Il presepe di Maranola “svelato” dal Professor Di Cuffa

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Formia – Un libro sui misteri e sui simboli su uno dei presepi più antichi ed enigmatici presenti sul territorio del Golfo. L’ha scritto il professor Filippo Di Cuffa, gaetano di nascita ma formiano di adozione,per illustrare cosa rappresenti il presepe in terracotta, di scuola pugliese, che, risalente al XVI secolo, è stato realizzato in quello scrigno d’arte che resta l’antichissima Chiesa di Santa Maria ad Martyres a Maranola, meraviglioso borgo collinare di Formia.

Per capire di cosa  parla il professor  Di Cuffa  in  “Il presepe di Maranola”, edito dalla casa editrice “Ali Ribelli” e disponibile on line e nelle librerie locali (Alges a Gaeta e Fuori Quadro a Formia), basta ricordare che mentre alcuni sconosciuti artigiani realizzavano questo tesoro artistico, il pirata Barbarossa approdava sulle coste del sud pontino per tentare di rapire una bellissima principessa.  E questa è storia, non favola.

Così come è storia l’impresa di un santo poco conosciuto, San Gaetano da Thiene, che, oltre a costruire ospedali a Napoli, diffonde la cultura e la passione del presepe all’interno delle case. L’ha fatto anche a Maranola, collaborando con la casata nobiliare della famiglia dei Carafa di Traetto, l’attuale Minturno,  per dar vita all’opera d’arte che ancor oggi dà lustro alla Chiesa di S. Maria ad Martyres.

Ora il libro del professor Di Cuffa ha il merito di fare piena luce per la prima volta sull’origine, sui misteri e sui simboli di questo presepe. Il volume rivela com’è nato questo tesoro artistico e quale significato simbolico ha l’insieme di personaggi e ambienti che lo popolano. Il libro, dunque, è intessuto di sorprese e misteri: la sorpresa di trovare i tortani (sì, proprio questo dolce succulento) all’interno di un presepe, di ascoltare con immaginazione la musica di alcuni frati zampognari, il mistero di scoprire la presenza di una civetta e dei cavalli dei Re Magi contrassegnati da un simbolo solare.

E tanto altro ancora…“Il presepe in terracotta di Maranola, insomma, ci parla ancora a cinquecento anni dalla sua realizzazione – ha osservato il professor Di Cuffa – e questo libro ci consente di riscoprirlo, perché si interseca con la nostra storia, le nostre radici, le nostre tradizioni”.

Questo presepe monumentale del XVI secolo è formato da sculture in terracotta policroma disposte su due piani ai lati dell’altare. In quello inferiore vi è il gruppo della Natività mentre in quello superiore sono raffigurate scene della vita quotidiana, soprattutto di quella bucolica e derivante dalla tradizione pastorale e contadina. La cappella nasce – secondo alcune interpretazioni- dall’esigenza della Chiesa di proporre, dopo il Concilio di Trento, un rinnovato metodo di evangelizzazione: l’arte viene riscoperta come lo strumento più idoneo a a scopo. Lo scenario descritto da questa natività assume nel Cinquecento una sorta di funzione catechetica. Anche a Maranola, all’interno del contesto agro-pastorale che le è proprio , si radica l’inserimento del concetto del presepe e della nascita di Cristo.

Tutto questo era stato anticipato qualche anno prima dai cosiddetti “Sacri Monti” che si cominciarono a costruire in Italia a partire dalla fine del Quattrocento. Fu all’inizio quello di offrire ai pellegrini un’alternativa rispetto ai viaggi in Terra santa, divenuti pericolosissimi e di fatto impossibili. Le cappelle monumentali, affrescate ed “abitate” da artistiche statue e paesaggi, presentano la rappresentazione dei misteri della Passione di Cristo, e nel caso di Maranola della sua nascita. Così, chi non poteva andare in Terra Santa, faceva nella fede un viaggio spirituale nella visita di questi angoli speciali di storia e di arte. Il presepe in terracotta della chiesa di Santa Maria ad Martyres rilancia il significato e il valore delle nostre radici e tradizioni e sintetizza a meraviglia il messaggio salvifico del Vangelo, inteso come la “Buona novella”.

Nel particolare la Cappella di questo Presepe di 500 anni fa  rappresenta, per noi oggi come già per i nostri avi, una piccola Betlemme. E non è un cosa di poco conto in una fase storicamente decisamente buia. Sotto ogni profilo.