Fondi / Scomparsa dell’attore e regista Lino Capolicchio, l’ultimo saluto nella città pontina

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FONDI – Si svolgeranno a Fondi, città in cui aveva deciso da anni quale buen ritiro insieme alla moglie Francesca Golino, i funerali di Lino Capolicchio, il grande attore 79 anni di origini altoatesine scomparso improvvisamente a Roma nella tarda serata di martedì. A piangere moltissimo Capolicchio è l’attivissima associazione culturale “Giuseppe De Santis” di cui era componente del Comitato scientifico. Capolicchio grazie a De Santis aveva cominciato a conoscere e ad apprezzare Fondi . Non a caso fu lo stesso regista, uno dei padri del neo realismo italiano , a sceglierlo come protagonista del film girato a Latina “Un apprezzato professionista di sicuro avvenire” (1972) al punto da instaurare un rapporto profondamente paterno.

Capolicchio in effetti aveva origini culturali e geografiche lontanissime: era nato a Merano il 21 agosto 1943 e si era diplomato all’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio d’Amico” dove aveva avuto tra i docenti Giorgio Bassani, Sergio Tofano, Vanda Capodaglio e Orazio Costa. Capolicchio esordisce sul palcoscenico nel 1965 per la regia di Giorgio Strehler in “Le baruffe chiozzotte” di Goldoni. Prosegue la carriera teatrale, con crescente consenso di pubblico e critica, diretto ancora da Strehler (“Il gioco dei potenti” di William Shakespeare, 1966) e poi, tra gli altri, da Raf Vallone (“Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller, 1967), Elio Petri (“L’orologio americano” di Arthur Miller, 1967), Luca Ronconi (“La commedia della seduzione” di Arthur Schnitzler, 1985), Giuseppe Patroni Griffi (“La locandiera” di Carlo Goldoni, 1987; “Persone naturali e strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi, 2002), Luca De Fusco (“Senilità” di Italo Svevo, 1995).

Alla lunga esperienza televisiva – iniziata con il notissimo sceneggiato “Il conte di Montecristo” (1966, Edmo Fenoglio) e proseguita con successi quali “La paga del sabato” (1977, Sandro Bolchi), “Verdi” (1982, Renato Castellani), “La piovra 3” (1987, Luigi Perelli), “Carlo Magno” (1994, Clive Donner), “Il sequestro Soffiantini” (1992, Riccardo Milani) e “Al di là delle frontiere” (2004, Maurizio Zaccaro) – affianca quella cinematografica. L’esordio sul set è con Roberto Faenza per “Escalation” (1968), cui seguono i film di Dino Risi (“Il giovane normale”, 1969), Mauro Severino (“Vergogna schifosi”, 1969) e Giuseppe Patroni Griffi (“Metti, una sera a cena”, 1969). L’interpretazione di Giorgio ne “Il giardino dei Finzi Contini” (1970), diretto da Vittorio De Sica e vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero, proiettò il suo nome a livello internazionale.

Tra i film successivi si ricordano – come detto – “Un apprezzato professionista di sicuro avvenire” (1972) di Giuseppe De Santis, “Amore e ginnastica” (1973) di Luigi Filippo d’Amico, “Corpo d’amore” (1973) di Fabio Carpi, “Mussolini ultimo atto” (1974) di Carlo Lizzani, “L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale” (1975) di Gian Vittorio Baldi, “Solamente nero” (1978) di Antonio Bido, “Fiorile” (1993) di Paolo e Vittorio Taviani, “Compagna di viaggio” (1996) di Peter Del Monte.

Intensa e proficua è la collaborazione con Pupi Avati, iniziata con “La casa dalle finestre che ridono” (1976) e proseguita fino a “Il signor Diavolo” (2019), passando per “Le strelle nel fosso” (1978), “Noi tre” (1984), “Ultimo minuto” (1987), “Fratelli e sorelle” (1992), “Una sconfinata giovinezza” (2010) e comprendente anche due miniserie TV molto popolari: “Jazz Band” (1978) e “Cinema!!!” (1979). Dal 1984 al 1987 è stato docente di recitazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (il regista Francis Ford Coppola, in visita al CSC nell’ottobre del 1984, chiede di assistere ad una sua lezione), negli anni ‘90 alla NUCT – Nuova Università del Cinema e della Televisione – insieme a Giuseppe De Santis, Carlo Lizzani, Ugo Pirro, Gianfranco Pannone – e negli anni 2000 all’Accademia Rosebud.

Capolicchio ha esordito dietro la macchina da presa con “Pugili” (1997) – Premio FIPRESCI della critica internazionale al Torino Film Festival e debutto cinematografico di Pierfrancesco Favino –, cui seguì “Il diario di Matilde Manzoni” (2002). Capolicchio ha firmato anche due regie liriche: nel 1988 al Teatro Giglio di Lucca “La bohème” di GiacomoPuccini – replicata per cinque anni – e nel 1996 al Teatro Rendano di Cosenza la “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini. Tra i numerosi riconoscimenti che gli sono stati assegnati figurano il Globo d’Oro della Stampa Estera nel 1968 come miglior attore per “Escalation”, il David speciale nel 1971 per ’interpretazione ne “Il giardino dei Finzi Contini”, l’Alabarda d’Oro nel 2009 per il Teatro, il Premio Vittorio De Sica nel 2012 per il Cinema. Nel 2019 pubblica la sua autobiografia “D’amore non si muore” (Edizioni di Bianco e Nero del Centro Sperimentale di Cinematografia – Rubbettino Editore).

Anche il sindaco di Fondi, la Giunta ed il presidente del consiglio comunale Giulio Mastrobattista si sono uniti al dolore della compagna Francesca Golino, del figlio Tommaso dopo la prematura scomparsa di Lino Capolicchio. “L’attore, sceneggiatore e regista, nell’arco di oltre mezzo secolo di carriera, ha scritto una preziosa pagina della storia non solo della cinematografia italiana ma anche della città avendo a lungo vissuto a Fondi e avendo contribuito, in quanto membro del comitato scientifico dell’associazione Giuseppe De Santis, ad esportare nel mondo tutto ciò che lega questa terra al grande schermo”.