Ex Colonia Di Donato

Formia / Ex Colonia Di Donato, otto rinvii a giudizio

Cronaca Formia

FORMIA – La delicatissima inchiesta della Procura della Repubblica di Cassino sulla discussa riconversione dell’ex colonia “Federico Di Donato” nel quartiere medioevale di Castellone a Formia, dopo aver registrato il 25 gennaio 2017 il sequestro dello storico immobile e aver conosciuto risvolto di natura patrimoniale ed economica ai danni degli indagati, tutti “eccellenti”, ora deve affrontare la forca caudina del processo. Il Gup Domenico Di Croce ha rinviato a giudizio le otto persone indagate dal procuratore capo di Cassino Luciano D’Emmanuele e dal Sostituto Procuratore Alfredo Mattei con le ipotesi di reato di frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e truffa aggravata ai danni di un ente pubblico.

La strenua difesa degli avvocati Andrea Di Croce, Luigi Panella,Vincenzo Macari e Luca Scipione non è servita per ottenere il proscioglimento in fase di udienza preliminare per i loro assistiti che il 14 dicembre prossimo – il tempo non è un fedele alleato per la Procura dal momento che molte delle ipotesi di reato il prossimo marzo potrebbero decadere per prescrizione – dovranno comparire davanti il Tribunale di Cassino. Hanno avuto a che fare con il recupero storico ed architettonico dell’immobile risalente al 1300 sono stati Ranieri De Filippis, ex dirigente del settore Servizi sociali della Regione Lazio ed ex presidente dell’Ipab della Santissima Annunziata, i funzionari regionali Erasmo Valente, Giovanni Falco, Andrea Fumi e Giorgio Maggi, il responsabile unico del procedimento Roberto Guratti e gli imprenditori Francesco e Umberto Battista di Formia. Se era stata archiviata la posizione dell’ex presidente e dell’ex direttore dell’Ipab della Santissima annunziata Piero Bianchi e Giovanni Caprio, la vicenda giudiziaria avrebbe accertato una serie di irregolarità e difformità nell’esecuzione dei lavori di riqualificazione, poi gestiti dall’Ipab della Santissima Annunziata grazie ad un accordo stipulato nel 2011 con comune di Formia grazie ad un contratto di comodato d’uso della durata di 25 anni.

Andrea Di Croce

Il collegio difensivo ha contestato il contenuto della perizia che,disposta dalla Procura, ha stabilito un danno di quasi 232mila euro per l’irregolare svolgimento dei lavori. Il legale dei titolari della Sacen, l’avvocato Andrea Di Croce, ha portato in udienza copia della perizia disposta dal Tribunale civile di Cassino che, dopo aver riconosciuto all’impresa formiana la somma di 120mila euro per l’illegittimo utilizzo dei ponteggi durante il periodo di sequestro del cantiere di 400mila euro per la mancata realizzazione del secondo lotto dell’appalto, ha “ridimensionato” l’entità del presunto danno arrecato – la qualità degli intonaci eseguiti, pari a 27mila e 554 euro.Niente rispetto alle più gravose ipotesi investigative della Procura effettuate dalla Guardia di Finanza di Formia al punto da eseguire un provvedimento di sequestro preventivo di conti correnti e disponibilità finanziarie che, per un valore complessivo di 230mila euro, aveva interessato alcuni degli indagati di questa delicata inchiesta giudiziaria. Il sequestro dei conti correnti, poi annullato completamente grazie all’assistenza legale dell’avvocato Andrea Di Crocem era stato eseguito presso alcuni istituti bancari di Formia, Fondi, Gaeta, Latina, Napoli, Roma, Salerno e Rieti e aveva riguardato anche i dirigenti della società appaltatrice dei lavori appunto Francesco ed Umberto Battista.

L’attività investigativa del gruppo di Formia delle Fiamme Gialle avrebbe accertato una serie di presunte irregolarità e difformità nell’esecuzione dei lavori di riqualificazione, interventi finanziati dalla Regione per quasi un milione di euro ma mai definitivamente completati. Per il recupero del vasto complesso architettonico di oltre 15mila metri quadrati nel 2011 fu stipulato tra il comune di Formia e l’Ipab della Santissima Annunziata di Gaeta un contratto di comodato d’uso, della durata di 25 anni, che, grazie ad una serie di finanziamenti a “destinazione vincolata” concessi dall’allora Giunta Polverini, avrebbe dovuto recuperare la storica struttura per realizzarvi un centro regionale polivalente riservato agli emigrati laziali. Le perizie tecniche disposte dal Pm Mattei invece avrebbero accertato non solo la difformità dei lavori rispetto alla progettazione, ma anche gravi violazioni alle norme sugli appalti pubblici che avrebbero procurato un indebito arricchimento all’azienda appaltatrice a danno dell’erario per oltre 232 mila euro. L’indagine della Procura di Cassino sarebbe scaturita da un esposto conoscitivo dell’attuale commissaria dell’Ipab della Santissima Annunziata, Luciana Selmi, dopo le difficoltà riscontrate dalla Regione a contabilizzare i reali interventi realizzati rispetto al contributo concesso. A distanza di anni ad intervenire sull’intera e controversa vicenda è Raniero De Filippis che, nella duplice veste di dirigente regionale e di presidente dell’Ipab della Santissima Annunzita, ha ripercorso le tappe del recupero dell’ex colonia Di Donato che, dopo essere stata negli anni trenta del secolo scorso sede di una colonia estiva, di un orfanotrofio,di una succursale del vicino istituto magistrale “Marco Tullio Cicerone”, ha ospitato anche alcuni uffici del comune di Formia e dell’ex Usl Lt/6. L’immobile fu acquisito dall’amministrazione Bartolomeo per realizzarvi l’Archivio Storico di Terra di Lavoro, ma rimase inutilizzato.

