribunale di Cassino lo sfratto dell’ex “Domenico Paone spa” era stata – come detto – la Corex che, nell’ambito del concordato preventivo chiesto con successo nell’autunno 2019 dalla precedente proprietà del pastificio, la “Domenico Paone spa fu Erasmo”, aveva acquistato lo stabilimento (con annessi terreni) nella zona industriale di Penitro a Formia. La gestione delle linee di produzione avrebbe dovuto versare i canoni di locazione soltanto per due anni – quindi sino al novembre 2021 – e lasciare la disponibilità dell’intero immobile al vero proprietario, la Corex spa di Battipaglia. Quando questo adempimento sottoscritto davanti lo stesso Tribunale di Cassino rimase disatteso. La Corex spa in questa guerra industriale lancia accuse all’attuale società che aveva avuto per soli due anni la possibilità di utilizzare – “impropriamente senza trovare una soluzione alternativa” – le linee di produzione del sito produttivo di Penitro. In una nota fa simbolicamente ricorso ad una metafora, di essere proprietaria di una villa panoramicissima ma di essere costretta a vivere in albergo: “La Corex Spa, proprietaria dell’immobile, che opera sui mercati internazionali da oltre 40 anni con un portafoglio di prodotti alimentari di produzione italiana, tra cui la pasta, si è sempre dichiarata disponibile a subentrare nell’attività produttiva, avendo acquistato dal Tribunale l’immobile per iniziare una sua attività produttiva. Aveva accetatoi la clausola richiesta dallo stesso Tribunale che gli eventuali proprietari dell’attività industriale avrebbero avuto due anni di tempo per lasciare l’immobile, termine scaduto il 30 settembre 2021”.

Non c’è mai stato nessuno accordo o contratto tra la Corex e la nuova compagine sociale del pastificio Paone. La Corex ha la disponibilità di un luogo in cui fare impresa ma “ad oggi si è vista costretta a far produrre pasta (circa 20.000 tonnellate l’anno) presso altri pastifici”. Ma il problema si fa molto più serio se si affronta la situazione sotto un profilo occupazionale. I circa 30 operai rischiano di non avere alcuna prospettiva di lavoro “se la situazione dovesse stagnarsi come finora accaduto”. In sintesi, la Corex srl, proprietaria dell’immobile, non può iniziare la sua attività industriale “nonostante abbia attualmente un portafoglio ordini che permetterebbe la produzione continua”. La “Domenico Paone srl” è accusata di “non aver garantito alcun valore aggiunto tale da poter rendere il pastificio un’azienda valida e competitiva nonostante siano passati più di tre anni dal suo insediamento. Continua con il suo atteggiamento a tenere in ostaggio l’immobile. Le maestranze, infine, rischiano di trovarsi senza lavoro con conseguenze occupazionali e sociali drammatiche.” E non è quest’ultimo un aspetto di secondaria importanza. O almeno.