Operazione Scarabeo, tra i vari indagati un promotore finanziario di Formia

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SUD PONTINO – Ha destato un legittimo clamore nel sud pontino l’operazione “Scarabeo” dei Carabinieri del comando provinciale di Latina che ha smascherato un’organizzazione che, attraverso una serie di artifici, avrebbe falsificato la documentazione necessaria per permettere a tanti clienti esclusi dalla possibilità di accedere al credito per potere ottenere finanziamenti da importanti istituti di credito o società del settore. E’ di Formia, anche se domiciliato a Latina dove è stato arrestato all’alba dai Carabinieri, uno dei principali promotori finanziari sulle cui tracce da tempo si muovevano i pm della Procura di Latina.

Giuseppe Cotugno, 48 anni, ha il suo studio professionale a pochi metri dalla Caserma dei Carabinieri della Compagnia di Formia ed è conosciuto per appartenere ad una nota famiglia di commercianti. Il suo legale, l’avvocato Gianfranco Testa, ha annunciato che sarà determinante per lo sviluppo processuale dell’intera vicenda l’interrogatorio di garanzia, in programma nei prossimi cinque giorni, ed eventualmente il ricorso davanti il Riesame. Cotugno ha rivelato al suo difensore – che lo conferma nell’intervista video allegata – di non conoscere molti degli altri indagati con i quali avrebbe costituito, insieme ad altre 12 persone, una specifica e mirata associazione a delinquere. Di fatto Cotugno è finito in carcere insieme al funzionario della Procura della Repubblica di Latina, Francesco Santangelo, di 56 anni, a Sergio Di Barbosa, di 33 anni di Grottaglie, a Marco Scarselletti, di 54 anni di Latina, a Giorgio Vidali, di 30 anni di Latina e a Marco Capoccetta, di 33 anni di Ceccano. Per la Procura di Latina sono più lievi le posizioni di altri sette componenti dell’organizzazione tant’è che hanno beneficiato dei domiciliari. Si tratta di Nicola Natalizi e Loredana Matoni, di 57 e 56 anni, entrambi di Latina, di Serena Capponi, di 58 anni di San Felice Circeo, di Giovanna Villani di 59 anni di Priverno, di Claudia Muccitelli, di 30 anni di Fondi e, inoltre, di Fortunato Capasso, di 64 anni.

Per tutti, a vario titolo, le accuse mosse da ben quattro magistrati – il procuratore capo Giuseppe De Falso, il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e i sostituti procuratori Valentina Giammaria e Claudio Di Lazzaro – sono davvero pesanti: accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, falsa attestazione della presenza in servizio del pubblico impiegato, autoriciclaggio, sostituzione di persone, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, abuso d’ufficio,favoreggiamento, e corruzione per l’esercizio della funzione. L’ordinanza d’arresto, ben 107 pagine, del Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, fa leva, in sostanza, sulla laboriosa attività investigativa svolta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Latina che, dal dicembre 2018 al giugno del 2019, attraverso attività d’intercettazione telefoniche, ambientali, telematiche nonché riprese video, avrebbe accertato l’attività di un sodalizio composto da sei dedito alla abusiva attività finanziaria e mediazione creditizia, nonché alla insolvenza fraudolenta e alla frode a società finanziarie.

L’avvocato Testa ha annunciato che Cotugno dimostrerà la sua totale estraneità ai fatti contestati dalla Procura che, invece, avrebbe dimostrato il contrario. Nello specifico questo gruppo è stato in grado di individuare e reclutare quei clienti esclusi dalla possibilità di accesso al circuito del credito per incapacità reddituale o per segnalazioni pregiudizievoli esistenti presso il sistema di informazione creditizio. Soprattutto i promotori finanziari, godendo di personali rapporti amicali, erano in grado di assicurare consulenze personalizzate per l’individuazione dell’istituto di credito o dell’intermediario finanziario a cui indirizzare le pratiche di finanziamento. Un modus operandi illegale perché concretizzato con modalità fraudolente, ossia mediante l’oscuramento dei dati pregiudizievoli e la contraffazione delle buste paga.