Comune di Gaeta

Gaeta / Rappresentanza in giudizio sempre allo stesso legale, D’Amante diffida il Comune: “è lecito?”

Attualità Gaeta

GAETA – E’ lecito che il comune di Gaeta continui ad affidare allo stesso legale, l’avvocato Paolo Sciolto, l’incarico di rappresentare in giudizio l’ente avverso i ricorsi presentati da centinaia di cittadini automobilisti sanzionati per le violazioni al Codice della Strada? L’interrogativo lo pone il consigliere d’opposizione Silvio D’Amante, della lista “Insieme con Silvio D’Amante”, in una durissima lettera inviata alla segretaria comunale Patrizia Cinquanta nella duplice veste di responsabile dell’anti corruzione del comune.

L’ex sindaco di Gaeta ipotizza subito, in relazione agli incarichi affidati all’avvocato Sciolto, la presunta esistenza di “profili di criticità e di possibili anomalie relativamente all’affidamento degli incarichi in questione secondo quanto prevede il decreto legislativo 50/2016”. Uno degli ultimi incarichi conferito al professionista gaetano verrebbe motivato – specifica subito l’ex sindaco D’Amante – con riferimento all’affidamento del servizio a favore dello stesso professionista secondo quanto affermava una delibera di Giunta di 8 anni, la numero 310 del 12 dicembre 2014. L’esecutivo Mitrano si esprimeva in questi termini …“Melle more della definizione di criteri diversi” per l’individuazione di un professionista “appare opportuno affidare incarico allo stesso legale che ha finora difeso l’Ente” (periodi ben prima del 2014!) in quanto l’avvocato Paolo Sciolto “ha maturato nel tempo l’esperienza necessaria nella materia de quo”.

Per Silvio D’Amante questi sono “i criteri “tecnici” che, secondo la Giunta Comunale, il Segretario Generale e il Dirigente Tecnico, legittimano l’incarico in questione che prosegue da anni”. L’ultimo incarico a Sciolto – ha aggiunto D’Amante nella lettera alla segretaria comunale – “risulta del tutto in contrasto” con quanto previsto e disposto dalle Linee Guida dell’Autorità anti corruzione numero 12 sull’affidamento dei servizi legali che, approvate con la delibera numero 907/2018, sarebbe “in contrasto con i principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e pubblicità” secondo quanto recita l’articolo 4 del Codice dei contratti pubblici.

La gestione politico-amministrativa relativa al conferimento di questi incarichi legali – ha rincarato la dose Silvio D’Amante – è ulteriormente sindacabile in virtù del mancato rispetto del principio di rotazione, o comunque di equa ripartizione nel conferimento degli incarichi. Se questo principio è affermato nell’articolo 36 del decreto legislativo 50/2016, D’Amante arriva ad ipotizzare come gli importi erogati all’avvocato “Sciolto” abbiano “determinato una ingiustificata rendita di posizione a suo favore e a discapito dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e pubblicità”. E poi ne sarebbe “conseguito – ha rincarato la dose l’esponente di minoranza – il consolidamento di posizioni di vantaggio in assenza di un apparato motivazionale idoneo a giustificare la reiterazione degli incarichi (centinaia!) al medesimo professionista”.

L’amministrazione comunale di Gaeta, inoltre, è stata accusata di aver mai elaborato “una short list da cui attingere per poter conferire i singoli incarichi legali mediante una procedura trasparente, oggettiva ed imparziale. Ne consegue anche la prospettazione di possibili danni all’erario comunale in considerazione dei compensi liquidati che ben avrebbero potuto essere di importo inferiore se posti a gara”.

Quelle di D’Amante sono rilievi pesanti che culminano con un’altra richiesta: “Non risultando allo scrivente interventi, richiami, osservazioni od altro da parte della S.V. anche nella qualità di Responsabile Anticorruzione – termina D’Amante nella lettera alla dottoressa Cinquanta – la intimo e diffido all’adozione degli eventuali provvedimenti di competenza in ottemperanza di quanto previsto e disciplinato dall’articolo 97 testo unico sugli elenti locali, dal Regolamento sul sistema integrato dei controlli interni e dal Piano Nazionale e Locale Anticorruzione che, peraltro, individuano “tali materie tra quelle a più alto rischio”.