Ponza / Appalti pilotati, il processo finisce in prescrizione

Cronaca Ponza

PONZA – La sconfitta della giustizia. Sotto ogni profilo. Il Tribunale di Latina con una sentenza attesa ormai da tempo ha dichiarato concluso con tanto di prescrizione il procedimento penale di cui erano da anni imputati 31 tra ex amministratori e imprenditori che avrebbero condizionato l’esito di numerosi appalti pubblici sull’isola di Ponza. Cala il sipario su un procedimento i cui capi d’imputazione riguardano vicende che risalgano al 2005, a 16 anni fa. E’ trascorso talmente tanto tempo nei confronti del quale Tribunale di Latina – presidente Gianluca Soana, giudici a latere Velardi e Bernabei – è stato costretto ad alzare bandiera bianca: gli imputati vanno assolti per ..prescrizione La richiesta di rinvio a giudizio formulata nel 2014 dal sostituto Procuratore Olimpia Monaco ed accolta dal Gup Nicola Iansiti ha dovuto fare i conti con le lungaggini di un processo per il quale l’ex sindaco di Ponza Piero Vigorelli aveva deciso di costituirsi parte civile per difendere l’immagine della principale isola pontina che – aveva affermato giustificando la nomina dell’avvocato Emilio Salustri – ha subito un grave danno economico e sociale oltre che un calo degli investimenti produttivi e delle presenze turistiche a causa di una situazione di diffusa illegalità che avrebbe respinto investimenti e investitori.

E invece la prescrizione ha scagionato i presunti componenti di un’organizzazione che per diversi anni avrebbe pilotato a tavolino l’esito di appalti pubblici e deciso nomine e consulenze. A causa di questa inchiesta i vertici dell’amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco Rosario Porzio finirono in manette il 18 settembre 2011. La Procura di Latina era convinta di come la commistione tra una certa imprenditoria, la politica e l’apparato burocratico del comune di Ponza avesse provocato l’alterazione dell’esito di numerosi appalti: quelli per la pubblica illuminazione, per l’acquisto dei condizionatori, per la depurazione, per la sicurezza, passando per le consulenze esterne dalle quali emerse uno spaccato di malaffare, di affidamenti illeciti disposti dai politici a favore sempre degli stessi imprenditori, tra abusi d’ufficio, falsi, truffe e turbativa d’asta per un truffa ai danni dello Stato di alcuni milioni di euro. Questo sistema sul quale è calata la prescrizione avrebbe operato sostanzialmente tra il 2009 ed il 2012 e l’affidamento di appalti e servizi da parte del comune di Ponza avrebbe fruttato un giro di affare di alcuni milioni di euro. Le 32 persone difese dagli avvocati Renato Archidiacono, Luca Scipione, Vincenzo Macari e Dino Lucchetti erano sinora indagate con le ipotesi di reato di concorso in abuso d’ufficio, falso, turbativa d’asta e naturalmente truffa. Tra queste , oltre all’ex sindaco Rosario Pompeo Porzio, c’erano gli ex assessori ai servizi sociali Silverio Capone, ai lavori Pubblici Mario Pesce, al demanio Franco Schiano, il segretario generale del comune Pasqualino De Tata, il funzionario comunale Fausto Balzano e gli imprenditori Pietro Iozzi e Luca Mazzella.

In seguito a quest’inchiesta l’ex sindaco Porzio è stato il destinatario di un decreto di confisca di numerosi beni di proprietà o riconducibili alla sua persona. Una sostanziale sproporzione tra i redditi dichiarati, il tenore di vita e le importanti consistenze possedute: a questa considerazione arrivò la Questura di Latina per chiedere all’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Latina l’emissione di un decreto di confisca , un provvedimento atteso dopo l’arresto nel settembre 2011. All’ex primo cittadino furono sottratti un immobile adibito ad abitazione a Roma, di proprietà delle figlie; un potente scooter, un’auto, quote societarie del cantiere navale Santa Maria srl per un valore di quasi 11mila euro, 6 conti correnti presso vari istituti bancari intestati a Porzio e al suo nucleo familiare; 5 depositi a risparmio; un prodotto assicurativo e tre carte postepay per un valore complessivo che superò il milione di euro. La stessa Questura di Latina notificò all’ex sindaco il decreto di applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per un periodo di tre anni. In più Porzio ha subito il divieto di soggiorno a Ponza per lo stesso periodo, insieme ad altre severe prescrizioni. I beni dell’ex primo cittadino furono inizialmente sequestrati e i sigilli furono confermati davanti il Riesame. Le successive perizie stabilirono che Porzio possedeva beni e danaro e, soprattutto conduceva un tenore di vita, che non potevano essere giustificati dal fatto di essere, insieme al fratello, titolare di un cantiere di rimessaggio di barche sulla spiaggia in località Santa Maria.

In seguito, le misure di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti di Pompeo Porzio, in cui erano interessati in qualità di terzi i suoi familiari, sono state annullate nel novembre 2015 dalla Corte di Appello di Roma a seguito di rinvio della Corte di Cassazione, con restituzione integrale di tutti i beni all’ex sindaco e alla sua famiglia e accertamento della insussistenza della pericolosità sociale di Pompeo Porzio riferita ai reati relativi all’inchiesta.