Nel 2011 per iniziativa dell’allora Sindaco Michele Forte e del Presidente dell’Ipab della Santissima Annunziata Raniero De Filippis (che rivesìe gratuitamente la carica di Presidente dal 1 gennaio 2010 al 9 gennaio 2014) la struttura – come detto – venne concesss in comodato d’uso allo stesso ente assistenziale per realizzarvi un “Centro Regionale Polivalente a servizio degli emigrati italiani” utilizzando un finanziamento regionale di complessivi 5milioni di euro al quale veniva aggiunto un ulteriore finanziamento di 2 milioni di euro per la realizzazione di un parcheggio il cui progetto era stato già approvato dal Consiglio Comunale. L’Ipab divise l’appalto in due lotti distinti, di un milione di 4 milioni di euro. Quelli del primo lotto, considerati preliminari e urgenti in quanto necessari a verificare e intervenire sulla situazione strutturale, furono aggiudicati nel gennaio 2012 alla ditta Sacen e contabilizzati dall’Ipab alla Regione Lazio il 21 marzo 2014 per un importo di euro 833,407,01. Nel 2015 la Presidente Luciana Selmi, esprimendo alcune perplessità sulla contabilità, interessò la Procura della Repubblica di Cassino e la Corte dei Conti. Si aprirono tre procedimenti giudiziari. Il primo penale dell’Ipab contro De Filippis e gli altri sette indagati ipotizzando un danno di 231.931,03 euro in base alla consulenza commissionata dalla Procura all’ ingegner Eugenio De Falco. Il seondo fu di tipo di civile e fu promosso dalla Sacen contro l’Ipab perché le venissero liquidate le restanti somme dei lavori realizzati pari a 632.320,93 euro in base anche alla perizia del Ctu nominato dal Tribunale civile, l’ingegner Rizzo che ha ridotto il danno da 231.931,03 a 27.554,73 euro. Il terzo contenzioso è di natura contabile ed erariale è l’ha promosso il suo ex datore di lavoro, la Regione Lazio, nei confronti di De Filippis. Insomma gli fu chiesta la restituzione di un milione di euro, in sintesi l’importo del primo lotto, in quanto si ritengono i lavori, ancorché realizzati, non utili per la funzionalità generale dell’immobile di via Olivetani. Gli interventi edificatori del secondo lotto sono definiti, invece, principali e sono stati appaltati nel febbraio 2013 e aggiudicati alla ditta Sacen con un ribasso del 5,256 % e per un importo complessivo di 2.696.717,24 euro.

Per un ricorso presentato davanti il Tar ed il Consiglio di Stato da parte dell’impresa seconda classificata il contratto fu firmato il 23 dicembre 2013 e l’Ipab avrebbe dovuto autorizzare l’inizio dei lavori entro i 45 giorni successivi. “Fino ad oggi ciò non è successo perché il Consiglio di amministrazione pro tempore non ha proceduto alla consegna, e nel 2015 – passa ora al contrattacco Raniero De Filippis – la Commissaria, poi Presidente dell’ente, l’avvocato Luciana Selmi e il Direttore hanno addirittura restituito al Comune di Formia il bene sostenendo che non è compito dell’Ipab stessa realizzare iniziative di recettività, tranne poi nel 2020 partecipare alla realizzazione e gestione dell’ostello del Golfo a Gaeta realizzato in una proprietà comunale. A Formia no, a Gaeta si.” Raniero De Filippis lancia un appello alla politica locale a recuperare lo storico immobile di via Olivetani: “Forse sarebbe stato utile per la conservazione del monumento, per la sua fruibilità e per il bene dei cittadini di Formia, soprattutto di Castellone, che chi di dovere si fosse assunto le proprie responsabilità per far proseguire la realizzazione dei lavori che sarebbero stati ultimati secondo le previsioni nell’aprile del 2015, permettendo l’inaugurazione per il 2 giugno 2015, festa di Sant’Erasmo. Questo complesso monumentale – aggiunge De Filippis – è senza dubbio per la città di Formia una ricchezza: è innanzitutto un luogo della memoria e delle radici, della fede, della storia, dell’arte, del paesaggio, del sociale. I contenuti del progetto sono oggi ancora più attuali per la situazione contingente, quali la realizzazione dell’ostello con 80 posti letto, del museo dell’emigrante, della sala computer, del ristorante-bar, del parcheggio multipiano che risolverebbe tanti problemi di parcheggio a Castellone, i rapporti con la Comunità parrocchiale e civile di Castellone, il museo del Martyria di Sant’Erasmo e la costruzione di una rete nel Mediterraneo dei luoghi di culto dedicati ad Erasmo, la possibilità di un percorso pedonale che unisca Sant’Erasmo al Cisternone, la costituzione di un deposito archeologico, un piccolo anfiteatro e un Parco pubblico, la gestione dei servizi tutti turistici, affidata all’Istituto Alberghiero di Formia o ad altre forme di occupazione giovanile. Esiste una dignità delle persone, ma esiste anche una dignità dei luoghi e dei monumenti soprattutto di quelli che sono contenitori della memoria. Gli Enti preposti devono tutti fare quanto è nelle loro possibilità per salvare, restaurare e valorizzare il complesso monumentale di Sant’Erasmo”.

E’ ancora in piedi un contratto di esecuzione dei lavori del secondo lotto, turra valido; è necessario che l’Ipab si assuma le sue responsabilità datate da tempo, visto che quando vuole assumersi le proprie e nuove responsabilità, l’ha fatto. La realizzazione dell’Ostello di Gaeta è laprova provata e non c’è stato bisogno di avanzare dubbi davanti la Procura della Repubblica di Cassino.