Indagini nel Sud pontino, l’aiutino arriva dalla prescrizione. Critiche al ministro Bonafede

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La giustizia nel Sud pontino riserva sempre nuove sorprese. Denunce ce ne sono, inchieste anche, ma, con una frequenza strana, alla fine le ipotesi di reato rimangono solo ipotesi e gli indagati vengono sempre prosciolti. Merito di avvocati “miracolosi” o di tribunali “ingessati”? difficile dirlo con precisione. Sta di fatto che in questi anni si sono aperte svariate inchieste sull’operato della pubblica amministrazione per poi concludersi, in tempi più o meno lunghi, in enormi bolle di sapone. La cosa sarebbe continuata a rimanere argomento di discussione tra le poche persone della società civile che hanno a cuore la legalità e continuano a lottare in ogni sede, se non fossero accaduti proprio in questi giorni due episodi sconcertanti. Il primo è l’intervento del Ministro della giustizia Bonafede, che rispondendo ad una interrogazone del senatore Lannutti – ultima di una serie di interrogazioni sui rapporti tra criminalità e politica presentate da deputati del M5s ed in particolare dall’onorevole Raffaele Trano (gruppo Misto) – afferma candidamente che le inchieste sono in “fase processuale avanzata”. Il secondo è la chiusura per l’inchiesta “Portobello” che vede tra gli indagati anche il consigliere regionale formiano Giuseppe Simeone, oltre a personaggi ruotanti attorno alla Regione Lazio ed all’Autorità Portuale, tra cui l’ex presidente Pasqualino Monti, che attualmente ricopre lo stesso ruolo a Palermo.

In realtà i due episodi hanno un denominatore comune: la prescrizione.

“Ad un preciso e penetrante atto ispettivo – commenta l’associazione antimafia Caponnetto – ci saremmo aspettati da parte del Ministro Buonafede un approfondito esame della situazione con invio di ispettori per analizzare in profondità le criticità giudiziarie sollevate ,quali, la percezione che la Procura di Latina proceda alle indagini e ai conseguenti atti giudiziari in modo parcellizzato e con affidamenti a magistrati diversi, non unificando e integrando i filoni investigativi di riferimento che mostrano l’esistenza, nella provincia, di quel che ripetutamente, non solo dalla Associazione Caponnetto , è stato definito un ‘sistema’ con protagonisti spesso identici. Ciò non è estraneo al determinarsi di tempi processuali lunghi e di strumenti cautelari altrettanto lunghi, ad esempio, il procedimento ‘Piano Integrato’ andava riunito al procedimento ‘Tiberio’. La striminzita e risibile risposta all’atto ispettivo del Ministro Buonafede sta a significare che l’emergenza giustizia dovuta al caso Palamara perdura anche nei Ministeri . Non si può liquidare un atto ispettivo così articolato con quattro frasi buttate li da qualche burocrate ministeriale, forse con dismessi panni da magistrato, che fa dei richiami sfuocati ad alcuni fascicoli in atto presso la Procura di Latina senza entrare nel merito delle eterne indagini condotte riguardo al porto di Sperlonga ed alla  espletata perizia, ai cospicui fondi investiti dalla Banca di Fondi nel piano integrato dello stesso comune ,alla sussistenza di reati associativi evidenziati dal Gip nel proc.p. n. . 288/16 mod. 44 dal 2018 e di cui si sconosce a tutt’oggi l’esito, alle criticità criminali evidenziate nei comuni di Fondi, Itri, Formia su cui nella risposta si tace”.

On. Raffaele Trano

Più ironico il deputato Trano che, attraverso un intervento nell’aula di Montecitorio ed una interrogazione parlamentare in via di presentazione, chiede conto dei ritardi degli uffici giudiziari del tribunale di Roma, che già hanno portato a ridurre da una quarantina a soli nove gli indagati ed a non procedere per associazione per delinquere, ma a vario titolo per corruzione, proprio perché l’ipotesi di reato è oramai prescritta.

“I rapporti tra criminalità, corruzione e reati della pubblica amministrazione nel Lazio meridionale – chiosa Trano –  continuano ad essere visti nei palazzi romani come qualcosa di improbabile, se non addirittura di innocuo. Protagonista questa volta è ministro della Giustizia Bonafede che, in perfetta in continuità con i propri predecessori, liquida con poche e laconiche parole anni di battaglie fatte dalla società civile sul territorio. Rispondendo ad una interrogazione parlamentare Bonafede cita alcune inchieste condotte dalla procura di Latina e scrive testualmente che “sono in fasi processuali avanzate”. Certo se intendeva dire che molti procedimenti giudiziari stanno andando a gambe levate verso la prescrizione ha colto nel segno! Sono davvero rammaricato da questa analisi semplicistica che rende praticamente inutili le indicazioni venute fuori dalla commissione parlamentare antimafia nazionale e dall’osservatorio regionale, ma soprattutto non tiene conto del fatto che nel territorio considerato operano perlomeno tre procure e tre tribunali diversi, e dunque non solo Latina. Eppure basterebbe soltanto leggere i giornali in questi giorni: nel nostro territorio, si chiami Formia, Sperlonga o Ponza poco importa, intere inchieste finiscono nel nulla, nonostante l’impegno di tanti valenti investigatori!”