GOLFO DI GAETA – “La Regione Lazio ha, finalmente, individuato, con apposita deliberazione, le zone di mare territoriale idonee e precluse all’esercizio dell’attività di acquacoltura, e approvato la ‘Carta vocazionale regionale’ delle zone di mare territoriale della Regione Lazio. In questa deliberazione viene, ancora una volta, ribadito che l’area sensibile del Golfo di Gaeta è preclusa alle attività di acquacoltura. Ora non vi sono più alibi“. La notizia è di ieri e ad ufficializzarla è stata l’assessore regionale Enrica Onorati; oggi l’associazione ecologista “Barba di Giove”, operativa nel Golfo di Gaeta e particolarmente concentrata, negli anni, sull’argomento, la rilancia e la commenta.
“I comuni di Gaeta e Formia , delegati per legge al rinnovo delle concessioni demaniali. Devono uscire allo scoperto. Ricordiamo – spiegano dall’Associazione – che a giugno dovrebbe essere scaduta la proroga di 18 mesi delle attuali concessioni, concessa dalla Regione in attesa del documento approvato ieri. I due comuni non hanno più alcun alibi per tergiversare, gli impianti esistenti devono essere obbligatoriamente delocalizzati al di fuori dell’area sensibile nelle zone individuate dalla Regione. Vigileremo perché non vi siano inerzie od omissioni da parte delle amministrazioni comunali”.
“Liberare il Golfo dagli impianti – scrivono ancora – è un obbligo sancito da una norma inattuata da ben 12 anni. E’ un primo passo, anche se tardivo, importante ma l’acquacoltura è solo uno dei problemi dell’area sensibile del Golfo. Rilanciamo chiedendo che sia finalmente messo in campo dalla Regione un piano di azione che dia compiutezza alle prescrizioni previste per l’area sensibile del Golfo. Tali prescrizioni – forse è utile ricordarlo – non sono mai state completamente attuate. Peraltro, intendiamo ricordare che la delibera sull’area sensibile prevede oltre alla delocalizzazione degli impianti di acquacoltura, una serie di interventi ulteriori di cui non è ancora chiaro lo stato della loro realizzazione. Tra questi, la depurazione, l’individuazione degli scarichi e il contenimento dei nutrienti (azoto e fosforo) di origine agricola”.
E conclude: “La Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli del Dipartimento Territorio avrebbe dovuto istituire una Task Force composta da tutti gli Enti competenti in materia di tutela delle coste per svolgere azioni di indagine, di studio, di monitoraggio e strutturali tese a ridurre il carico di sostanze inquinanti in mare, nonché a verificare l’eventuale necessità di una modifica alla delimitazione dell’area sensibile, da noi più volte richiesta. Sarebbe opportuno allora verificare quanti di queste prescrizioni o impegni siano stati adempiuti e se si profila da parte della Regione l’intenzione reale di attuarle, per contribuire con energia al raggiungimento di soluzioni definitive. Il tempo dell’attesa è finito. Servono ulteriori provvedimenti“.