Formia / Giorgio Moffa taglia il nastro di “Nodi”: “guardare con ottimisimo al futuro, senza rinnegare il passato” [VIDEO]

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FORMIA – La già ricca offerta della ristorazione di Formia negli ultimi giorni è stata ulteriormente impreziosita da un’altra iniziativa imprenditoriale che, grazie al coraggio e alla sana follia” di un ristoratore d’arte qual è Giorgio Moffa, intende coltivare la cultura marinara della città , qualificandola naturalmente dietro i fornelli. Ha aperto i battenti “Nodi”, un locale che intende, attraverso un’esperienza gastronomica ed innovativa, rinsaldare il secolare legame d’amore di Formia nei confronti del suo principale habitat naturale: il mare Si tratta di un grande sforzo economico che Giorgio Moffa e la sua famiglia hanno voluto operare nonostante sia tutt’altro che conclusa l’emergenza pandemica , sia sotto il profilo sanitario che economico.

“Bisogna partire perché piangersi addosso durante i lunghi mesi del lockdown ha assolto soltanto ad un compito di auto consolazione – ha dichiarato Moffa – Dobbiamo guardare con ottimismo e con speranza al futuro ma senza rinnegare, per carità, il proprio passato.”

La scelta del nome del ristorante del lungomare della Repubblica (si trova nei pressi della rotonda dell’ingresso di Molo Vespucci) non è stata casuale. Lo spiega Moffa nell’intervista video allegata: “I nodi rappresentano un legame al mare, di Formia e dell’intero Golfo, alla città di cui siamo orgogliosi portatori di interesse, al lavoro,al territorio e alla nostra storia familiare che – tiene a precisare Giorgio Moffa – è la conditio sine qua non per continuare ad esercitare questo duro ma affascinante mestiere”-

L’apertura di “Nodi”, poi, ha rappresentato un altro segnale di crescente fiducia per continuare a fare ristorazione di qualità e di alto livello dopo l’emergenza Covid. Ha rimpiazzato un’altra positiva esperienza imprenditoriale ed occupazionale promossa dalla famiglia Moffa rappresentata da “Tarallucci e vino”, il ristorante che, a sua volta, aveva cercato di garantire una sorta di continuità ad un locale “Il Corallo”, che per l’immagine della tradizione culinaria di Formia del dopo guerra è stato molto di più di un brand.

Bisognava innovare ed innovarsi e Giorgio Moffa con un tocco di genialità ha deciso di consolidare il legame tra Formia ed il suo mare attraverso una precisa caratterizzazione: preparare e servire piatti esclusivamente di mare “rivisti in grande moderna” con un elemento comune denominatore: la qualità. Il tempo di andare al ristorante, poi, non è sempre ottimale e “Nodi” ha deciso di trasformarsi anche in un pub. Vengono preparati e servizi deliziosi panini che, sempre a base di pesce (“rigorosamente con il pescato fresco del nostro Golfo”), intendono veicolare l’immagine turistica delle località del sud pontino. Molti hanno un nome, per esempio di Ponza e Ventotene, per rendere più assoluto e duraturo il legame tra il turista in transito con le mete che intende raggiungere o ha già frequentato.

Un ristoratore di Napoli ma da 15 anni residente a Formia non poteva non trascurare la prelibatezza della pizza che lo ha reso un punto di riferimento nel settore a livello nazionale. Nel locale appena inaugurato quella servita è una pizza decisamente un po’ particolare. La farina scaturisce da grani antichi macinati con pietre antiche ma, a richiesta, si possono chiedere ed ottenere impasti con farine integrali. Il tutto innaffiati da vini di qualità e da prosecchi che rendono la presenza nel ristorante davvero unica ed effervescente.

Giorgio Moffa per vincere questa nuova ed audace sfida imprenditoriale ha voluto correttamente voltare lo sguardo al suo passato,alle sue radici. Questa bella storia ha avuto inizio nel 1923 quando il ventiquattrenne Ciro Leone, 34enne all’epoca di Spaccanapoli, da panettiere decise di trasformarsi in pizzaiolo. Dovette quasi subire un’imposizione dalla moglie Giorgina, più grande di lui di sei anni, cugina… di primo grado. Ciro e Giorgina ebbero sei figli, tre maschi e tre femmine. La più piccola Immacolata – classe 1934 – “è mia madre”- tiene a precisare Giorgio Moffa.

Ciro Leone, intanto, si comportò da vero imprenditore patriarcale. Volle al suo fianco soltanto figli e i generi. Le figlie e le nuore avrebbero dovuto pensare a crescere i figli e accudire i mariti. E così è stato. Questa unità familiare permise a Ciro Leone di crescere sul piano economico mai dimenticando che la sua partenza era avvenuta in una sola stanza di pochi metri quadrati Arrivò la guerra ed il capostipite decise di portare la famiglia al sicuro via da Napoli costantemente bombardata dagli alleati e, successivamente, occupata dai tedeschi. Ciro Leone scelse Somma Vesuviana e per sostenere la famiglia si mette a commerciare carni. Alla fine della guerra quelle saracinische abbassate per colpa delle bombe alleate tornarono a a rialzarsi ed il Trianon riprese a vivere. Giorgio Moffa, quarto figlio, il penultimo tra Pinuccio, Ciro, Rosaria e Marco, dovette imparare il mestiere a 14 anni da zio Pasquale Leone Il rapporto con la camorra non tardò a riproporsi e Ciro Leone fu chiaro con i rappresentanti del crimine organizzato del quartiere: il Trianon non corrisponderà nulla a nessuno. Nel 1971 nonno Ciro muorì e i figli Pasquale e Giuseppe ebbero in eredità la vecchia sede storica della pizzeria. Fu ul tempo per Giorgio e i suoi fratelli di spiccare il volo. Ciro e Giorgio aprirono il Trianon Chiaia in Via del Parco Margherita a Piazza Amedeo sino al 2009, quando una tragedia privò la famiglia il fratello Ciro, solo cinquantenne. Un’altra svolta nel 2006: Giorgio aprì una sua pizzeria nel centro storico di Castellone a Formia, l’anno dopo fu il turno dell’”Antica Pizzeria” Ciro a Gaeta.

Da anni il turismo mondiale ha riscoperto la pizza napoletana e Giorgio Moffa ha deciso di fondare l’”Unione Associazione Pizzerie Storiche Napoletane,” che abbraccia 13 pizzerie storiche con tradizione centenaria”. “Questo comprensorio – ha concluso nell’intervista allegata – ha un’infinita di pregi e caratteristiche positive. Ma deve smetterla di piangersi addosso. Nel giorno che lo farà potrà affrontare il suo futuro e quello dei suoi giovani con una diversa chiave di lettura. Deve solo volerlo”. 

Intervista Giorgio Moffa, titolare “Nodi” Formia